Investimenti in startup cosa sono e come si differenziano

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Ancora avviene che, quando si parli di startup, si possa pensare al solito garage e a quattro giovanotti chiusi dentro a sviluppare una idea che rivoluzionerà il mercato. Niente oramai di più lontano. Per questa ragione, fare una summa di tutto quello che ruota attorno agli investimenti in startup è cosa utile.

Quando si può definire startup

La startup è una forma di società con progetto imprenditoriale in fase di avvio. Diverse sono le definizioni e forse quella che rende meglio l’idea è la seguente: “Una startup è una società concepita per crescere velocemente” (Paul Graham), cui si può seguire quella di Steve Blank: “Una startup è un’organizzazione temporanea in cerca di un business model replicabile e scalabile”. Secondo queste due definizioni, la startup per essere tale avrà bisogno dei seguenti requisiti:

  • Scalabilità: crescere in modo esponenziale utilizzando poche risorse
  • Replicabilità: di un business model esportabile all’estero in breve tempo e senza grandi modifiche
  • Innovazione potenziale (di processo o di prodotto/servizio): la startup nasce per risolvere un problema non ancora risolto o soddisfare un bisogno che fino ad oggi nessuno aveva mai soddisfatto. In tal caso si definirà “startup innovativa” e consisterà a tutti gli effetti in un’altra tipologia che vedremo più avanti in questo articolo.
  • Temporaneità (azienda nata da meno di 5 anni): la startup più che una forma societaria può rappresentare infatti la prima fase del ciclo di vita di un’azienda, la fase di avviamento, che la porterà a diventare prima una PMI e poi una grande impresa, oppure direttamente quest’ultima – in tal caso potrà essere anche definita scaleup. Le fasi di vita di una startup sono: pre-seed, seed, early stage, early growth, growth o late stage ed exit.

Da sottolineare che la legislazione italiana prevede solo la definizione di “startup innovativa” attraverso lo “Startup Act italiano”, ovvero il DL 179/2012. Per approfondimento di startup innovativa, rimandiamo a questo articolo.

Come funziona la startup

Mentre le aziende replicano un prodotto che è già stato fatto prima, e quindi partono da un modello già esistente, le startup hanno l’obiettivo di creare un modello nuovo e innovativo, e soprattutto, rapidamente. Non solo, ma le startup mirano a migliorare continuamente il proprio prodotto/servizio attraverso la raccolta dati o feedback, cercando di espandere il proprio network di clienti. Con l’aumento dei clienti e di quote di mercato, le startup riescono a raccogliere più finanziamenti. Ne verrà quindi la loro crescita veloce, il cui obiettivo finale sarà la quotazione in borsa.

Quanti tipi di startup ci sono

Riprendendo la suddivisione di Steve Blank, esistono 6 tipologie di startup:

  • Startup scalabili:le scaleup sono aziende che riguardano maggiormente i settori tech o digitale, in quanto offrono un prodotto/servizio dal grande potenziale di scalabilità e possono ricevere supporto finanziario per diventare delle aziende internazionali. Esempio: Google, Facebook e Uber.
  • Piccole startup a conduzione familiare:piccole attività autofinanziate che crescono lentamente e generano un profitto. Esempio: negozio di alimentari, parrucchiere, agenzia viaggi.
  • Lifestyle startup: sono startup create da persone che vogliono fare della propria passione il proprio lavoro e possono guadagnare facendo ciò che amano. Per esempio i ballerini che aprono i loro corsi online.
  • Startup acquistabili: specialmente nel settore dei software, vengono progettate startup da zero per venderle ad aziende più grandi. Per esempio Amazon acquista piccole startup per svilupparle nel tempo.
  • Startup sociali:sono aziende progettate per fare del bene agli altri. Per esempio organizzazioni senza scopo di lucro che ricevono donazioni.
  • Grandi startup: grandi aziende che continuano a crescere e innovarsi.

