Gaia-X, ecco come funziona il cloud sovrano europeo

L’idea e il progetto nascono in Germania nel 2019 con il supporto istituzionale del governo di Berlino, subito Francia e Italia ne capiscono l’importanza e vi aderiscono. Nel 2020 il gruppo che lavora al progetto si costituisce come associazione internazionale (Aisbl – Association Internationale Sans But Lucratif – di diritto belga), dei 22 soci fondatori iniziali, di cui 11 tedeschi e 11 francesi, si arriva rapidamente ai 234 soci ufficializzati dal consiglio di amministrazione nell’aprile del 2021 e ai 300 circa attuali. Si tratta del progetto Gaia-X che si propone di costruire l’infrastruttura cloud europea sovrana, decentralizzata, indipendente, trasparente, federata.   Startupbusiness ha incontrato Francesco Bonfiglio che è Ceo di Gaia-X e che così spiega il progetto: “Il nostro obiettivo è creare l’infrastruttura con caratteristiche uniche e innovative rispetto a quanto oggi disponibile sul mercato al fine di fare del cloud una opportunità concreta per le imprese e le organizzazioni europee che oggi lo usano con una penetrazione che non supera il 26% in quanto l’offerta è spesso non aderente alle loro reali esigenze perché non garantisce spesso il pieno controllo, perché è poi difficile cambiare le scelte fatte o passare da un fornitore all’altro, perché la gran parte di fornitori di questi servizi oggi non sono europei”.

Francesco Bonfiglio, Ceo Gaia-X

Francesco Bonfiglio, Ceo Gaia-X

Gaia-X è un progetto che quindi punta a costruire un’infrastruttura adatta alle aziende e alle organizzazioni europee ma intende farlo in modo disruptive, modificando quindi nel profondo i modelli di infrastrutture cloud oggi disponibili: “Disporre di una infrastruttura sovrana, pienamente allineata alle normative europee, è importantissimo, ma lo è anche quando tale infrastruttura è federata, quindi aperta a tutti coloro che vogliono creare servizi su di essa, quando è decentralizzata sfruttando tecnologie blockchain e smart contract per evitare che vi sia da un lato un controllo centralizzato e per garantire, dall’altro, che tutto ciò che sulla infrastruttura viaggia sia sicuro, verificato, certificato. Ciò che facciamo è lavorare insieme a tutti i nostri soci per definire le specifiche, il software, le certificazioni, l’architettura di Gaia-X, noi come associazione non siamo e non saremo un operatore commerciale, noi definiamo le regole e gli standard e lo facciamo insieme ai nostri soci che sono sia fornitori di tecnologia sia utenti dell’infrastruttura”. L’associazione ha la sua sede principale a Bruxelles ma ha già attivato una serie di hub nazionali che ora sono 14 già operativi e altri 10 si attiveranno nelle prossime settimane. Tali hub lavorano sia per adattare le specifiche dell’infrastruttura alle eventuali esigenze nazionali, sia per creare i cosiddetti data space che consentiranno alle aziende di specifici settori di interoperare, anche a livello internazionale naturalmente, in modo fluido. Gli hub sono composti sia da aziende già socie di Gaia-X sia da aziende esterne, operano in modo indipendente dall’associazione, quindi con piena libertà di manovra ma sempre nell’alveo delle specifiche tecniche di base e sono spesso in diretto contatto con i governi locali, nel caso dell’Italia con il ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale guidato da Vittorio Colao. “La scelta di sviluppare un sistema cloud distribuito è una scelta ardita perché nessuno ha mai fatto una cosa simile prima e in questa circostanza possiamo quindi dire che l’Europa sta veramente facendo qualcosa di altamente innovativo, ciò ci da una spinta anche in termini di competitività e inoltre va ricordato che Gaia-X è una iniziativa privata, interamente finanziata dai soci, non prende soldi pubblici ed è altamente inclusiva, abbiamo per esempio accolto al tavolo anche aziende statunitensi che sono i maggiori provider di servizi cloud oggi presenti sul mercato ponendo solo il limite che non possono essere nel board e che non possono partecipare con diverse subsidiary, per esempio Ibm partecipa con la sua filiale belga ma non può partecipare anche con quelle di altri Paesi europei”. Nella compagine dei 300 soci la gran parte sono aziende di piccole e medie dimensioni, circa il 65%, e tra loro ci sono anche alcune startup e scaleup: “le startup sono fondamentali perché portano innovazione in quegli ambiti per noi importantissimi come per esempio la blockchain, inoltre tra i soci abbiamo anche esponenti del mondo accademico, istituti di ricerca e ovviamente grandi aziende”. Gaia-X che è operativa come associazione dal novembre del 2020 prevede di avviare i primi servizi già entro la fine del 2021, sia servizi federati sia servizi di terzi che sono Gaia-X compliant, nel 2022 partiranno i data space settoriali, il primo sarà quello dedicato al settore automotive che vede già oggi coinvolti i grandi costruttori europei come Volkswagen, Bmw, Daimler, e poi i marketplace. “Se, come mi aspetto accadrà, entro il 2023 solo la metà dei soci di Gaia-X svilupperà e offrirà servizi la piattaforma decollerà così che dal 2023 al 2025 assisteremo al passaggio dalla strategia push, che richiede fare conoscere la piattaforma e favorirne l’adozione, a quella pull dove sarà il mercato a chiedere di usare Gaia-X e mi riferisco al mercato internazionale non solo a quello europeo, vogliamo evitare il rischio di monopolizzazione economica e offrire al mondo uno strumento trasparente che consente la libertà di scelta”, conclude Bonfiglio che ha assunto la carica di Ceo di Gaia-X attraverso un articolato processo di selezione con candidati di altissimo profilo da tutta Europa. (Photo by CHUTTERSNAP on Unsplash )

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