Solopreneurship, l’impresa in solitario grazie all’AI

L’intelligenza artificiale sta contribuendo all’apparire di una nuova stella nel firmamento dell’imprenditorialità: quella della solopreneurship. Dopo il fenomeno delle “grandi dimissioni” del 2020, soprattutto negli Usa sempre più persone hanno iniziato a considerare l’idea di creare un’impresa individuale come attività secondaria, per poi farla diventare la fonte di reddito principale quando questa supera lo stipendio del proprio lavoro a tempo pieno. Un’evoluzione che è stata fortemente accelerata dalla disponibilità di strumenti di intelligenza artificiale che consentono a una persona sola di prendersi in carico una mole di lavoro che prima era appannaggio di molteplici figure professionali. Strumenti come Auto-GPT o Zapier stanno eliminando la necessità di dedicare tempo a compiti ripetitivi come l’immissione di dati e la contabilità, permettendo agli imprenditori di concentrarsi su questioni più strategiche. Un’evoluzione simile si è registrata anche sul fronte del servizio clienti. I chatbot, gli assistenti alimentati da IA sono ora in grado di gestire le richieste dei clienti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza la necessità di un intervento umano. Nel settore del web marketing, Jasper, ChatGPT, Typedream, Canva e innumerevoli altri tool fanno sì che la creazione di testi, visual e siti internet possa essere gestita da una persona sola, invece che da team appositi. Queste innovazioni hanno semplificato moltissimo la vita di chi deve fare impresa. Non passa giorno senza che su testate come Insider, Entrpreneur, Forbes a altre, appaiano storie di persone che sono riuscite a generare “six figures incomes” contando solo sulle proprie forze.

Pro e contro dell’impresa in solitario

Tuttavia, la vita del solopreneur non è un letto di rose. È un lavoro solitario, che può portare alla sensazione di essere isolati dal mondo. Eppure, proprio in questo isolamento, si trova anche la libertà di cercare soluzioni innovative ai problemi. E quando la solitudine diventa troppo pesante, ci sono sempre le comunità online e gli spazi di coworking, che possono offrire la compagnia e l’ispirazione di cui si ha bisogno. Anche i venture capitalist devono fare i conti con questa nuova tendenza. Nel caso delle solopreneneurship, il focus non è più sul valutare un “team completo”; è necessaria una ridefinizione dei criteri di valutazione che ponga maggiormente l’accento sulla capacità del singolo imprenditore di sfruttare efficacemente l’IA per aumentare la velocità di esecuzione. Tuttavia, c’è un rischio da tenere a mente: cosa accade se il titolare – che poi è anche l’unico impiegato – scompare a causa di circostanze impreviste? È un’incognita in più in un business già fondato sul rischio. In ogni caso, il vero segreto del successo nella solopreneurship non sta nel fare soldi, bensì nel costruire qualcosa in cui ci si possa identificare. Che si tratti di un prodotto, di un servizio o anche di una semplice idea, l’importante è creare qualcosa di cui essere fieri, qualcosa che consenta di esprimere la propria autenticità.  E se tutto va bene, guadagnare anche un bel po’ di soldi nel mentre. E se va male? Non importa, perché quel che conta è il viaggio, non la destinazione. (Foto di Jenny Ueberberg su Unsplash )

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