Chi investe nelle startup

Ci sono diversi veicoli e modalità per investire in startup. Di seguito offriamo un breve elenco:

  • Bootstrapping: è un autofinanziamento, ovvero quando i founder sono solo loro la fonte del capitale. È un mezzo che può durare per poco tempo: è difficile, infatti, che sia sufficiente e opportuno anche per fare il balzo dello scaleup.
  • Family, Friend & Fool (3F): parenti o amici spesso possono essere i primissimi sostenitori della startup. Probabilmente non chiederanno nemmeno quote della società per il capitale investito.
  • Business Angel: è una categoria molto ampia e variegata, che può in alcuni casi avvicinarsi ai fool della precedente categoria e in altri ai cugini del Venture Capital. Sono spesso figure imprenditoriali o manageriali cui piace dare un contributo anche in termini di competenze apportate.
  • Crowdfunding: è un’ottima soluzione soprattutto per progetti early stage B2C perché rappresenta spesso anche un test di mercato. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse, molto in voga negli ultimi anni e che ha dato vita a diverse piattaforme online dove poter organizzare in maniera veloce e trasparente la raccolta fondi.
  • Venture Capitalist: il loro mestiere è fare un buon deal che generi ritorni elevati, per questo viene richiesto in cambio una bella fetta della società (quote) e uno o più posti nel board. Serviranno per la crescita, soprattutto nel breve periodo, in quanto generalmente investono su startup anche early stage, ma dal business model validato.
  • Premi, grant, finanziamenti pubblici (public player): per la loro natura, entità, modalità, in Italia possono assurgere a integrazione di altre fonti di finanziamento. Spesso i risultati ai quali portano non valgono l’effort necessari a raggiungerli; nel caso dei premi, attenzione al fatto che portano spesso anche visibilità mediatica che può far bene, ma anche far male.
  • Incubatori, acceleratori e startup studio: sono anche queste soluzioni utili in determinati momenti della startup, ma il loro valore non è essere una fonte di finanziamento vera e propria (anche perché forniscono molto in servizi), quanto un supporto per lo sviluppo dell’idea e del business model.
  • Aziende esterne CVC: è quello che rientra nel termine Corporate Venture Capital, ovvero quando le grandi aziende o gruppi industriali investono in startup innovative per acquisire innovazioni da introdurre poi nelle loro attività di core business. L’investimento può riguardare l’acquisizione o la totalità del capitale di rischio o l’avvio di partnership (è il concetto di open innovation).
  • Banche e Società di intermediazione mobiliare(SIM)

Chi finanzia le startup

Oltre agli investitori, esistono diverse forme di finanziamento, spesso pubbliche, che sono dirette alle startup nella loro fase iniziale. Di seguito un elenco:

Finanziamenti pubblici

Rientrano nella fattispecie della finanza agevolata, come incentiviagevolazionigaranzie sul credito, fondi, sovvenzioni, oltre che finanziamenti startup a fondo perdutofinanziamenti startup femminile e per incrementare l’imprenditorialità giovanile. Possono essere concessi anche attraverso i programmi di sostegno promossi dal MIMI (ex MiSE) come ad esempio Smart&Start Italia – Invitalia o Nuove imprese a tasso zero.

Fondi europei

  • A gestione diretta: Per favorire lo sviluppo equilibrato delle economie nazionali il Dipartimento delle Politiche Europee ha messo in campo una serie di programmi per il periodo 2014-2020. Alcuni erogati direttamente dalla Commissione Europea altri gestiti e erogati dalle Amministrazioni centrali e regionali dei vari Stati membri.

Pertanto sono stati creati fondi europei diretti in forma di sovvenzioni dirette (o grant): contributi destinati per specifici progetti legati alle politiche UE ricevuti a seguito di una “call for proposal”, oppure appalti tramite gara (o public contract): sono chiusi dalle Istituzioni europee in relazione all’acquisto di beni, servizi, formazione ecc. Tra i fondi che sovvenzionano le PMI ci sono: Horizon 2020 (il programma offre prestiti e garanzie per le imprese innovative, finanziamenti di progetti di R&S e capitale di rischio sia in fase iniziale che di start up); SME Instrument (supporta le PMI con fondi e programmi di accelerazione); Fondo cultura Creative Europa (concede prestiti alle PMI nei settori culturali e creativi); Fondo internazionalizzazione Cosme (garanzie per prestiti sino a 150 mil euro); Erasmus for young entrepreneur (programma che offre sostegno finanziario ai giovani imprenditori per acquisire esperienza all’estero); Life program (strumento finanziario a favore di PMI innovative che operano per la protezione dell’ambiente).

