La forza degli acceleratori di CDP VC

‘ONE, Inspiring connections’, questo il titolo del primo evento organizzato da CDP Venture Capital per raccontare quanto fatto e quando farà in relazione alla rete di acceleratori d’impresa che sta creando su tutto il territorio nazionale. L’evento ha visto la partecipazione di rappresentanti di buona parte dell’ecosistema startup italiano, ha avuto anche la presenza di ospiti internazionali come il venture capitalist, genovese di nascita, Doug Leone, managing partner di Sequoia, uno dei principali fondi di investimento statunitensi e globali e come Caroline Winnett, executive director di Berkeley Skydeck, acceleratore che ha scelto di aprire la sua sede europea a Milano grazie alla collaborazione con Lendlease e al programma di sviluppo del MIND (il Milano innovation district che ha sede nell’area che nel 2015 ospitò l’Expo). Perché CDP VC ha voluto celebrare i suoi acceleratori? Intanto perché iniziano a essere un numero significativo, 17 attualmente operativi, uno in partenza, almeno altri due entro la fine dell’anno secondo quando detto dalla presidente di CDP Venture Capital Francesca Bria e poi perché coinvolgono 180 partner tra co-investitori, operatori nazionali e internazionali e infine perché fino a ora hanno dato la possibilità a 200 startup di crescere più rapidamente e, dice sempre Bria, l’obiettivo è accelerarne 200 ogni anno. La Rete nazionale acceleratori CDP, il cui responsabile è Stefano Molino, è quindi una delle manifestazioni in cui si articola l’azione di CDP a sostegno dell’ecosistema startup, affiancata da investimenti diretti e indiretti e da attività a supporto del trasferimento tecnologico, è un’azione che ha la particolarità di essere distribuita sul territorio, cosa che, dice il presidente di CDP Giovanni Gorni Tempini, aiuta a intercettare i talenti in tutto il Paese. La distribuzione geografica risponde naturalmente anche a un altro requisito, quello che chiede che i soldi investiti da CDP, in quanto soldi pubblici, non siano concentrati in determinate aree del Paese ma portino beneficio in tutta la Penisola. Cosa che se fatta con criterio, ovvero ponendo le startup in condizione di accedere a tutte le opportunità in ogni contesto, ha certamente vantaggi rispetto all’iper-concentrazione geografica anche dal punto di vista di creazione di una diffusa cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità. Un evento di ecosistema quindi e un evento che ha visto, per la prima volta a un evento di startup, la partecipazione di due ministri, benché in collegamento: Adolfo Urso titolare del ministero Imprese e made in Italy e Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia e delle finanze. Urso, il cui dicastero aveva di recente annunciato iniziative specifiche per le startup,  ha sottolineato come il suo ministero è in prima linea nel sostegno alle imprese e come già oggi siano disponibili, nella gestione di CDP VC, 2 miliardi di euro per startup e pmi innovative ai quali si aggiungono 550 milioni del PNRR e altri 600 milioni erogati sempre da CDP e da investitori terzi. Il ministro ha anche detto che gli acceleratori sono tutti dedicati a settori che per il Paese sono strategici e che l’Italia partecipa con 150 milioni di euro al fondo di fondi europeo da poco lanciato di cui scrivemmo qui . Giorgetti invece ha posto enfasi sul fatto che l’Italia quando si tratta di venture capital non è ancora nel posto dove dovrebbe essere ed è per questo che ha annunciato un imminente azione legislativa per accrescere la competitività del mercato dei capitali, semplificare gli oneri per le aziende, favorire le IPO e dematerializzare le quote delle PMI e in generale fare sì che i capitali, in particolare quelli degli investitori istituzionali, siano maggiormente attratti dall’opportunità di investire nei fondi di venture capital e quindi nelle startup. Alessia Cappello, assessora allo sviluppo economico e alle politiche del lavoro del Comune di Milano ha posto l’accento sull’intenzione della città, che ha ospitato questo primo evento di CDP VC, di agire come hub dell’innovazione per il Paese con la consapevolezza che vi è terreno da recuperare rispetto ad altri Paesi e città europee, ha citato Parigi, Lisbona, Amsterdam ma anche con l’impegno di continuare a parlare con i protagonisti dell’ecosistema startup a partire dai VC al fine di comprendere quali azioni possono essere realizzate al fine di facilitarne lo sviluppo, in tutto, naturalmente, in asse con le azioni dei ministeri. La stessa Bria ha pure ricordato che è vero che esiste il gap con le altre economie europee come Francia e Germania ma va detto che si sta correndo per recuperare tale gap e soprattutto per sviluppare una solida presenza italiana nel contesto dell’ecosistema europeo che è elemento imprescindibile per la competitività globale. Gli ospiti internazionali Leone e Winnett hanno dialogato con Enrico Resmini, AD di CDP VC, il quale già a dicembre aveva anticipato il futuro di CDP VC . Leone ha detto che l’Italia ha elevato potenziale e che sarebbe fantastico se riuscisse a unire la sua qualità di vita con la capacità di fare innovazione in modo maggiormente incisivo sottolineando come l’ecosistema tecnologico non riesce a crescere alla velocità che sarebbe auspicabile per via di elementi che ne rallentano lo sviluppo come la pressione fiscale e la burocrazia. E poi spiega come l’industria del venture capital è cambiata moltissimo, si è trasformata da elemento pioneristico a commodity, una commodity che ha molto denaro da investire e che spesso è soggetta a una sovrastima della sua capacità di crescere nel breve periodo e a una sottostima rispetto alla crescita nel lungo periodo. Winnett ha invece ricordato come Skydeck abbia sì scelto Milano perché fortemente convinta delle potenzialità e aiutata in questa scelta anche da Lendlease e dal supporto della Regione Lombardia, ma che il programma di accelerazione è aperto a startup provenienti da tutta Europa, si tratta quindi di una iniziativa concretamente internazionale. Infine Dario Scannapieco, AD e DG di CDP, sintetizza dicendo che l’Italia è una grande opportunità che ancora non è pienamente sfruttata e quella che abbiamo oggi, grazie anche ai fondi che il PNRR assegna al digitale, è una occasione imperdibile per far fare all’ecosistema, alle startup, alle tecnologie made in Italy in salto qualitativo e quantitativo fondamentale per accrescere la competitività e il ruolo del Paese anche nel contesto europeo.

