Australia startup, un ecosistema in crescita

I dati più recenti relativamente all’ecosistema australiano delle startup li snocciola Techboard che nel corso del primo trimestre 2018 rileva investimenti totali per quasi un miliardo di dollari australiani pari a circa 640milioni di euro. Centoquarantadue sono stati i deal conclusi, 220milioni di dollari il valore del deal più grosso, 5mila dollari quello più piccolo. La maggior parte delle operazioni sono state condotte da venture capital, per il 39%, sotto forma di debito per il 23%, il capitale raccolto in Borsa ha partecipato per il 21%, poi Ico (10%), grant, premi e crowdfunding per il 3% ciascuno, angel e seed all’1%. Geograficamente a farla da padrone è lo stato del New South Wales, quello di Sydney con il 75% del valore complessivo delle operazioni, a seguire lo stato di Victoria, quello di Melbourne con il 12%, quindi Western Australia e South Australia pesano rispettivamente per il 7 e il 5%. I settori che nel primo trimestre di quest’anno hanno saputo attirare maggiori investimenti sono quello del turismo, della salute e delle biotecnologie e quello del fintech. Ciò che spicca è anche il dato tendenziale che vede una crescita del volume del venture capital pari al 55% rispetto al trimestre precedente e del 34% nell’ammontare dei fondi destinati alle startup. Insomma, l’ecosistema startup australiano è in piena crescita. L’economia del Paese, storicamente legata all’industria mineraria e alle costruzioni è in pieno cambiamento, un po’ come avviene per i Paesi produttori di petrolio che sono cresciuti sulle materie prime estratte dalla terra e che oggi si trovano capitali consistenti da investire nella nuova economia e nella innovazione d’impresa. Il governo federale ha avviato un programma informativo e strutturale per rendere più semplice l’accesso ai fondi di venture capital, un programma è che illustrato qui, mentre l’Australia private equity & venture capital association limited offre informazioni dettagliate sul suo sito. Ciò che però appare in modo netto, oltre i numeri e il momento storico, è un territorio che sta abbracciando il fenomeno delle startup in modo completo, lo fanno le istituzioni con programmi specifici, lo stato di Victoria ha LaunchVic e StartupVictoria per esempio, lo fanno entità private che fanno parte di circuiti globali come per esempio Startupbootcamp e StartupGrind che a Melbourne sono molto attivi, ci sono attività private come, sempre a Melbourne la nota York Butter Factory che è un po’ il cuore pulsante dell’ecosistema della città. Anche ad Adelaide la tensione verso l’innovazione d’impresa è forte come per esempio dimostra il ThincLab, l’incubatore dell’università della città capitale dello stato del South Australia, che si pone come eccellenza e ha saputo attirare imprenditori anche dall’estero, in modo particolare dall’Europa; e come dimostra anche il New Venture Institute della Flinders University che gestisce programmi sia di incubazione sia di accelerazione. Citiamo queste due città perché sono state le tappe della prima edizione dell’Italian Innovation Day Australia e in cui, pertanto, chi scrive ha potuto constatare direttamente la realtà. Citiamo anche il professor Colin McLeod del  Wade Institute of Entrepreneurship che, intervenuto all’Italian Innovation Day di Melbourne, ha voluto mettere in luce come anche in Australia sia venuto il momento di puntare su un cambiamento della mentalità imprenditoriale e come, esattamente come avviene anche in Italia e in molti altri Paesi, l’innovazione si prima quella dell’approccio alla creazione d’impresa e poi lo sviluppo di prodotti e soluzioni innovative. Sempre all’evento sono intervenuti anche Trevor Townsend, Managing Director del programma Startupbootcamp a Melbourne che ha appena chiuso l’accelerazione di startup con innovazioni in ambito energia provenienti da tutto il mondo e che ora sta per lanciare un nuovo programma focalizzato sul fintech in collaborazione con York Butter Factory Ventures, il cui capo dello staff Jason Lim ha enfatizzato l’importanza della creazione di un ecosistema dinamico e capace di sostenere effettivamente la nuova generazione di imprenditori, e in questo la città di Melbourne sta dimostrando di essere molto concentrata anche grazie alla sua tradizionale cultura un po’ underground e al fatto di essere considerata la capitale creativa d’Australia: “è vero che i principali investitori e in genere l’industria delle finanza è basata a Sydney, ma qui a Melbourne ci sono imprenditori molto capaci e innovativi”, è un po’ il mantra che tutti coloro che sono coinvolti nell’ecosistema startup ripetono, come fa anche Kate Cornick, Ceo di LaunchVic la quale ha scelto come sede un edificio storico ristrutturato nella zona di Melbourne dove gli uffici delle principali aziende, banche, società di consulenza hanno sede per sottolineare ulteriormente l’importanza del dialogo tra le imprese consolidate e quelle nascenti. Infine, Federico Bettini, Ceo di AizoOn Australia, azienda italiana che fa integrazione di sistemi e che è presente in Australia da tempo racconta come fare business nel Paese dei canguri sia una sorta di via di mezzo tra farlo in Usa o in Uk e in Giappone o comunque nell’area asiatica: “ciò che ho riscontrato è che se da un lato l’approccio è molto anglosassone, dall’altro si caratterizza anche per una profonda ricerca del rapporto di fiducia così come avviene nei Paesi asiatici, cosa che molto spesso allunga i tempi di definizione di accordi e di avviamento del business. È un elemento interessante che credo vada considerato anche quando si tratta di lavorare con le startup e in generale con la nuova generazione di imprenditori qui in Australia”.

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