Austria terra di unicorni: parlano Demuth di Bitpanda e Ohswald di GoStudent

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Questo è il secondo articolo sull’ecosistema delle startup in Austria, il primo lo potete leggere qui , e racconta il punto di vista dei due unicorni austriaci : Bitpanda e Gostudent attraverso le parole dei due Ceo che sono rispettivamente Eric Demuth e Felix Ohswald.

Bitpanda

Bitpanda ha appena annunciato la chiusura di un nuovo round di investimento di 263 milioni di dollari, che la porta a raggiungere la valutazionedi 4,1 miliardi di dollari. I soldi saranno usati per rafforzare il team e progettare la propria organizzazione su larga scala, incrementando ulteriormente la tecnologia, la crescita e il piano di espansione internazionale. Questo round serie C è stato guidato da Valar Ventures, con la partecipazione di Alan Howard e Redo Ventures e degli investitori già presenti Leadblock Partners e Jump Capital. Bitpanda nasce nel 2014 da Eric Demuth, Paul Klanschek e Christian Trummer occupandosi inizialmente di trading di criptovalute. “L’Austria è un buon posto dove fare partire una startup – dice Demuth -, c’è il giusto terreno, non troppa burocrazia e buone opportunità, un po’ diverso quando inizi a crescere, ma è normale che sia così perché servono fondi e mercati più ampi anche se oggi le startup che diventano scaleup sono considerate sempre più importanti e quindi le cose stanno cambiando per il meglio anche a supporto di chi affronta la fase di crescita. Noi siamo stati un po’ degli apripista, abbiamo lavorato per dimostrare al sistema che l’innovazione è fondamentale e capace di creare valore, chi verrà dopo di noi troverà una strada più facile perché il nuovo sarà meglio compreso e io sono molto contento di questo, sono molto ottimista”.

