Frontiers Health 2023, startup e terapie digitali

Frontiers Health 2023, l’evento internazionale dedicato all’innovazione nell’healthcare e nelle life science si è, nell’edizione di quest’anno, tenuto a Roma e cha registrato più di mille partecipanti provenienti da circa 50 Paesi, l’ottava edizione della conferenza globale ha ospitato aziende del settore life science, assicurazioni, hub innovativi, fondi di investimento, startup e professionisti del settore. I temi trattati hanno riguardato l’evoluzione delle terapie digitali e relativi scenari regolatori, innovazioni nella ricerca scientifica in ambito biomedicale, l’impatto dell’intelligenza artificiale sul futuro della sanità, l’accesso equo alle cure innovative ed il ruolo di pazienti e dei professionisti della salute nel disegno e governo dell’innovazione. Ampio risalto è stato riservato alle nuove soluzioni digitali proposte dalle startup a livello mondiale, pronte a presentarsi ai fondi d’investimento del settore e attori corporate, con cui esplorare opportunità di collaborazione. Tra i diversi panel, la tre giorni ha ospitato l’Italian Summit, un evento speciale certamente dettato dalla scelta di quest’anno della location italiana di Frontiers. La conferenza ha visto la presenza di diversi attori della platea medico-sanitaria italiana. Roberto Ascione, CEO di Healthware Group, ha presentato il panel partendo proprio dalla parola del titolo dell’evento: “frontiera”, non solo relativo ai conflitti che stiamo vivendo in questo 2023, ma inteso in quel significato di distinguere ciò che conosciamo da quello che non conosciamo. E tale frontiera si può evincere nella stessa trasformazione digitale che tocca la Salute: non mira solo le tecnologie, ma qualcosa di più profondo: processi, metodologie, formazione, tecnologia e validazione. Tutto questo ruota intorno alla trasformazione digitale che, secondo Ascione, “delle terapie digitali degli ultimi 10 anni in cui ce ne stiamo occupando non abbiamo nemmeno visto l’alba”. Questa tecnologia ha sia un aspetto tecnico, sia quello di un bisogno ormai negli ultimi anni sempre più emergente per pazienti e sistema e qui Ascione ha ricordato che “in Italia esistono alcune startup che stanno andando in questa direzione”.

Partnership tra startup, imprese e ricerca

Per far sì che l’innovazione si inserisca nel processo che coinvolge il paziente c’è bisogno di “partnership tra startup, gruppi di ricerca e aziende”: «In Italia abbiamo un momento che è irripetibile, al di là dell’aspetto del funding nel mondo pubblico per il Recovery plan, c’è una consapevolezza diversa: ci siamo confrontati con la pandemia e in Italia è partito il primo progetto da una startup di monitoraggio remoto di pazienti a domicilio gratuitamente per tutti nel covid che ha gestito 300mila casi». Trattasi del chatbot che si trovava sui diversi siti istituzionali nel febbraio-marzo 2020. Anche Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, con il suo intervento ha voluto marcare quanto quello “visto finora sia solo la punta dell’iceberg” e che “questa digitalizzazione in ambito sanitario “sarà ancora più disruptive”: saranno infatti “stanziati 1.600 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni”. In merito alle risorse, il senatore Franco Bruno ha aggiunto che “si sta lavorando a delle ipotesi e si sta tentando di uscire fuori dalla vecchia discussione se i fondi si prendono tra quelli già esistenti o nuovi, perché trattandosi di innovazione e quindi parlando di startup e nuove imprese, si sta tentando si andare a individuare anche i meccanismi finanziari molto interessanti… non anticipo nulla, perché è una discussione parlamentare…”. Ricordiamo che il PNRR ha stanziato quasi 9 miliardi di euro andando a creare quelli che sono i centri di innovazione e partnernariati estesi, le infrastrutture di ricerca e innovazione, importanti per creare quelli che sono i poli d’innovazione e richiamare investimenti e ricercatori da tutto il mondo. E’ stato un summit d’eccezione anche perché, per la prima volta, ha visto la partecipazione di un ministro della Salute: Orazio Schillaci è infatti intervenuto ricordando come il PNRR può essere un driver molto importante per accelerare il processo di digitalizzazione e innovazione della Sanità, per esempio con i 50 milioni di euro stanziati per le tele-visite (progetto realizzato durante la pandemia). Ha ricordato come lo strumento chiave in questa fase di transizione digitale sia il fascicolo sanitario elettronico, che porta vantaggi a medici e pazienti, e inoltre ha sottolineato come “la digitalizzazione e l’AI ci consentiranno inoltre di potenziare il sistema di raccolta e di analisi dei dati, sempre più strategico per una efficace programmazione sanitaria per la promozione della ricerca e prevenzione delle malattie”. Secondo il Report di RBSl, l’Italia è quarta in Europa per lo sviluppo di startup in generative intelligence. Nonostante ciò, è al 25esimo posto per competenze digitali. E l’impatto dell’AI in Italia potrebbe riguardare circa 2 milioni di posti di lavoro entro il 2030, il numero più alto in Europa. Oggi il mercato dell’AI italiano vale 500 milioni di euro, cifra che nel 2019 ammontava a soli 260 milioni, una crescita che continuerà in salita verso i 700 milioni entro il 2025. È poi stato ricordato da Enrico Coscioni, presidente di Agenas, che tra un mese uscirà la piattaforma nazionale di telemedicina (250 milioni stanziati dal Recovery Plan per la sua realizzazione) per i servizi di tele-medicina, tele-consulto, tele-assistenza, tele-monitoraggio e tele-controllo: “e con il tele-controllo l’impatto decisivo lo vediamo sulla presa in carico delle cronicità”.  Coscioni ha poi sottolineato che, sebbene le istituzioni pubbliche avranno la governance di queste piattaforme, allo stesso tempo ci sarà una domanda forte dall’esterno per avere l’accesso e la condivisione di questi dati ai fini della ricerca. Qui bisognerà muoversi per la privacy dei dati del paziente, tramite una regolamentazione ad hoc. Su tale infrastruttura è tornato anche Ascione evidenziando come “sarà un’accelerazione per tutta la comunità dell’innovazione di una digitalizzazione di prossimità, quindi con la possibilità di creare app per la specifica patologia o altri tipi di interventi”. E quindi “se noi sapremo ottimizzare questa serie di interventi a livello europeo saremo il Paese con la più grande intensità di investimenti focalizzati su sanità digitale e questo è il motivo per cui tanti fondi di investimento stranieri guardano all’Italia nei prossimi anni per pensare di investire in startup nel nostro Paese”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter