Chi Odia Paga entra nel programma governativo Repubblica Digitale

“Ancora una volta il mondo startup dimostra concretamente come la tecnologia possa fornire concrete soluzioni ai problemi del Paese. L’ecosistema innovazione italiano è molto cresciuto in questi anni, anche grazie ad un contesto legislativo favorevole, e siamo ora pronti a fare la nostra parte per dare un sostegno concreto ad una necessaria evoluzione culturale ed economica dell’Italia”, dice a Startupbusiness Francesco Inguscio, fondatore di Chi Odia Paga annunciando che il servizio che consente a chiunque di difendersi dall’odio online diventa partner del programma Repubblica Digitale del governo italiano. Avevamo parlato di Chi Odia Paga già al momento del suo lancio ufficiale in questo articolo, ora, grazie appunto all’accordo con il Ministero dell’Innovazione e la Digitalizzazione, tutti coloro che ne avessero bisogno avranno a disposizione, gratuitamente, le prime funzionalità della piattaforma. Già da ora è infatti possibile ricevere un feedback automatizzato per capire se le condotte subite online siano legalmente sanzionabili o meno, se ricadano quindi in ambiti legalmente perseguibili come cyberbullismo, stalking, revenge porn, hate speech o diffamazione online. Le future funzionalità che verranno rilasciate nei prossimi mesi forniranno ai cittadini tutti gli strumenti tecnici e legali necessari per difendersi dai reati d’odio online in modo facile, veloce, sicuro ed economico. Chi Odia Paga nasce nel 2018 da Francesco Inguscio, con il suo venture accelerator Nuvolab, l’investimento del fondo di impact investing Oltre Venture e cofinanziato da Regione Lombardia. L’idea è fornire assistenza legale per difendersi da queste condotte, attraverso una piattaforma online, semplice da utilizzare e capace di garantire tempi brevi di risposta. Si tratta quindi di una piattaforma legaltech in grado di combattere l’odio online avviando la migliore procedura di tutela legale per ciascun caso. Il primo servizio rilasciato permette all’utente, attraverso la compilazione di un questionario interattivo, di ricevere immediatamente un primo feedback legale basato su un algoritmo di intelligenza artificiale: grazie a esso l’utente scopre se è stato vittima di un reato, di quale reato eventualmente si tratti e, se del caso, suggerisce di contattare un avvocato. Per istruire l’algoritmo è stato utilizzato un archivio di oltre 1.500 sentenze passate in giudicato e la consulenza di un team di avvocati specializzato sui reati online. Il feedback legale è fornito utilizzando un linguaggio comprensibile e riducendo così la distanza percepita tra cittadino e materia giuridica. “Attenzione – aggiunge Inguscio secondo quanto riporta una nota – non è sempre tutto odio ciò che urtica. Non sempre ci sono gli estremi per denunciare commenti aggressivi, il nostro obiettivo non è sostituirci agli avvocati ma dare assistenza al cittadino, per capire quando ci sono le condizioni per contattarne uno, solo quando un reato sia stato effettivamente commesso. La denuncia è l’ultima difesa da usare contro l’odio, la prima si chiama educazione e deve essere sostenuta supportando tutte le associazioni che fanno sensibilizzazione e formazione su questi temi”. Per saperne di più su Repubblica Digitale, leggi questo articolo di CorCom.

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