Ecosistema, startup, scaleup, investimenti: è ora di crescere

Le startup, e soprattutto le scaleup, hanno un problema: spendere i soldi. Si tratta ovviamente di uno di quei problemi che ricadono sotto la definizione di happy problem, meglio avere il problema di come spendere soldi che il problema di non avere soldi da spendere, ovvio, ciononostante l’attuale situazione presenta una serie di aspetti che riguardano sia le singole startup sia l’ecosistema nella sua interezza. Partiamo dai numeri, numeri che abbiamo pubblicato con dovizia di approfondimento sulle pagine di Startupbusiness nelle ultime settimane e che vedono crescere in modo esponenziale, oltre il 100%, l’ammontare degli investimenti in startup e in scaleup sia a livello globale, sia a livello europeo sia a livello di singole nazioni. Abbiamo visto che Pitchbook rileva che nei primi sei mesi del 2021 in Europa sono stati investiti 47,1 miliardi di euro contro i 45,1 miliardi di euro investiti nell’intero 2020  , abbiamo visto come la Germania ha toccato il record di investimenti nei primi sei mesi del 2021 a quota 7,6 miliardi di euro  e come anche in Italia i numeri che abbiamo rilevato noi di Startupbusiness mostrano una tendenza vicina al raddoppio delle cifre investite lo scorso anno. Gli annunci di round di investimenti si rincorrono, gli annunci della nascita di nuovi unicorni sono così numerosi che forse dovremmo trovare una definizione diversa per le startup che valgono più di un miliardo di euro (o dollari). Una quantità di denaro mai vista in precedenza sta andando a rimpinguare le casse delle startup e delle scaleup. Un’euforia generata da una serie di fattori: l’alta disponibilità di liquidità, generata anche dal periodo pandemico, il desiderio sempre più forte, anche qui la pandemia ha giocato un ruolo, di investire nell’innovazione che è la strada maestra per risolvere i problemi del mondo, l’incapacità degli strumenti di investimento tradizionali di garantire ritorni soddisfacenti come avveniva solo qualche anno fa, tutti fattori che hanno determinato la crescita di attenzione e di iniezione di capitale verso le startup e le scaleup. Ora però startup e scaleup devono spenderli questi soldi, lo devono fare per crescere, per assumere persone, per diventare internazionali e per mostrare agli investitori che i loro soldi sono bene utilizzati: non c’è nulla di peggio per un investitore vedere che i capitali non vengono fatti lavorare a dovere. Questo flusso di denaro dove va a finire? Come modificherà gli equilibri socio economici? In che modo saprà trasformarsi in valore per gli imprenditori da un lato e per l’ecosistema dall’altro? Come contribuirà questo slancio a fare crescere il peso delle startup nel quadro del panorama economico e di conseguenza anche in termini di attenzione da parte delle istituzioni? Fatte salve le differenze tra i diversi settori e ambiti di innovazione, le specificità delle singole startup, l’ammontare dei round raccolti e al fase di crescita, volendo quindi generalizzare un poco possiamo dire che le startup, soprattutto se in growth stage con i soldi devono fare soprattutto tre cose: 1) consolidare e continuare a innovare i loro prodotti, tecnologie, servizi, insomma sviluppare e promuovere ciò che propongono al mercato; 2) assumere nuove persone a volte anche portandone a bordo dell’azienda tante in poco tempo, quindi con la difficoltà da un lato di trovare le persone giuste, con le giuste competenze, e dall’altra costruire un team che resti affiatato, coeso e che si trovi a condividere la cultura, lo spirito, la vision e la mission dell’azienda e 3) conquistare nuovi mercati, il che significa quasi sempre diventare internazionali o accelerare l’espansione internazionale. Ecco dove, molto presumibilmente, la maggior parte del flusso di denaro si indirizzerà: ricerca e sviluppo, marketing, ricerca e assunzione di persone, internazionalizzazione. Un flusso di denaro che quindi andrà a creare valore in molti settori, che sosterrà la ricerca, che creerà posti di lavoro, e che spingerà affinché li mercato, almeno a livello di Unione europea, diventi maggiormente coeso. È quindi giunta l’ora che anche a livello istituzionale si dia corpo ad azioni capaci di sostenere in modo deciso questo slancio che le startup e le scaleup hanno e avranno. Politico ne ha scritto in questo articolo dove sottolinea che le istituzioni europee devono smetterla di essere ossessionate dalle big tech Usa e dalla Silicon Valley e devono concentrarsi su quanto, ed è tanto, di buono sta accadendo con l’innovazione made in Europe , come già si sono accorti anche i venture capital americani e così come già l’iniziativa Scaleup Europe voluta proprio da imprenditori ha messo in luce qualche settimana fa (ne abbiamo scritto qui). Se vogliamo che questo momento di grande crescita in termini di investimenti si traduca anche in crescita sostanziale non solo delle singole aziende oggetto degli investimenti stessi ma anche in termini di mercato, di ecosistema e di crescita del ruolo dell’Europa nello scenario globale dell’innovazione è quindi fondamentale che si sviluppi un ecosistema di ampiezza europea con regole, opportunità, facilitazioni, norme comuni e armonizzate. Certo anche la competizione tra ecosistemi è importante ma si può fare facendo leva su elementi che non siano limitanti e strutturali, si può fare sugli ambiti settoriali, si può fare sul supporto all’imprenditorialità femminile, si può fare sulla coltivazione di talenti, ma non sulle strutture di base che consentono, e devono favorire, la nascita e la crescita di startup come sono i sistemi finanziario, fiscale, l’organizzazione del lavoro. Oggi finalmente ognuno può dare il suo contributo se lo desidera alla costruzione dell’ecosistema dell’innovazione europeo , la Commissione europea ha infatti lanciato un survey per comprendere meglio quali sono gli elementi sui quali puntare, se volete contribuire potete farlo a questo link entro il prossimo 7 settembre 2021. ( Photo by Emma Gossett on Unsplash  )

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