Eric Demuth, Ceo Bitpanda

Eric Demuth, Ceo Bitpanda

Oggi Bitpanda è una scaleup di respiro europeo, ha presenza diretta in sette Paesi, tra cui l’Italia (ne demmo annuncio qui ) dove opera con strutture proprie e con un’offerta localizzata nella lingua locale, ma ha clienti da tutto il Continente, la scaleup conta uno staff di circa 550 persone, di cui circa 400 sono in Austria ma, anche grazie al round annunciato in questi giorni, è in continua espansione: “c’è una cosa che abbiamo sperimentato dopo avere annunciato di avere raggiunto lo status di unicorno ed è la crescita della qualità delle persone che si sono proposte per lavorare con noi e ciò è un bene perché per noi oggi la sfida è trovare i manager, le persone con le giuste competenze ci sono ma sono poche ancora quelle che hanno esperienza in realtà come la nostra e se vogliamo continuare a crescere al ritmo che abbiamo previsto dobbiamo trovare le persone giuste a tutti i livelli e le cerchiamo ovunque in Europa, oggi più della metà delle persone che lavorano per Bitpanda non sono austriaci, ma provengono da ovunque, contiamo 52 diverse nazionalità tra i membri del nostro staff”. La crescita per una realtà come Bitpanda che in quanto fintech opera in un settore altamente regolamentato, significa anche approcciare i diversi mercati nel modo giusto: “è vero che le licenze europee valgono in tutti i Paesi della UE ma l’Unione è tutto fuorché un mercato unico, soprattutto quando si opera in ambito di cryptomonete. Noi consideriamo ogni mercato in modo specifico: ci sono norme specifiche, ci sono elementi linguistici e culturali specifici, è un lavoro impegnativo ma è un lavoro che paga visto che Bitpanda è profittevole da cinque anni e che fino alla scorsa estate quando abbiamo fatto i primo round gli unici investitori eravamo noi che abbiamo fondato la startup, oggi abbiamo i soci finanziari a partire da Valar Ventures, che ha investito anche in N26, che ci tanno supportando nella fase di espansione”. Il settore del fintech è in cotante evoluzione, ci sono scaleup che crescono in modo esponenziale e nuove startup che si affacciano al mercato: “non credo che si andrà verso un mercato dove ognuno farà tutto, non credo negli one-stop-shop, credo invece che vi sarà uno sviluppo della specializzazione, almeno in Europa difficilmente si svilupperanno le cosiddette super-app perché il mercato è troppo complesso, troppi regolamenti, troppe mentalità diverse, le leggi sulla protezione dei dati, per questo noi ci concentriamo sul filone degli investimenti offrendo ai nostri utenti ciò che desiderano in ogni momento includendo tutti gli strumenti, facendo a che education e offrendo una piattaforma che comprende tutti i passaggi e ci consente di avere il controllo e di essere indipendenti, questa scelta ci permette oggi di espandere il nostro business anche sul fronte del B2B fornendo la nostra infrastruttura tecnologica a terzi”. La bontà della tecnologia sviluppata da Bitpanda ha fatto breccia su altri operatori finanziari che ancora non sono attivi nel settore delle crypto e in generale della gestione degli investimenti attraverso l’integrazione tecnologica e così Bitpanda ha deciso di dare vita all’offerta Bitpanda White Label per rendere disponibile la sua tecnologia ad altri operatori: “abbiamo annunciato questa iniziativa da pochissimo e prevediamo di andare live con i primi clienti entro i prossimi mesi, stiamo dialogando con banche ma anche con altre fintech come per esempio quelle che operano nel settore dei pagamenti, la decisione di creare Bitpanda White Label è conseguenza che sempre più organizzazioni finanziarie si sono accorte che i clienti vogliono investire in crypto e stock e in altre forme di investimento in modo efficace e coordinato, vogliono agire sulle diverse asset class e avere sempre la situazione sotto controllo, se oggi una banca vuole offrire questo tipo di servizio ha due scelte: mettersi a svilupparlo e partire non prima di due anni, oppure utilizzare la nostra piattaforma sapendo che è ampiamente collaudata, che funziona bene e che è operativa da subito, e questa seconda scelta è la preferita come dimostra il fatto che la nostra pipeline di richieste è già piuttosto piena”. La piattaforma di Bitpanda che, come detto, partiva dal trading delle cryptocurrency è ora in grado di offrire ai sui clienti ogni tipologia di investimento: azioni, edge fund ma anche metalli preziosi: “il nostro obiettivo è offrire ai clienti ogni possibile forma di investimento in modo trasparente ed efficace, così abbiamo fatto anche con gli investimenti in oro che si riferiscono a oro fisico e non a certificati e che soprattutto si basano su un modello di fee che ne ha democratizzato l’accesso, e così vogliamo fare anche con le azioni, al momento siamo in beta ma entro fine anno sarà tutto pienamente operativo”. Eric Demuth conclude svelando l’origine del nome della sua scaleup: “inizialmente avevamo scelto un nome che non funzionava e quindi nel cercare quello nuovo abbiamo pensato a qualcosa che fosse facile in tutte le lingue, Bit perché siamo digitali e panda perché è uguale in tutte e lingue e in più all’epoca il dominio bitpanda.com era libero e gratuito e quando abbiamo avviato la startup non avevamo di certo le risorse finanziarie che abbiamo oggi”.

GoStudent

GoStudent nasce nel 2016 perché volevamo risolvere il problema dell’accesso a buoni insegnanti – dice Felix Ohswald, Ceo della società che oggi è un unicorno -, all’inizio usavamo sistemi di messaggistica via telefono e poi abbiamo realizzato una app per rendere il processo ancora più semplice ma non riuscivamo a trovare un modello di business efficace e così alla fine del 2018 abbiamo deciso di rivoluzione il nostro approccio, abbiamo parlato on i genitori degli studenti, e abbiamo sviluppato la piattaforma che consente di fare lezioni live personalizzate e con questo modello abbiamo iniziato a crescere, nel 2019 eravamo presenti in Austria e Germania, nel 2020 abbiamo lanciato in Francia, Regno Unito, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Russia, oggi siamo operativi in 20 Paesi compresi tutti i mercati europei principali, l’America latina e il Canada”.

