Il DDL ‘Made in Italy’ toglie soldi a CDP Venture Capital

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Le due principali associazioni italiane impegnate a dare forza all’ecosistema delle imprese innovative e di tutti gli attori che concorrono al loro sviluppo: Innovup, l’Associazione che riunisce e rappresenta l’ecosistema italiano dell’imprenditorialità innovativa, e Italian Tech Alliance, l’Associazione italiana del venture capital, degli investitori in innovazione e delle startup e PMI innovative italiane, denunciano, attraverso una nota congiunta, le conseguenze potenzialmente dannose che il Ddl ‘Made In Italy’ potrebbe avere su startup e PMI innovative oltre che su tutti gli operatori della filiera del venture business. Infatti, il Disegno di legge sul made in Italy, approvato dal Consiglio dei Ministri il 31 maggio scorso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 agosto 2023, che ha come obiettivo la valorizzazione e la promozione delle eccellenze e del patrimonio artistico-culturale nazionale, all’Art. 4 comma 4 punto B prevede di fatto la revoca di 300 milioni di euro destinati al Fondo per il sostegno al venture capital costituito presso il MIMIT –  che avrebbero come destinatario finale startup, PMI innovative e fondi di venture capital – per finanziare un nuovo fondo dedicato al made in Italy (fondo che, secondo quanto riportato dal MIMIT partirà con una dotazione di un miliardo di euro complessivo e si concentrerà sulle filiere del made in Italy, su istruzione e formazione con la creazione del Liceo del made in Italy, sulla promozione e la tutela del made in Italy e sulla lotta alla contraffazione qui il testo bollinato del DDL). Uno spostamento di risorse tra fondi che non devono e non possono essere in concorrenza ma sono, bensì, complementari perché la scienza, la ricerca e l’innovazione sono la miglior parte del made in Italy e non si possono penalizzare né l’una né l’altra. Dall’innovazione, dalle startup e dalla contaminazione tra queste  e le nostre PMI e multinazionali tascabili passa il futuro dello sviluppo economico del Paese.

Accrescere gli investimenti e nominare i vertici di CDP VC

Si tratta, per la prima volta da quando, nel 2019, è stato lanciato il Fondo Nazionale Innovazione – CDP Venture Capital, di un’operazione in netta controtendenza rispetto alla direzione intrapresa che era volta a incentivare e supportare la crescita delle nuove imprese tecnologiche ed il supporto all’economia dell’innovazione, per recuperare il ritardo italiano nei confronti delle Nazioni del G20 e, che negli anni, è sempre stata sostenuta da tutti i Governi che si sono succeduti, anche con significativi aumenti degli stanziamenti.  Per questa ragione, Innovup e Italian Tech Alliance esprimono forte preoccupazione per la misura adottata e si stanno muovendo affinché i fondi in questione restino nelle disponibilità di CDP Venture Capital , anche chiedendo un urgente incontro con la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per chiarire l’orientamento politico del Governo sul settore. “Per un settore che conta più di 17mila tra startup e PMI innovative con un fatturato complessivo di 9,5 miliardi di euro solo nel 2022 e in grado di movimentare oltre 2 miliardi di investimenti di capitale di rischio, i fondi messi a disposizione di CDP Venture Capital per le startup sono di vitale importanza per favorire la crescita di tutta la filiera dell’innovazione nazionale – afferma in una nota Giorgio Ciron, direttore di InnovUp -. Le startup rappresentano il più forte segmento di crescita del PIL in ciascuna economia occidentale, nonchè il più importante driver di crescita occupazionale della nostra economia; nell’ultimo anno hanno contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro con un saldo positivo di 343 mila addetti, valore pari a circa i due terzi del saldo occupazionale netto complessivo (dati Cerved, 2022). Per questo è fondamentale, reintegrare i fondi naturalmente destinati alla gestione CDP Venture Capital e, contestualmente, come già più volte sollecitato, procedere con il rinnovo dei suoi vertici affinché possano operare con pieno mandato nel solco della missione che è affidata al Fondo Nazionale Innovazione”. “Siamo rimasti colpiti nell’apprendere che, almeno nelle intenzioni iniziali, parte dello stanziamento previsto per lanciare il fondo made in Italy proverrebbe direttamente da risorse fino a oggi destinate a sostenere l’ecosistema dell’innovazione – dice Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance -. Siamo convinti del fatto che le imprese innovative possono giocare un ruolo chiave nel rilancio sociale ed economico del Paese, così come avviene all’estero, e ci adopereremo affinché la dotazione in capo a CDP Venture Capital non solo non venga redirezionata, ma possa aumentare nei prossimi mesi, così come possa essere fatta a breve chiarezza sui vertici del veicolo (di investimento, ndr), da mesi in attesa di una conferma. E’ fondamentale cambiare l’approccio complessivo alle startup e alle imprese innovative, che non debbono più essere trattate come le imprese del futuro, ma come realtà capaci nel presente di contribuire considerevolmente alla creazione di posti di lavoro e al benessere sociale”.

Quale strategia?

Suona certamente quantomeno bizzarra la decisione di distrarre fondi già tecnicamente assegnati a CDP Venture Capital, quindi fondi a supporto delle imprese che fanno innovazione, startup e imprese che da un punto di vista strategico rappresentano anche loro il made in Italy, quello più innovativo, più tecnologico, più promettente in termini di sviluppo e crescita, più capace di rispondere agli attuali scenari economico sociali, ma pur sempre made in Italy, potremmo definirlo made in Italy 2.0, per destinarli altrove. Benché questo altrove, quindi il made in Italy, sia importante e vada certamente valorizzato sarebbe opportuno che ciò avvenisse non a spese di strategie già definite che servono al Paese in modo vitale, a un Paese che già sconta un ritardo strutturale in termini di sostegno all’innovazione d’impresa rispetto alle altre grandi economie europee. Appare quantomeno bizzarro che un esecutivo che lo scorso 30 agosto ha annunciato, con tanto di titolo in prima pagina sul principale quotidiano economico-finanziario del Paese, la nascita del fondo per l’intelligenza artificiale con una dotazione di 600 milioni di euro, di cui 200 milioni di euro di genesi pubblica e orientato proprio a supportare le startup in questo ambito (fondo che peraltro dovrebbe essere gestito proprio da CDP Venture Capital), si trovi poi a riposizionare risorse che già nella direzione del supporto all’innovazione erano assegnate. E’ altresì bizzarro che si sia accumulato un ritardo di molti mesi per il rinnovo delle nomine ai vertici di CDP Venture Capital, un segnale che suona cacofonico che se accoppiato a quanto recita l’Art. 4 comma 4 punto B del DDL made in Italy, rischia di fare pensare che le nuove strategie a supporto delle startup e delle PMI innovative vadano in una nuova direzione che non sembra quella sperata da chi in questo ecosistema opera. Certo la partita è ancora aperta, il Governo può decidere di prendere in mano il dossier e procedere con le nomine di CDP VC, può decidere di razionalizzare e anche potenziare gli strumenti finanziari a supporto dell’innovazione d’impresa, può decidere che serve fare di più per dare all’Italia il posto che merita nello scenario europeo e internazionale delle startup e delle imprese innovative. (Foto di Mauricio Artieda su Unsplash)

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