Perché LifeGate è in crowdfunding?

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La società che ha diffuso in Italia il tema della sostenibiltà compie 20 e li compie nell’anno della pandemia. Ma anche in un momento di grandissima attenzione e centralità per gli investimenti sostenibili, per il positive impact, per la responsabilità ambientale. Il business della società è cresciuto molto negli ultimi anni,  è quindi anche il momento per LifeGate di compiere un salto importante in termini di dimensioni aziendali e di diversificazione. LifeGate ha appena lanciato una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, obiettivo: trovare delle risorse aggiuntive per sostenere questa crescita, aprire a nuovi soci la compagine societaria e avviare un percorso per diventare ‘public company’, una società ad azionariato diffuso. “E’ il nostro ventennale: il 28 aprile del 2020 abbiamo compiuto 20 anni. – esordisce Enea Roveda, amministratore delegato di LifeGate. – “L’idea è quella di fare un’operazione che possa aiutarci a diventare public company: noi in parte già lo siamo, abbiamo 88 soci, metà dei dipendenti sono azionisti, entro la fine dell’anno probabilmente lo saranno tutti, e adesso vorremmo aggregare tutte le persone che ci hanno seguito in questi anni, la nostra community, anche le aziende, affinchè siano maggiormente coinvolte nel progetto e nel futuro di LifeGate Spa, la holding, che è anche una società benefit. E’ un’idea che c’è sempre stata, LifeGate è nata con l’intenzione di diventare una public company ed arrivare un giorno alla quotazione, perchè vuole essere la prima azienda quotata in Italia che si occupa di sviluppo sostenibile, a supporto di altre aziende e delle persone per far crescere la sostenibilità sempre di più”. Dai dati del 6° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, presentato il 22 aprile su osservatorio.lifegate.it, sono 36 milioni gli italiani che hanno allineato il proprio stile di vita alla sostenibilità e questa consapevolezza non può che accelerare il passaggio verso un’economia resiliente e sostenibile. “Questa nostra scelta cade in un momento perfetto: negli ultimi 2 anni LifeGate è cresciuta esponenzialmente, ma perché il mercato è cresciuto esponenzialmente, oramai tutte le aziende, anche le PMI, le startup, stanno integrando i concetti di sostenibilità nel loro modello di business e nel brand. Una cosa non facile, che noi li aiutiamo a fare e che, in effetti, solo noi siamo in grado di fare. Percio’ questo momento per noi è una grandissima fonte di business, ma soprattutto, è un momento storico straordinario, c’è un mondo che sta cambiando radicalmente, per noi questa è la quarta rivoluzione industriale, in un certo senso è il momento che avevamo sempre aspettato. Noi siamo in Italia al centro di questo mondo che sta cambiando, è il momento giusto per fare questa operazione”. Enea Roveda, non è solo il Ceo di LifeGate, è anche uno dei fondatori: giovanissimo, appena 18enne, nel 2000 da un notaio di Cantù ha fondato insieme ai suoi genitori (e diversi altri soci) LifeGate. Coinvolto da subito, è cresciuto anche professionalmente dentro la società, occupandosi prima della LifeGate Radio, poi dal 2010 come direttore marketing e comunicazione ha ampliato la community LifeGate attraverso lo sviluppo digitale oltre a lavorare con le aziende per creare valore sostenibile, attraverso attività di consulenza e progetti di comunicazione. Dal 2014  è amministratore delegato del gruppo LifeGate.  

Il supporto alle startup impact

“Abbiamo iniziato in modo embrionale nell’ultimo anno e mezzo a gettare le basi di un acceleratore, LifeGate Lab, selezionando delle startup, ne abbiamo selezionato 4, abbiamo cominciato a supportarle ed accelerarle sotto due aspetti: l’aspetto più di comunicazione con il network e poi facilitando l’incontro con potenziali clienti, aziende che già lavorano con noi, una sorta di open innovation al contrario. Abbiamo stretto accordi con le prime 4 e poi abbiamo pensato che attraverso la campagna di crowdfunding avremmo avuto risorse per fare anche di più, possiamo creare un proprio veicolo finanziario che possa aiutare questa giovani aziende a crescere, e perchè no, col tempo potrebbe diventare anche un fondo d’investimento”.

Le prime startup di Lifegate

“Nei prossimi mesi costituiremo un team che si occuperà del tema startup, non abbiamo focalizzazioni specifiche, per noi sostenibilità fa rima con innovazione, ma deve essere coerente con i nostri concetti di sostenibilità ambientale e sociale. Le prime startup che abbiamo selezionato spaziano dalla moda alla blockchain e tutte hanno dietro storie bellissime. Per me startup è prima di tutto questo, chi c’è dietro, fa l’80% della startup. Abbiamo già sottoscritto accordi con Biorfarm, un progetto promosso da un ragazzo della Calabria, figlio di coltivatori, che ha voluto innovare il suo settore e vuole creare il più grande frutteto digitale del mondo, mettendo insieme una rete di coltivatori biologici, ormai una cinquantina, che offrono ‘in adozione’ una pianta o un frutteto intero attraverso la piattaforma, e ricevono a casa i frutti. Le persone possono così sostenere questi agricoltori, sostenere l’ambiente, attraverso l’assorbimento della Co2 e la tutela della biodiversità. E’ un modello di innovazione per l’agricoltore, ma anche del servizio. Abbiamo appena cominciato con loro, ma già li abbiamo aiutati a creare un prodotto b2b, prima erano solo b2c”. “Abbiamo chiuso un accordo con Orange Fiber, la startup che crea un filato con le bucce di scarto delle arance; con Sharewood, che si occupa di turismo sostenibile e outdoor; e infine ce ne sarebbe un’altra in ambito blockchain, si chiama Spartantech, hanno creato un sistema di blockchain molto semplice che si può applicare alle PMI in tantissimi settori, e questo ti porta innovazione, tracciabilità, trasparenza e quindi sostenibilità, con dei costi che sono un centesimo di tutti i sistemi di blockchain che ci sono adesso sul mercato. Sostenibilità è anche poter diffondere in maniera democratica una tecnologia che serve a tutti.”

