Le piattaforme emittenti di equity crowdfunding in Italia che hanno concluso un round tra il 2014 e il 2020 hanno, in media, disatteso le proprie previsioni di crescita del 62% rispetto al primo anno post raccolta. Ciononostante, il 27% di queste risulta, nel medesimo periodo, in crescita in termini di ricavi e marginalità a distanza di tre anni dalla campagna stessa. Inoltre, di queste, il 48% (pari al 13% del totale) si è quotata in Borsa o è stata oggetto di operazioni di M&A. Questi i principali dati che emergono dal Report sulle performance dell’equity crowdfunding in Italia realizzato da Italian Tech Alliance e BizPlace. L’analisi offre nuove chiavi di lettura sulle metriche e le dinamiche di uno degli strumenti di investimento e di raccolta sul venture capital cresciuto di più negli ultimi anni, e che pesa il 10% del valore complessivo degli investimenti in Italia nel 2023. Nello specifico, il report prende in esame il mercato dell’equity crowdfunding in Italia, dei suoi principali operatori e delle oltre 840 emittenti che hanno realizzato una campagna di finanziamento dal 2014 a oggi e analizza e mette a confronto le performance economico-finanziarie delle stesse a tre anni di distanza dalla raccolta, sulla base della piattaforma che le ha selezionate, del loro settore di riferimento e della loro fase di vita. Alla presentazione del report sono intervenuti Andrea Bonabello di BizPlace, Lorenzo Ferrara e Giancarlo Vergine di Open Seed, Francesca Passeri di Eurocrowd, Antonella Grassigli di Doorway, Alberto Rabbia di Babasucco e Francesco Cerruti di Italian Tech Alliance. Il dibattito si è concentrato sugli effetti e le prospettive future per l’ECF in Italia a seguito dell’entrata in vigore, dall’11 novembre scorso, della nuova regolamentazione europea che prevede, tra le altre, le seguenti novità: accomunamento dei portali di equity crowdfunding con quelli di lending crowdfunding; maggiore attenzione agli investitori e responsabilità in capo ai portali di ECF; eliminazione delle barriere comunicative e di raccolta per le piattaforme e le imprese europee.
Le nuove autorizzazioni
A oggi i portali italiani autorizzati ad operare secondo la nuova direttiva sono 11 su 48 che risultavano autorizzate Consob alla fine del 2022 (23% del totale al 2022). In totale in Italia sono state autorizzate a operare 16 piattaforme estere. “In particolare in una fase complessa come quella attuale, anche per l’incidenza di fenomeni macroeconomici che rendono più complesso il quadro economico generale, è fondamentale avere disponibili strumenti come il report che abbiamo presentato oggi – spiega in una nota Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance -, perché consentono di rendere disponibili con chiarezza numeri, dati e informazioni sull’andamento del settore, offrendo agli investitori uno strumento per orientare e guidare le proprie scelte e le proprie strategie. Nel caso specifico dell’equity crowdfunding, la recente entrata in vigore della nuova regolamentazione europea rende ancora più centrale la necessità di fornire un quadro il più chiaro possibile rispetto a performance e prospettive del fenomeno”. Andrea Bonabello, co-fondatore di BizPlace aggiunge: “Siamo orgogliosi del lavoro di ricerca e analisi effettuato dal nostro team in continuità con l’operato dell’anno scorso. Come BizPlace crediamo fortemente che un ecosistema innovazione più consapevole e trasparente sia il presupposto per un’accelerazione degli investimenti e dell’interesse, anche internazionale, verso il nostro Paese. Perseguendo questo obiettivo, promuoviamo da sempre attività di formazione e divulgazione relative al settore innovazione, mettendo a disposizione il nostro know how e la nostra esperienza, come avvenuto anche in questa circostanza grazie al lavoro congiunto con Italian Tech Alliance”. Le principali evidenze del Report, dall’analisi dei round di equity crowdfunding effettuati tra gennaio 2014 e dicembre 2020 con l’obiettivo di confrontare performance attese ed effettive guardando ai dati storici di bilancio nei 3 anni successivi ai round di finanziamento, emergono i seguenti principali risultati:
- Le startup che raccolgono un pre-seed o un seed tramite ECF, stimano di triplicare i livelli di fatturato rispetto al primo anno previsionale e di raddoppiare tra il secondo e il terzo anno dal lancio della campagna. Invece le startup che raccolgono un serie A tramite ECF, stimano una crescita media del fatturato sui tre anni del +66% l’anno. Ciò che emerge a seguito della raccolta, dati actual alla mano, è una crescita media dei ricavi piuttosto sostenuta seppur lontana rispetto dalla media delle previsioni (pre-seed CAGR 22% vs 157% previsto; seed CAGR 37% vs 149% previsto; serie A CAGR 35% vs 66% previsto);
- In termini di settori le previsioni di crescita composta annua dei ricavi variano tra il +55% dell’education & HR al +196% del settore digital, con lifestyle e smart city che prevedono un +179%. Le previsioni sull’EBITDA sono in media positive per tutti i settori a partire dal secondo anno previsionale. I risultati effettivi a distanza di tre anni dalla raccolta testimoniano però uno scenario molto diverso rispetto a quello ipotizzato dalle aziende al momento della stessa. In particolare, le società operanti nei settori life science e software hanno sperimentato una flessione del fatturato tra il secondo e il terzo anno successivi alla raccolta e un CAGR sui tre anni rispettivamente del -6% e del +8%. A crescere maggiormente nel medesimo periodo in termini di ricavi risultano invece essere state le società operanti nei settori fintech, media e lifestyle con un CAGR rispettivamente pari a 120%, 100%, 72%. Il break-even-point risulta, in media, raggiunto al terzo anno solo dalle società operanti nei settori del fintech e del media;
- In media, in generale, si osserva una scarsa capacità previsionale da parte delle emittenti di qualunque settore con un discostamento mediano rispetto alle proiezioni di fatturato ad un anno dalla raccolta del -62%. Dato che, tuttavia, è in miglioramento rispetto al -79% osservato nel periodo di riferimento precedente 2014-2019;
Guardando alle imprese, considerando quindi unicamente i primi round tramite ECF delle stesse, nel medesimo arco temporale tra gennaio 2014 e dicembre 2020, emerge come l’ecosistema, nonostante la giovane età, sia stato già caratterizzato da diverse storie di successo, con società di vari settori ed emittenti di diverse piattaforme di ECF, che hanno raggiunto performance economico-finanziarie di primo piano e in alcuni casi (pari al 13,2% del totale vs 8.4% risultante dalla precedente analisi) sono andate incontro a processi di acquisizione da parte di altri grandi operatori del proprio settore di riferimento o si sono quotate in Borsa. Da un’analisi accurata dei tassi di crescita anno su anno del fatturato e delle marginalità emerge che un 14% delle emittenti è cresciuta in termini di ricavi post operazione di aumento di capitale tramite ECF e di queste, un 60% è cresciuto con tassi di crescita superiori al 20% anno su anno ed ha raggiunto la profittabilità nei tre anni successivi alla raccolta. Di converso un 16,5% del totale delle emittenti degli anni considerati risulta aver messo la società in liquidazione e un 15,4%, a tre anni dalla raccolta ha visto decrescere i suoi ricavi rispetto all’anno dell’operazione di aumento di capitale tramite ECF e, a tre anni da quell’operazione risulta avere un EBITDA negativo. Limitando l’analisi al solo 2022 si osserva una crescita significativa dei progetti finanziati in ambito digital, tech e lifestyle e in generale dei round serie A sul totale delle nuove raccolte. Ciononostante, i round seed continuano a rappresentare una quota prevalente del totale degli investimenti effettuati tramite ECF, pari al 46% per una media per operazione pari a 419mila euro. Il report integrale è disponibile a questo link. (Foto di Ryoji Iwata su Unsplash )
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