Al DLD Women 2013 di Monaco di Baviera in scena i valori femminili per le leadership di domani

Un grande gruppo editoriale, accesso limitato, focus sul mondo femminile, pochi tecnicismi, assenza di autoreferenzialità, anche da  parte degli sponsor: sono questi gli ingredienti che rendono il DLD Women uno degli appuntamenti più appetibili tra le conferenze europee e non. Monaco di Baviera, inoltre, non è una scelta casuale: sede dei gruppi Burda, BMW, Siemens, rappresenta il contraltare economico alle ambizioni creative di altre realtà. Se Berlino è la città dove tutto è immaginabile, il centro della Baviera è il luogo dove tutto viene reso possibile.

Da parte delle due padrone di casa del DLD (Digital-Life-Design), Steffi Czerny e Maria Furtwängler-Burda, la due giorni ha, soprattutto, lo straordinario merito di portare alla ribalta donne estremamente competenti, capaci e di successo nel loro campo e, per chi viene da fuori, di far assaporare l’ottimismo che pervade la società tedesca.

 

La Germania – pur con qualche scricchiolìo e malumore – non ha infatti problemi paragonabili ai paesi latini, tanto che i dibattiti e le idee risulterebbero velleitari in questo momento, ad esempio, in Italia: dal coding alle quota rosa, dalla protezione dei dati personali alla percezione del corpo delle donne sui media. Oltralpe, invece, queste idee assumono il carattere genuino di voler continuare a costruire il futuro.

La parte del leone l’hanno fatta il commissario europeo Viviane Reding, in una delle sue prime uscite pubbliche dopo la pubblicazione dello scandalo Prism, e il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Ursula von der Leyen. Reding, una delle ospiti più attese, ha puntato molto il suo intervento sulla protezione dei dati personali, indicato come diritto fondamentale di ogni cittadino europeo, e in linea con il focus della conferenza ha invocato una legge europea per stimolare la presenza femminile nelle aziende, necessaria per senso di equilibrio.

Anche il ministro federale – personaggio da tenere d’occhio per il dopo Merkel, inglese fluente, idee chiare e gran carisma – ha guidato la discussione sulle quota rosa: in Germania, il dibattito è molto sentito. Le richieste alle grandi aziende di aderire a un codice di condotta su base volontaria non hanno portato a risultati rilevanti.
Drammatica la foto del board di Deustche Bank tutto al maschile. Per Von der Leyen (nella foto) è ora di cambiare approccio, facendo ad esempio come in Norvegia, dove le quota rosa hanno funzionato per portare a livelli accettabili il bilanciamento uomini-donne nelle aziende.

Tra i protagonisti della conferenza anche un po’ d’Italia, grazie a uno di quei settori che il nostro Paese esprime al massimo. La presenza di Laudomia Pucci, elegante e sobria, ha ricordato i segreti del successo della casa di moda che porta il nome del padre:  il carattere forte del fondatore, la sua capacità di posizionare la marca con ambizione, la partnership con LVMH servita soprattutto per assicurarsi talenti freschi che continuassero l’attività creativa e, soprattutto, non guardare alle donne di ieri – le Loren, le Monroe – ma a quelle di oggi.

Un altro tema che si è ripetuto nei due giorni è stato quello del Coding: se da una parte, qualcuno ne ha stimolato l’introduzione come materia di studio fin dalle elementari, dando una misura dello stato delle cose in Germania, dall’altra si rimarca come Coding is power, che non si può lasciare al solo sesso maschile. Anche se per molti il coding sarà alla portata di tutti come la scrittura, due giovani ragazze americane hanno in mente un’idea diversa. Ellora Israni e Ayna Agarwal (nella foto) sono le fondatrici di She++, che nasce come conferenza e diventa presto una community per spingere le donne verso il mondo della programmazione.
Le due giovani ragazze non sono tanto motivate da un approccio femminista, ma anche dall’esigenza che nel 2020 il bisogno di ingegneri informatici mancherà di 1,4 milioni di persone. Il modo migliore per sopperire a questa mancanza è proprio quello di favorire la quota di donne nelle università, dando rilievo a modelli positivi.

E’ una conferenza preziosa quella del DLD Women perché non solo lascia più dubbi e questioni aperte di quando si è arrivati, ma dona anche principi e spunti da cui farsi ispirare e trovare da sé le risposte per il successo, misurato non solo in termini di soldi e potere ma anche – come ha sottolineato Arianna Huffington in una lettera alla platea del DLD Women –  di empatia con gli altri, saggezza e capacità di condividere con la società la propria fortuna.
 

– dal nostro inviato Zeno Tomiolo 

photo credits – Hubert Burda Media

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