Blue Economy, Davos premia l’italiana W-Sense

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Spesso si sottolinea come gli oceani siano ancora, per l’uomo, luoghi largamente inesplorati. Risulta mappato solo il 20,6% della superficie sommersa, e la mappatura non è solo che una parte delle informazioni che oggi possono essere importanti sia per proteggere in maniera più efficiente gli ecosistemi marino-costieri e gli oceani (minacciati da diversi problemi riconducibili al cambiamento climatico); sia per arricchire il patrimonio di conoscenze utili per altri aspetti come energia, difesa, ricerca e tutela del patrimonio archeologico, acquacoltura. Il mercato globale potenziale, quello della comunicazione wireless subacquea, è stimato 3,5 miliardi di dollari nel quale si prevede un incremento annuo del 22% fino al 2027. Di conseguenza, è facile capire l’importanza che può avere una tecnologia la raccolta e la gestione dei dati in ambiente sottomarino, un ambiente difficile per la trasmissione dati, sul quale si sono cimentati i più importanti centri di ricerca come il MIT di Boston. W-Sense è una straordinaria innovazione, che porta le tecnologie wireless sottomarine a un nuovo livello di efficienza, robustezza e affidabilità. E a confermarlo adesso è anche WEF, che a Davos, l’ha selezionata come unica realtà italiana e insignita del riconoscimento Ocean Data Challenge, nell’ambito della sessione “The Earth Data Revolution”, cioè l’impresa al momento più innovativa al mondo nella raccolta e gestione dei dati ai fini della protezione dell’ambiente oceanico. Una bella lettera di presentazione agli investitori questo riconoscimento: W-Sense aveva chiuso un primo round di finanziamento di oltre 2,5 milioni di euro lo scorso aprile e in tale occasione aveva preannunciato  lo scaleup delle operazioni e un nuovo  A-round entro l’inizio del 2023, a sostegno dell’espansione internazionale.

Dati e comunicazione per contrastare il cambiamento climatico

“Pensiamo di poter dare un contributo veramente rivoluzionario alle politiche di contrasto al cambiamento climatico e al recupero ambientale – afferma la CEO Chiara Petrioli in una nota stampa – . Gli oceani assorbono circa un terzo della CO2 prodotta dalle attività antropiche e abbiamo di fronte il dramma dell’inquinamento marino, sostanze chimiche, oltre che plastiche e microplastiche. I nostri sistemi promettono di fare luce su quanto avviene in profondità: i sensori che possono essere applicati ai nostri sistemi di comunicazione subacquea sono in grado di monitorare 24 ore su 24 la concentrazione di qualsiasi sostanza estranea all’ambiente marino originale, lanciare allarmi e permettere interventi mirati di pulizia e risanamento”. Attiva dal 2017, la società ha oggi una squadra di oltre 40 ingegneri e ricercatori – con uffici in Italia, Norvegia e Regno Unito – e annovera tra i propri clienti il Ministero della Difesa Italiano e aziende come Leonardo, Leroy, Saipem, Terna, ENEA, INGV e il National Oceanography Centre. Basati su tecnologie brevettate, questi sistemi utilizzano le onde acustiche (simili a quelle utilizzate dai delfini, ma senza interferire con loro) e tecnologie ottiche senza fili che hanno aperto la strada all’internet of underwater things (IoUT).

A cosa serve W-Sense

La tecnologia W-Sense fa parte della emergente ‘internet of underwater things’ e combina componenti hardware e software, basati su tecnologie brevettate, che utilizzano le onde acustiche (simili a quelle utilizzate dai delfini, ma senza interferire con loro) e tecnologie ottiche senza fili. Sono utilizzabili ina acque basse e profonde, e permettono di implementare e gestire un’infrastruttura di rete internet sottomarina che opera fino a 3.000 metri di profondità. Le soluzioni garantiscono l’interoperabilità e la connettività tra sensori subacquei di qualsiasi casa produttrice e veicoli robotici autonomi, grazie all’utilizzo di tecnologie proprietarie brevettate che consentono comunicazioni sicure in tempo reale tra nodi della rete affidabili ed economici. [infografica id=”121745″ class=”attachment-full infoImg infoImg-contain-width infoImg-contain-width-transform hide” ] Chiara Petrioli, fondatrice e CEO di W-Sense. Ingegnera informatica e ricercatrice, dopo anni all’estero, Petrioli rientra in Italia dove diventa professore ordinario, direttrice di tre laboratori e anche Prorettrice dell’Università La Sapienza di Roma con delega all’incubazione di impresa (carica che ha ricoperto fino a poco tempo fa) e dà vita a W-Sense con un gruppo di giovani talenti. Le sue innovazioni sono state raccontate dalla CNN, dal National Geographic e dalla BBC, e le sono valse un posto nella lista “top 2% world scientists” della Stanford University. Nel settembre 2022 ha ricevuto il Women Startup Award powered by Intesa Sanpaolo Innovation Center nell’ambito del Premio GammaDonna come startupper più innovativa dell’anno. Successivamente è stata tra le vincitrici dell’EIT Digital Challenge 2022 per i migliori imprenditori deeptech europei.

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