Felix Ohswald, Ceo GoStudent

Felix Ohswald, Ceo GoStudent

Il processo di crescita di GoStudent è esponenziale sia in termini geografici sia in popolarità, la sfida ora è ottimizzare il servizio per renderlòo sempre più efficiente e crescere anche attraverso acquisizioni come è accaduto di recente quando GoStudent ha comprato una società austriaca specializzata in comunicazione per le scuole. “Siamo partiti da Vienna, città che ha uno dei più alti tassi di qualità della vita al mondo e l’education è parte della qualità della vita, perciò noi vogliamo costruire la migliore education company al mondo e per farlo abbiamo bisogno di persone di valore e di alto profilo e le stiamo assumendo da tutto il mondo lasciando poi a loro la scelta se venire a lavorare nel nostro ufficio di Vienna (dove oggi lavorano 250 persone, ndr), o in uno qualsiasi dei nostri uffici nel mondo, considerata la dimensione che abbiamo oggi non è tanto più rilevante il posto dove l’azienda ha sede ma lo è la capacità di attrarre talenti da tutto il mondo, è questo che fa la differenza. Sono convinto che stiamo facendo un bel lavoro nel portare a bordo nuove persone, stiamo assumendo anche persone che lasciano i loro precedenti incarichi per venire a lavorare da noi e abbiamo scoperto che spesso questa scelta non è dovuta a una mera questione di soldi ma è legata alla missione che abbiamo, lavorare nell’education è qualcosa che fa sentire bene, ha un impatto sociale ed è per noi un elemento di differenziazione rispetto ad altre aziende che come noi sono affamate di talenti”. Oggi GoStudent impiega 750 persone e ha creato una comunità di 7mila insegnanti che vengono reclutati sia tramite azioni di referral sia tramite performance marketing e poi vi è un processo di application e selezione che comprende tre passaggi principali: la conoscenza approfondita della materia che desiderano insegnare, un test psicologico che consente di valutare la propensione all’insegnamento e il background, la storia personale e professionale: “siamo molto selettivi nella selezione dei docenti, è importante per noi garantire sempre il massimo della qualità, tanto che il tasso di accettazione è oggi del 6% sul totale delle application che riceviamo”. GoStudent non si limita a favorire l’incontro tra studenti e docenti in relazione alle specifiche esigenze di entrambi ma offre a tutti coloro che usano la piattaforma un costante supporto ed esegue, in accordo con docenti, genitori e studenti, analisi approfondite della qualità: “tracciamo le singole sessioni di docenza, le emozioni, il tempo in cui parlano l’insegnante e lo studente, tracciamo i progressi e raccogliamo costantemente i feedback sia dai docenti sia dai genitori e dagli studenti”. I corsi disponibili sulla piattaforma della scaleup austriaca sono progettati per rispondere alle esigenze degli studenti in relazione alla scuola che frequentano e al Paese in cui risiedono, questo per garantire un servizio efficace di ripetizioni che è la missione principale dell’azienda ma grazie al suo posizionamento GoStudent è oggi in grado di fornire formazione di ogni tipo, si pensi al coding, all’educazione finanziaria, alle lingue, sia dal punto di vista della grammatica sia delle conversazioni con docenti madre lungua, e soprattutto ha la possibilità di avere il polso costante del processo formativo anche in relazione alla sua capacità di preparare le persone per l’attuale e futuro mondo del lavoro. “Oggi noi possiamo avere una visione sui contenuti che meglio funzionano e preparano i giovani studenti, in futuro quando saremo ancora più grandi questo tipo di informazione sarà ancora più approfondita e dettagliata perché potremo avere più dati e informazioni da analizzare, riceviamo anche richieste da grandi aziende per fornire loro formazione ma fino a oggi abbiamo sempre declinato perché il nostro focus è e rimane quello ei giovani studenti di età compresa tra i 6 e i 18 anni con il blocco compreso tra i 10 e i 14 anni che rappresenta quello più numeroso”. L’offerta commerciale più popolare è quella della membership annuale che da accesso a otto sessioni al mese, questa formula viene rinnovata nel 70% dei casi e garantisce un costo compreso tra i 18 e i 26 euro per sezione, di cui tra 13 e 15 euro sono appannaggio del docente, inoltre è in programma anche l’introduzione di sessioni di gruppo in modo da abbassare il costo per singolo studente e accrescere il ritorno per i docenti. GoStudent punta a continuare a crescere: “abbiamo diversi investitori, Speedinvest è stato il nostro investitore early stage qui in Austria (li abbiamo intervistati nel primo articolo di questa serie, ndr) e oggi abbiamo investitori da tutto il mondo: Usa, Cina, Uk e c’è anche il fondo giapponese Softbank, ognuno di loro ci porta non solo risorse finanziarie ma anche supporto e competenze come pere esempio quelle che ci servono per continuare a internazionalizzare, sfida che per noi è importante anche dal punto di vista dello scenario competitivo perché in ogni Paese c’è uno o più aziende che operano nel nostro settore ma si tratta sempre di player locali che quindi non crescono e non hanno la nostra forza finanziaria e capacità di scalare ed è perciò che nel nostro processo di crescita non escludiamo la possibilità di fare nuove acquisizioni oltre che di siglare partnership strategiche”, conclude il Ceo di GoStudent. (Photo by Maximilian Meyer on Unsplash )

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