  • Indiretti: ovvero quelli di tipo strutturali e d’investimento(detti anche fondi SIE) destinati dalla UE a vari settori al fine di favorirne la nascita e/o sviluppo, come: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR); il Fondo sociale europeo (FSE); il Fondo di coesione (FC); il Fondo europeo Agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR); Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). I fondi indiretti vengono cofinanziati, gestiti ed erogati direttamente dagli Stati/Regioni in forma di:
  • finanziamenti agevolati
  • contributi a fondo perduto
  • garanzia sui prestiti
  • sgravi fiscali e contributivi
  • interventi capitale di rischio

Come avviene il finanziamento di una startup

La startup ha un ciclo di vita che spesso corrisponde proprio alle sue fasi di finanziamento (financing cycle). Quindi a ogni fase corrisponderà un diverso ammontare di capitali che saranno forniti da soggetti diversi, come visto in precedenza: dai public player agli incubatori, dai business angel ai venture capitalist attraverso attività di open innovation. Di seguito le fasi di finanziamento:

Seed round o seed capital

Questa fase può distinguersi ulteriormente in seed e pre-seed.

  • Pre-seed: Durante questa fase viene formato il team della startup, testata la sua idea iniziale di prodotto/servizio sino a giungere alla definizione di un prodotto minimo fattibile (minimum viable product) e business model. I fondi da reperire serviranno quindi per coprire principalmente i costi del personale di ricerca e sviluppo. I possibili canali di finanziamento sono il bootstrapping, crowdfunding, public player, incubatori e istituti bancari. La fase pre-seed può vedere di norma un finanziamento fino ad un valore di 500mila euro.
  • Seed: in questa fase viene definito e ottimizzato il prodotto/servizio, scelto il modello di business, creato un minimum viable product  (MVP) e predisposto un marketing plan. I possibili canali di finanziamento per startup sono acceleratori e business angel. La fase seed può vedere di norma un finanziamento che oscilla tra i 500mila fino a 1 milione di euro.

Early Stage

In media, le startup iniziano a considerare un finanziamento early stage quando hanno dai 3 ai 5 anni di vita. In questa fase sono previsti due tipologie di round, uno di serie A (da 1 a 5 milioni) e uno di serie B (da 5 a 10 milioni). Nel round A la startup sta per entrare sul mercato oppure ha già avviato la produzione ed ha iniziato a generare fatturato, mentre nel round B la startup è pronta per fare quel salto che la porterà ad assumere una posizione consolidata in un contesto competitivo. I capitali raccolti serviranno per finanziare operazioni di crescita come per esempio acquisizione di altre società o ingressi in nuovi mercati, o ancora per finanziare dei cambiamenti interni particolarmente onerosi. Il canale principale per ottenere questa tipologia di finanziamenti è il venture capital. In questa fase si punta a un flusso di cassa positivo e al pareggio, che serviranno proprio per altri aumenti di capitale o per l’exit.

Late Stage

È la fase in cui interviene un round di serie C e cui se ne possono aggiungere ulteriori. I fondi raccolti serviranno proprio all’espansione in nuovi mercati, fusioni, acquisizioni o alla preparazione di un’IPO. In questa fase gli investitoti vogliono che la startup sia puntata decisamente verso il profitto In realtà, le aziende in late growth stage hanno una forte presenza sul mercato, prodotti ben noti, stanno già perseguendo altre startup per unirsi al loro portafoglio e si stanno avvicinando alla redditività o sono redditizie. L’obiettivo della raccolta di fondi in late-stage è quello di liquidare gli investitori della società delle fasi precedenti prima di pianificare un’offerta pubblica iniziale (IPO) o un’acquisizione.