Gli acceleratori, i settori e il territorio

Una opportunità che si è concretizzata nel corso dell’evento anche grazie alla presenza di 50 startup selezionate tra le 200 che hanno fino a ora partecipato ai programmi di accelerazione, erano presenti startup che sono state sostenuti dai programmi CyberXcelerator (cybersecurity, Cosenza), Personae (wellfare, Milano/Torino), Fin+Tech (fintech e insurtech, Milano), Zero Accelerator (cleantech, Roma), FuturED (edutech, Venezia), Forward Factory (digital manufacturing, Bologna), Next Age (silver economy, Ancona), Terra Next (agrotech, Napoli), Habismart (proptech, Milano), WeSportUp (sportech, Roma), Motor Valley (mobilitytech, Modena), Faros (blue economy, Taranto), Vita (healthtech, Salerno), Magic Spectrum (5g e IoT, Milano/Torino), Takeoff (spacetech, Torino), Argo (traveltech, Venezia) che sono i 17 acceleratori attualmente operativi ai quali si è aggiunto di recente l’acceleratore FoodSeed (foodtech, Verona). Tutte startup di qualità che grazie ai programmi non solo ottengono supporto per la crescita ma entrano anche nel radar dei tanti partner, industriali e finanziari, che con le loro iniziative e strategie di investimento contribuiscono a dare ancora maggiore forza a questa fetta dell’imprenditorialità innovativa italiana. La Rete nazionale degli acceleratori diventa modello di tessuto di ecosistema, e lo sarà sempre di più con il raffinamento dei suoi processi di gestione al fine di dare sempre maggiore forza alle startup che sono il perno sul quale si crea il valore economico, industriale, sociale, ambientale. (Foto Startupbusiness)

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