40Factory, così è nata la collaborazione con Fincantieri

“La nostra vision è quella di un mondo in cui le macchine industriali sono a guida autonoma”.

A parlare è Camillo Ghelfi, co-founder e CEO di 40factory, realtà nata a Piacenza nel 2018 che sviluppa soluzioni digitali per il mondo manifatturiero. Un team giovane, età media 27-28 anni, cresciuto insieme all’azienda. “In sintesi, abbiamo creato delle app che applicate a una macchina o a un processo industriale, vanno a raccogliere i dati di funzionamento dei macchinari e producono tutta una serie di informazioni che aiutano a lavorare meglio con quella macchina, a essere più efficienti, risparmiare energia, fare una manutenzione più efficace, allungando il tempo di vita del macchinario, anche in ottica di sostenibilità”
.
Siamo in ambito Industria 4.0 avanzata, come suggerisce il nome 40Factory, e i principali clienti sono le società che costruiscono impianti industriali, “perché applicando la nostra tecnologia rendono i loro oggetti connessi e quindi sono in grado poi di erogare del servizi a valore aggiunto ai clienti, cioè coloro che le usano le macchine”.

Nel valore aggiunto c’è anche l’aspetto, oggi di primaria importanza, legato alle performance ambientali.

“Ci sono due aspetti di sostenibilità abilitati dalle nostre soluzioni, la prima di tipo ambientale.
 Partiamo dal misurare in maniera consapevole quali sono gli elementi che concorrono alla generazione di un consumo, quindi qual è l’ impatto di sostenibilità di una linea industriale: possiamo misurare il consumo di energia elettrica, di gas, di acqua, a seconda del tipo di di impianto.
 Ma, soprattutto, posso correlare queste misurazioni al contesto produttivo: che tipo di prodotto stavo facendo con quei consumi? qual è il prodotto più energivoro? quali sono magari gli operatori di linea che hanno un utilizzo meno sostenibile dell’impianto?
Ne consegue una sorta di fingerprint digitale della sostenibilità della macchina e delle indicazioni su come poter essere più sostenibile. Però mantenendo un tasso di produttività soddisfacente”.

I vantaggi di UniCredit Start Lab

“I fondatori siamo io e Mattia Curatitoli. Entrambi abbiamo una formazione informatica e abbiamo maturato esperienze nel mondo manifatturiero, prima di fondare 40Factory. Poi nel 2022 abbiamo concluso il nostro primo round, con un veicolo di investimento che raggruppa sia soggetti industriali sia soggetti finanziari.”
Nel frattempo, tra un round e l’altro, l’azienda è cresciuta molto e nel 2023 è anche stata selezionata da UniCredit Start Lab Lab per il verticale Clean Tech-Industrial, da cui è nata la possibilità di partecipare al programma con i Corporate Partners.

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“Il programma Corporate Partners è molto utile come momento di scambio, ma non solo. – dice Camillo Ghelfi. “In particolare, per noi, è iniziata una collaborazione con Fincantieri che va avanti tuttora e, devo dire, sta dando dei buoni risultati.
 Tecnologicamente 40Factory realizza due prodotti: uno si chiama Mat ed è una applicazione IoT industriale, l’altro è un’assistente virtuale basato su intelligenza artificiale generativa per l’industria che si chiama Wilson. Con Fincantieri abbiamo iniziato, a partire da dicembre 2023, un percorso per l’introduzione di Wilson all’interno di alcuni reparti della loro azienda”.

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Cominciare a lavorare con un’azienda come Fincantieri, per una giovane società come 40factory, non è semplice. Stiamo parlando di una eccellenza italiana, azienda pubblica, di uno dei più importanti complessi cantieristici del globo, che dà lavoro a circa 19.000 dipendenti, conta 20 stabilimenti in 4 continenti, ha relazioni commerciali con i maggiori operatori crocieristici, la Marina Militare e persino la Us Navy. Ha un parco fornitori di circa 3mila aziende. Un partner complesso ma che può rappresentare una svolta.
 Insomma, l’incontro con Start Lab ha portato i suoi frutti.

“Indubbiamente la possibilità che offre Start Lab di incontrare Corporate e potenziali importanti clienti è un bel vantaggio.
 Se poi si concretizza in un progetto come con Fincantieri è il massimo. – continua Camillo Ghelfi.
 “Abbiamo comunque avviato relazioni anche con altre grandi realtà, come ad esempio Cisco, con cui abbiamo iniziato un dialogo che sta proseguendo.
 Sicuramente l’iniziativa di UniCredit permette di accedere ad un network con dei player di un certo livello, qualificati, presso i quali essere introdotti da UniCredit Start Lab, fa superare tutte quelle barriere che ci possono essere quando si va a parlare, da startup, con importanti interlocutori. Quindi, al di là del chiudere contratti, la ritengo un’esperienza di grande valore”.

La società ha già mosso i primi passi a livello internazionale, dallo scorso anno, ha aperto una commercial branch a Monaco di Baviera per promuovere l’espansione nel mercato tedesco, che oggi si sta cominciando a portare i suoi frutti.
Il panorama competitor non è estremamente affollato, dice Ghelfi, ma soprattutto l’azienda può contare su una value proposition originale basata sul ‘dato azionabile’, cioè il dato grezzo trasformato in inform-azione; e sulla diffusione della cultura digitale e della sostenibilità, attraverso consulenza, formazione ed eventi.
“Creare una cultura è per noi è molto importante per raggiungere il mercato e valorizzare i progetti con i nostri clienti. Il Go to Market senza un intermediario è molto difficile per una startup, penso che il valore aggiunto di Start Lab, sia proprio quello di fare da intermediario, un intermediario che selezioni la domanda e l’offerta e faciliti il dialogo tra le corporate e le stesse startup, mettendole al riparo da tante criticità”.

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