IPO ed Exit

Soci fondatori, personale e investitori che detengono delle quote nella società possono decidere ora di venderle attraverso un’offerta pubblica di acquisto (IPOInitial Pubblic Offering). Diversamente si può decidere di raccogliere capitali tramite i fondi di private equity oppure essere acquisiti da un’altra compagnia (exit). In questo articolo avevamo approfondito il caso di una exit, una decisione in tendenza con le oscillazioni dei mercati. In quest’altro approfondimento invece avevamo delineato le strategie e le opportunità per portare una startup verso l’exit.

Come trovare un angel investor

Per trovare un business angel in Italia, vi rimandiamo a questo approfondimento dove avevamo fornito un elenco abbastanza esaustivo. Tale elenco dei migliori club o network di angel investor italiani (ovviamente non delle singole persone) sarà tenuto aggiornato, ma non sarà mai completo: proprio perché i business angel sono investitori “informali” in capitale di rischio, ovvero per loro propria natura sfuggono, almeno in parte, alle mappature. Qualsiasi persona con propri mezzi idonei e capacità, può diventare un angel, senza scriversi ad alcuna associazione di categoria. Ciò che lo rende un angel investor è l’investimento realizzato in un’azienda innovativa e potenzialmente rischiosa. Per questo stesso motivo anche gli investimenti sono tracciati sempre in modo parziale. Ecco perché per trovare questo tipo di finanziatori è consigliabile fare in prima battuta riferimento alle associazioni principali.

Come trovare un venture capitalist

Diverso invece è il caso dei fondi di venture capital. Anche se a oggi l’Italia è un Paese in cui il settore del venture capital non è molto sviluppato rispetto agli Stati Uniti o, per rimanere in ambito europeo, Francia, Germania e soprattutto UK, negli ultimi anni sono nati diversi fondi. In questo articolo avevamo fornito un elenco molto esaustivo dei player italiani cui possono rivolgersi startup e imprese per cercare finanziamenti e fondi di venture capital.

Qual è la differenza tra business angel e venture capitalist

Quando una startup cerca capitali in fasi early stage si pone spesso la domanda se sia meglio un ricorrere al business angel o al venture capitali. Il business angel è diverso dal venture capital per alcuni precisi elementi: si tratta di individui che investono risorse proprie e prediligono aiutare la startup attivamente anche a livello manageriale e di relazioni, costruire una relazione, addirittura essere mentor. Inoltre, generalmente il business angel investe cifre modeste, che possono ovviamente diventare più corpose nelle cordate in syndacation di più investitori.  

BA VC
Persona fisica Fondo
Early stage Growth, late stage
Cifre modeste Cifre elevate
Supporto manageriale (o mentorship) informale Controllo (posto nel board)

Qual è la differenza tra venture capital e private equity

Il concetto di venture capital negli scorsi decenni si è in parte differenziato tra USA ed Europa. Oggi, si definisce spesso il venture capital un “fratello” del private equity: entrambi sono forme di investimento in capitale di rischio, con lo scopo di trarne profitto sul medio-lungo termine, attraverso exit, cioè cessione delle quote o IPO. Vi sono però delle grandi differenze, in primis il fatto che il venture capital si occupa di quell’area molto specifica che è l’investimento in early stage, ovvero l’insieme dei finanziamenti (seed financing e start up financing) a sostegno di imprese innovative ad alto potenziale di crescita nei primi stadi della loro vita; e di expansion financing (late stage), ovvero quella serie di interventi effettuati in imprese già esistenti (scaleup) che necessitano di capitali per consolidare e accelerare la crescita in atto e avviarsi verso la exit o l’IPO.

Private equity

E’ una forma di investimento in società in uno stadio già avanzato ma non quotate in Borsa; a volte l’investimento di private equity è indirizzato al delisting dalla Borsa di una società per portarle in mani completamente private. Tipicamente i fondi di private equity sono istituzionali e sono piuttosto grandi. Un’importante differenza è che il venture capital punta sul potenziale di una società, mentre il PE generalmente si attiva per rilevare una società matura, di qualsiasi settore (anche non particolarmente innovativa), ma in difficoltà, per rimetterla in pista; ne prende quindi il controllo totale acquisendo il 100% delle quote. Il taglio tipico delle operazioni di private equity è di almeno 100 milioni di euro. (Foto di Randy Tarampi su Unsplash )  

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