Energy Dome chiude un round da 40 milioni di euro

A giugno dello scorso anno aveva chiuso un primo round da 10 milioni di euro, ora la scaleup Energy Dome che ha messo a punto la CO2 Battery, l’innovativa soluzione di accumulo di energia a lunga durata, annuncia di aver chiuso un round di finanziamento di Serie B da 40 milioni di euro. Il round di finanziamento è stato guidato da Eni Next, il corporate venture capital di Eni che investe in startup a forte crescita per favorire la transizione energetica verso un futuro a zero emissioni di carbonio. Il round è stato co-gestito da Neva, la società di venture capital di Intesa Sanpaolo. Gli investitori esistenti hanno seguito il round di Serie B di Energy Dome, confermando la loro fiducia nel potenziale dell’azienda e del team che ne è alla base, tra cui Sustainable Impact Capital di Barclays, CDP Venture Capital, Invitalia, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di tutti gli attori dell’ecosistema dell’innovazione attraverso il suo Fondo Evolution, Novum Capital Partners, multi-family office svizzero attraverso i suoi investitori, e 360 Capital, VC con sede a Parigi e Milano che ha tra i principali limited partner la utility A2A. Si è unito al round anche il Japan Energy Fund, un fondo di venture specializzato in tecnologie climatiche che rappresenta entità come Biprogy, Enechange, Mitsui Sumitomo Trust Bank e Toshiba Energy Systems. Tra i partecipanti alla Serie B c’è anche Elemental Excelerator, un investitore statunitense senza scopo di lucro focalizzato sulla tecnologia del clima. Questo round di finanziamento porta il capitale investito in Energy Dome a circa 54 milioni di euro. I proventi di questo investimento consentiranno a Energy Dome di entrare in piena modalità di scalata commerciale su base globale.

Tecnologia per qualsiasi centrale elettrica

Dopo il successo del closing, Claudio Spadacini, fondatore e CEO di Energy Dome, ha detto in una nota: “Immaginate un sistema in grado di immagazzinare energia rinnovabile con il 75% di RTE e un costo che è la metà di quello del litio. Un sistema che non si degrada nell’arco di 30 anni e che è fatto solo di acciaio, acqua e CO2. Ora immaginate che questo sistema sia costituito da componenti esistenti e ben noti, che qualsiasi operatore di centrale elettrica è in grado di mantenere e far funzionare, e che questi componenti siano distribuiti su scala GWh a livello globale senza colli di bottiglia nella catena di fornitura o vincoli specifici del sito. Se vi piace questa idea, smettete di immaginare. Perché questa è la realtà, la tecnologia è già pronta. La nostra CO2 Battery è pronta per il mercato e, dopo aver chiuso il round di Serie B, siamo pronti a garantirne le prestazioni a qualsiasi cliente che voglia davvero liberarsi dei combustibili fossili e sostituirli con energie rinnovabili dispacciabili.” La soluzione di Energy Dome per l’accumulo di energia a lunga durata sta ottenendo un’accoglienza entusiastica nel mercato globale. Energy Dome sta già lavorando con diverse utility, produttori indipendenti di energia e clienti aziendali in mercati chiave, con una pipeline qualificata che supera i 9GWh in mercati come Stati Uniti, Europa, Sud America, India e Australia. L’obiettivo a breve termine dell’azienda è quello di mantenere lo slancio acquisito finora; Energy Dome è passata dall’inizio dell’attività alla piena diffusione su scala commerciale in soli tre anni e avrà due telai standard da 20MW-200MWh commercialmente operativi entro la fine del 2024. La prima unità è già in fase di produzione, mentre gli elementi più lunghi sono prodotti da fornitori chiave. (Foto di Ilse Orsel su Unsplash )

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