Le startup sudanesi, eroi silenziosi in una nazione in guerra

Di fronte alla paralisi del sistema di e-banking del Sudan, la startup fintech Cashi ha messo in atto una soluzione ingegnosa: trasferimenti di denaro peer-to-peer basati su voucher numerici riscattabili presso dei chioschi. Tale metodo, pur nella sua semplicità, si è rivelato straordinariamente efficace, consentendo passaggi di denaro in un momento di grave carenza di liquidità. Non è finita qui. Appena tre giorni dopo l’insorgere delle ostilità, la società di analisi di mercato DataQ ha lanciato una piattaforma dal nome emblematico: Nidaa, ovvero “richiesta di aiuto” in arabo. Questa piattaforma ha permesso a chi che si trovava in ambasce di chiedere soccorso medico e finanziario mobilitando dei volontari. Da menzionare inoltre l’operato di Tirhal, una startup sudanese di mobilità che ha deciso di rinunciare alla propria commissione per facilitare l’evacuazione dalle zone di guerra. In un periodo in cui il costo di un biglietto d’autobus per la fuga può raggiungere i 2.000 dollari, l’intervento di Tirhal ha reso il viaggio più accessibile. Tre esempi di come, in un panorama desolante, l’innovazione possa portare un barlume di speranza. (Foto di Jay Wennington su Unsplash )

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