Start-up al servizio del territorio, della comunità, della social responsibility. La sostenibilità di un business nell’interesse di tutti. Questo è stato il filo conduttore del terzo incontro Brainstorming Lounge 2012 (evento ideato e realizzato da Massimo Bocchi e Bruno Iafelice e oggi inserito nell’ambito delle attività dell’Istituto Italiano per L’Imprenditorialità) , tenutosi martedì 29 Maggio all’interno splendida cornice offerta dalla Villa Gandolfi Pallavicini di Bologna, sede della Fondazione Alma Mater dell’Università di Bologna.
L’iniziativa si dimostra ancora una volta un punto di riferimento per gli appassionati al mondo dell’innovazione. Una platea di oltre 100 partecipanti provenienti da tutta Italia si è riunita per condividere l’ispirazione di imprenditori che hanno deciso di mettere le persone, non il profitto, al centro della loro attività.
Il premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunus, conia per la prima volta il termine Social Business nel suo libro “Creating a world without poverty — Social Business and the future of capitalism”, indicando con esso tutte quelle attività non-loss e non-dividend progettate per affrontare un obiettivo sociale. Concettualmente molto simile alla filantropia, esiste però una differenza fondamentale tra i due: al contrario delle organizzazioni no-profit, il Social Business non si alimenta attraverso la raccolta di fondi ma realizza un modello di impresa sostenibile e finanziariamente autonomo.
A testimoniare la concretezza di questi progetti, il Brainstorming Lounge ha raccolto per i suoi ospiti esempi nazionali e internazionali. Tra questi la Grameen Bank , fondata dallo stesso Yunus nel 1976, per la concessione di microcredito alle popolazioni povere del Bangladesh, senza richiedere garanzie collaterali. O il Narayana Hrudayalaya Hospitals di Bangalore. Nato con l’obiettivo di concedere servizi sanitari a tutti usando i meccanismi del mercato, conta oggi 5.500 posti letto e la più grande clinica cardiologica pediatrica al mondo.
Esperienze di vita che si trasformano in esperienze di business, come spiegano gli ospiti del panel internazionale. E’ il caso, ad esempio, di Eugenio la Mesa (qui la sua presentazione), brillante imprenditore nel campo della tecnologia, che di ritorno dal suo viaggio in India decide di fondare Cure Thalassemia. Eugenio racconta la nascita di questa iniziativa, una storia che colpisce e appassiona, e spiega come attraverso il principio della cross-subsidization sia possibile riutilizzare i margini esistenti per garantire una parte di intereventi in maniera gratuita.
A proseguire il discorso è Luca Foresti, amministratore delegato del Centro Medico Santagostino, che ci parla di break-even point e pone l’accento sull’importanza dei volumi. E’ infatti solo attraverso l’efficientamento dei processi e la loro replicazione su vasta scala che un Social Business può sostenere la più ampia accessibilità economica possibile. Una attenzione ai costi che si sposa necessariamente con la qualità del servizio, applicando quel prezzo che permette di continuare l’attività solo quando questa opera a pieno regime.
Ma Social Business non è solo healthcare. Benessere sociale coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano, partendo dalle situazioni che ognuno vive nella sua quotidianità. Per esempio una passeggiata lungo strade libere dallo smog o poter parcheggiare ripiegando la propria macchina. Sono il sogno di chi abita in ogni grande città ma grazie a Gorka Espiau e al suo Social Innovation Park, questi sogni potrebbero diventare una realtà. Gorka ha mostrato lo stato di avanzamento del progetto Hiriko, la city-car elettrica pieghevole che si parcheggia in soli 1,5 metri di spazio. Il video del primo prototipo, realizzato in collaborazione con istituti prestigiosi quali MIT e London School of Economics, cattura immediatamente l’entusiasmo dei presenti. Ed è proprio la natura di questa collaborazione ad informare il successivo dibattito.
Come di consueto in una start-up, anche per quelle social il periodo iniziale è caratterizzato dalla ricerca costante di capitali e conti economici in perdita. La collaborazione tra diversi istituti è quindi il punto centrale per la nascita di un progetto. Partendo dalla definizione congiunta del concept, attraverso la ricerca del know-how necessario, fino alla effettiva incubazione, in una escalation di impegni che riesca ad allineare le necessità del pubblico con gli interessi del privato.
Lo stesso punto viene ripreso in seguito da Cristiano Seganfreddo, direttore generale di Associazione Progetto Marzotto , che individua nella mancanza di ecosistema uno dei punti critici dell’imprenditorialità Italiana. A questo scopo la sua associazione ha istituito un premio annuale di 500.000€ finalizzato a nuove imprese sostenibili che guardino al territorio e alla sua cultura, in particolare per quei settori maturi che sono tipici del Made in Italy.
Un evento in pieno stile Brainstorming Lounge insomma. Ricco di esempi, passione e proiettato verso il futuro. In cui la discussione si trasferisce dalla sala conferenza al rinfresco, in un’atmosfera di informale curiosità. Evento in cui hanno trovato spazio anche le nuove generazioni di start-upper. Per loro un elevator pitch di due minuti per presentare le loro idee e guadagnarsi visibilità. Primo Jason Boon, co-founder di Comuni-Chiamo.com , che con la sua start-up punta a rendere più efficiente il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, attraverso l’intelligenza collettiva. Seguito da Marco Spataro, che si propone di realizzare un software open-source a basso costo per la gestione semplificata di piattaforme e-commerce.
Queste iniziative non si limitano ad attirare l’interesse di potenziali investitori. Ma incontrano un’approvazione più ampia, quella di chi auspica un progresso più semplice, etico, solidale. Quello di chi desidera una economia che sappia porsi come obiettivo un utile più alto di quello finanziario. Un utile sociale.
Nuovo appuntamento con il Brainstorming Lounge il 29 giugno.
(Luca Bazzani)
© RIPRODUZIONE RISERVATA