Nasce Kitt per finanziare le imprese ICT e consolidare il settore

La Sgr che lo gestisce si chiama Kyma Investment Partners che è stata fondata a inizio 2020 ed è operativa da novembre scorso, mentre il progetto si chiama Kitt, acronimo che sta per Kyma Italian Technology, e si propone di portare un sostanziale contributo al settore dell’Information technology nazionale.Vediamo grandi opportunità nel settore dell’ICT – dicono a Startupbusiness i soci della Sgr -, è un mercato con buoni fondamentali e grande potenziale di crescita ma è ancora frammentato ed è perciò che abbiamo dato vita a Kitt, proprio per impegnarci a dare vita ai nuovi leader italiani di questo settore industriale”. Per sviluppare il progetto Kyma ha deciso di lavorare con due esperti del settore: Andrea Rangone (che è anche presidente del Gruppo Digital 360 di cui Startupbusiness fa parte) nel ruolo di advisor di Kitt, e Stefano Mainetti che è stato per lungo tempo alla guida del Polihub, l’incubatore di startup del Politecnico di Milano di cui resta advisor, che è venture partner di Kitt. “Questo è un momento storico – dice Mainetti a Startupbusiness – non ci sono più alibi per ritardare la piena adozione del digitale da parte di imprese e pubbliche amministrazioni e in questo quadro appare chiaro come sia un momento fondamentale anche per dare slancio al processo di consolidamento degli attori italiani dell’ICT al fine di renderli competitivi non solo sul mercato nazionale ma anche in quello europeo e internazionale”. Rangone e Mainetti lavorano insieme da oltre due decenni e le loro competenze, unite a quelle del team di Kyma Investment Partners, rappresentano l’elemento che fa la differenza nel progetto Kitt: “all’ingrediente del momento storico – prosegue Mainetti – dobbiamo aggiungerne altri che sono la visione, l’esperienza e la credibilità, tutte cose che abbiamo. Andrea e io siamo complementari: lui ha la visione, a me piace analizzare a fondo le tecnologie e insieme andiamo alla ricerca di aziende in cui possiamo intervenire al fine di creare massa critica e di conseguenza i campioni dell’industria italiana dell’ICT”. Kyma Investment Partners opera con il modello del growth buyout, quindi acquisisce la maggioranza di aziende per farle crescere più rapidamente di concerto con gli imprenditori ed è perciò che la individuazione e la selezione delle imprese su cui investire è importante sia dal punto di vista dei contenuti tecnologici, di mercato, di prodotto, sia da quello strategico. “Il fondo che gestiamo – aggiungono i soci di Kyma – ha una dotazione di circa 130 milioni di euro e l’anchor investor è CDP con il Fondo Italiano di Investimento e Kitt è la nostra prima piattaforma che agirà come società controllata da Kyma dedicandosi proprio al settore dell’ICT con appunto il supporto di altissima esperienza di Andrea e Stefano, inoltre guardiamo con molto interesse anche al settore dell’education”. Kitt ha una capacità di investimento di circa 25 milioni di euro nella sua prima fase che naturalmente potranno aumentare al crescere delle opportunità che si presenteranno: “la metafora che meglio rende l’idea – spiega Mainetti – è quella della margherita, il nostro compito è individuare i petali per fare sbocciare il fiore, i petali sono le aziende che andremo ad aggregare, ci interessano principalmente aziende consolidate o in fase di scaleup con almeno 5 o 6 milioni di euro di fatturato minimo, ma non è escluso che nel processo di aggregazione possano essere tenute in considerazione anche startup che magari hanno tecnologie o prodotti specificamente interessanti”. “La frammentazione del settore ICT in Italia è un fatto – dice Rangone – è molto più elevata che negli altri Paesi europei, ci sono oltre 90mila imprese e sono pochissime quelle arrivano a fatturare più di 100 milioni di euro, serve pertanto dare corpo all’aggregazione e tale azione deve essere finanziata ed è proprio questa la missione di Kitt che agisce per creare la massa critica ma senza assolutamente dimenticare l’elemento strategico essenziale per creare dei veri e propri campioni del settore”.   Photo by Daniel Josef on Unsplash

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