La campagna LifeGate su Mamacrowd, un passo verso l’IPO

La campagna di equity crowdfunding online su mamacrowd.com da alcuni giorni punta a una raccolta di 1 milione di euro, che potrà essere estesa fino a 2,7 milioni e prevede due possibilità di partecipazione societaria in funzione dell’investimento, con una quota di minima di 200 euro. Per noi l’interesse in questa campagna è sia quello che c’è in qualsiasi altra campagna che scagliamo di sostenere, sia un interesse legato alla valenza della sostenibilità – ha spiegato Dario Giudici, Ceo di Mamacrowd Il tema dell’impatto sociale è qualcosa in cui abbiamo fatto ancora poco sulla nostra piattaforma, ma che ci  teniamo a fare e iniziare con LifeGate che ha una storia ventennale alle spalle è davvero grandioso. Per noi è anche un momento di apprendimento, perché capiamo come il mercato, cioè gli investitori dell’equity crowdfunding, reagiscono a questo tipo di proposta”. Gli obiettivi business di LifeGate nel piano industriale dei prossimi anni (che possono essere consultati nei documenti presenti su Mamacrowd) parlano di un raddoppio del fatturato da 15 a 30 milioni in 4 anni, un quasi raddoppio dei dipendenti, investimenti tech, rinnovo servizi e una serie di altri elementi che rendono, anche per investitori che guardano al mero profitto, molto attraente questa proposta di crowdfunding. Per un investitore privato che intende diversificare in direzione ESG, è un’occasione in un certo senso a basso rischio, considerato che non stiamo parlando di una startup ma di un’azienda con 20 di successo alle spalle con una visione e una conoscenza unica di un mercato in pieno boom. “Noi evitiamo di fare delle campagne puramente ‘benefit’ perché non sono adatte all’equity crowdfunding – aggiunge Dario Giudici – LifeGate ci è piaciuta perché ha un senso economico e può produrre ritorni per gli investitori, se a questo si aggiunge un tema sociale o etico, ben venga.  LifeGate vuole diventare sempre di più una public company e con questa campagna, oltre alla ricerca di risorse finanziarie, l’intento è anche quello di fare leva e allargare la loro community e cominciare a dargli la forma di una public company per poi eventualmente ragionare sulla vera e propria IPO. In questo modo, si prepara anche il terreno per la quotazione in Borsa, perché tutti gli investitori di oggi attraverso questa campagna, che hanno condiviso i valori di LifeGate, ne diventano azionisti ma anche i suoi primi ambassador”. “Al momento è ancora inusuale in Italia che aziende delle dimensioni di LifeGate si rivolgano al crowdfunding, ma fa sicuramente parte dei nostri programmi futuri. Noi vorremmo che sempre più anche aziende più strutturate considerino il crowdfunding un’opzione per loro, non solo ‘una roba per startup’, ma un modo per rivolgersi al mercato, eventualmente anche come passaggio per la quotazione in Borsa. Per gli investitori questo è molto attrattivo perchè le possibilità di exit (e quindi di successo) dell’investimento sono più chiare e meno incerte”.

Storia di LifeGate

LifeGate nasce nel 2000 dall’esperienza maturata dalla famiglia Roveda negli anni Ottanta con Fattoria Scaldasole, il primo produttore biologico italiano,  ed è tra le prime Società Benefit in Italia. Ha un fatturato aggregato di oltre 15 milioni, 88 soci e un team di oltre 50 persone, per la maggior parte under 40, con una percentuale di donne che supera il 70%. Negli anni l’azienda ha lavorato con oltre 5000 imprese supportandole con attività di consulenza strategica, integrando la sostenibilità nei loro processi, prodotti e comunicazione, attraverso progetti socio-ambientali e strumenti di comunicazione più innovativi. Con 25 mila contenuti editoriali e 10 milioni di minuti di musica trasmessi in radio, LifeGate ha informato i lettori e gli ascoltatori e oggi conta su una community di 5 milioni di persone. Dal 2000 l’azienda lavora su grandi temi attraverso progetti concreti contro la crisi climatica. Con questo obiettivo sono state lanciate iniziative come Impatto Zero®, primo progetto al mondo a concretizzare gli intenti del Protocollo di Kyoto, che ha compensato le emissioni di CO₂ di 400 milioni di prodotti attraverso la riforestazione di 70 milioni di metri quadrati di aree verdi in Italia e nel mondo, dalla Costa Rica al Madagascar, grazie anche al progetto Foreste in Piedi in Amazzonia. Contro il global warming, nel 2005 è nata anche LifeGate Energy, energia pulita, 100% rinnovabile, italiana e a Impatto Zero®, che negli anni ha fornito 900 GWh a privati e aziende. Negli ultimi anni la presenza della plastica nei mari ha raggiunto il livello di emergenza, affrontato da LifeGate PlasticLess® che ha consentito, in soli due anni, di raccogliere 25 mila chilogrammi di rifiuti plastici e microplastiche in Italia e in Europa e a sostegno delle biodiversità sono state protette 5 milioni di api con Bee my Future.  

 

         

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