Startup circensi e la cultura della grati(s)tudine

Se siete una startup e se state cercando di farvi notare dall’ecosistema sapete anche che una buona strada da seguire è iscrivervi a eventi, contest, programmi destinati proprio alle aziende nascenti. Magari scegliendo quelli più appropriati in relazione all’ambito di innovazione in cui operate e senza porvi troppi limiti geografici. Ormai di queste opportunità ve ne sono un’infinità, alcune sono costruite per portare valore alle startup che vi partecipano, altre sono specchietti per le allodole, o forse sarebbe il caso di usare il neologismo ‘alloccole’, dove le startup finiscono per fare le ‘scimmiette’ di un ‘circo’ che porta vantaggi quasi esclusivamente a chi il circo lo ha organizzato, le ‘startup da circo equestre’ insomma. Non c’è una regola per distinguere le opportunità buone dalle opportunità scimmiesco-equestri, forse una cartina tornasole può essere quella della ‘cagnara’ mediatica: più fanno rumore, soprattutto prima dell’accadimento, più è probabile che sia un circo, ma è un metro che non sempre da solo serve a fare la giusta distinzione, l’unico modo per capirlo è l’esperienza, dopo che si è partecipato ad alcuni di questi eventi si inizia a capire quali sono efficaci e meritano investimento di tempo (e a volte anche di denaro) e quelli che invece sono poco più che gite fuori porta che portano a nulla e in alcuni casi possono perfino rivelarsi dannosi per la reputazione e il percorso di evoluzione della startup. C’è però un filo conduttore tra tutte queste opportunità ed è il fatto che quasi sempre sono del tutto gratuite per le startup, anzi a volte, come nei casi di eventi che richiedono spostamenti più o meno lunghi, vi è perfino un rimborso spese o la copertura dei costi. Ciò vale sia per quelli circensi sia per quelli buoni ed è così perché le startup, si sa, hanno tanto valore, quantomeno potenziale, ma poche, se non nulle, risorse economiche. Scattano quindi diversi meccanismi di creazione di valore. Nel caso del circo è facile: le startup diventano veicolo di marketing per chi ha messo su il tendone. Nel caso di eventi che invece portano valore – anche – alle startup e che magari concedono poco al can-can mediatico, il ritorno per chi organizza può essere di diverso tipo: capacità di accreditarsi in modo costruttivo verso una comunità di imprese o di veicoli di investimento, portare a entità più facoltose concreto valore per il loro business declinato sotto forma di innovazione, accelerare lo sviluppo della cultura dell’innovazione in un determinato territorio al fine di stimolare il processo di rinnovamento del tessuto economico, sociale. Insomma, sia che si tratti di qualcosa che assomiglia più allo show-biz, sia che si tratti di qualcosa che è invece più vicino al biz, il meccanismo è ormai piuttosto collaudato e oliato e le startup, giustamente, ne approfittano perché sanno che è un buon veicolo per farsi conoscere, per emergere, per incontrare potenziali partner interessanti, per conoscere mercati anche lontani. È vero che, come recita un adagio ‘non esiste il pasto gratis’, ma in molti di questi casi la sensazione che ci si avvicini molto alla gratuità della libagione è più che concreta. Il che, come detto, non è necessariamente negativo, ma è un modello che, come per molte cose quando si tratta di startup, si è sviluppato applicando principi di creazione del valore un tempo poco diffusi e modelli di sviluppo degli affari che seguono schemi innovativi. Ed è qui che scatta un elemento fondamentale, un elemento che potremmo definire, con un altro neologismo, come la ‘grati(s)tudine’. Elemento che le startup più lungimiranti, sagge e consapevoli applicano in modo efficace, mentre altre ignorano del tutto volutamente o inconsapevolmente ma con il rischio di effetti indesiderati. La grati(s)tudine può essere vista come una sorta di give-back preventivo, come un atteggiamento che fonda le sue radici nella cosiddetta buona educazione ma che nel contesto specifico diventa anche strumento capace di fare crescere la credibilità e il valore della startup e soprattutto del tuo team. La grati(s)tudine è quell’insieme di attenzioni che la startup produce al fine di dare concretezza e seguito alla sua partecipazione a un evento, gratuito, al quale è stata invitata a partecipare (o per il quale è stata selezionata). Ciò ha importanza crescente al crescere del valore che l’evento ha generato per la startup. La grati(s)tudine può manifestarsi in molti modi, ciò che è importante è che non si dia per scontato che tutto ciò che è offerto a vario titolo sia considerato come dovuto. Ringraziamenti sono una strada, consapevolezza di quanto si è ricevuto che non si deve esaurire nel periodo immediatamente successivo all’evento o alla opportunità ma conservarsi nel tempo, riconoscere alle persone che hanno dato supporto un’attenzione anche nel lungo termine è un modo non solo per consolidare un rapporto ma anche per consolidare la reputazione della startup stessa contribuendo così a farla emergere ulteriormente dall’anonimato. Coinvolgere queste persone nello sviluppo e nelle evoluzioni della startup, aggiornarle, presentare loro altre persone, raccontare loro qualche retroscena, sono declinazioni di questo processo. In sintesi mantenete attivi i contatti e non solo quando ne avete bisogno. Infine un ultimo suggerimento: molte startup quando si presentano ai pitch usano un pitch-deck in cui inseriscono anche una slide con tutti i premi che hanno vinto, ecco questa è un’arma a doppio taglio: da un lato può essere certamente un modo per fare vedere a quanti concorsi, contest, eventi, premi si è stati invitati e ci si è messi in mostra, ma dall’altro è del tutto ininfluente, a volte perfino fastidiosa, per chi ascolta che invece vuole vedere il valore dell’impresa, i numeri di business o quelli potenziali, il modo in cui ci si approccia al mercato, il modo in cui si useranno i soldi che si stanno chiedendo agli investitori. Ecco, la slide dei premi va usata con cautela, e più per ringraziamento verso l’ecosistema, che per mostrare le medaglie, e non va mai usata come leva principe di attrazione perché se si ha poco da dire in termini di business non è certo la slide dei premi che cambia le cose e se invece si ha molto da dire non è la slide con l’elenco dei premi a dover fare da specchietto, perché gli investitori sono tutto fuorché ‘alloccole’. @emilabirascid

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