Gender gap, a New York è boom di startup fondate da donne

La “gender inequality” nella tech-industry è un fenomeno conosciuto, così come lo è il fatto che l’accesso ai capitali per le startup guidate da donne è, a parità di rischio, più difficile che per gli uomini. Negli Stati Uniti, dove il 39% di imprese private è di proprietà femminile,  solo il 2% del venture capital finisce in società fondate da donne, dato influenzato pesantemente dai giganti tech della Silicon Valley dominati da uomini. New York è la seconda destinazione di venture capital dopo San Francisco ma, contrariamente alla tech-centrica Silicon Valley, la Grande Mela offre maggiori opportunità alle imprenditrici grazie al suo mix di arte, media, moda, industrie creative e digitali, finanza. Queste caratteristiche hanno portato ad un vero boom di startup al femminile e ad un aumento dei capitali raccolti.  Secondo un’indagine di Fortune, New York City e Brooklyn insieme detengono il primato di città con la maggior densità di startup fondate da donne in tutti gli Stati Uniti. Di pari passo crescono ovunque  negli States, gli strumenti e le iniziative per colmare il gap nell’accesso ai  capitali. Nata per favorire i piccoli imprenditori nei paesi emergenti, Kiva è una piattaforma di micro-credito no-profit co-fondata da Jessica Jackley, imprenditrice e investor impegnata nella “financial inclusion”. La piattaforma consente a piccoli imprenditori di postare una richiesta di credito a cui tutti possono contribuire a partire anche da $25. L’81% dei progetti della piattaforma è guidato da donne. Sono due startupper donne con background in venture capital, private equity e investment banking le fondatrici di Cnote una piattaforma di risparmio alternativa alle forme tradizionali che consente di guadagnare il 2.5% sui soldi investiti in progetti locali guidati da donne e minoranze. Altro modello innovativo è SheEo, creato da Vicki Saunders imprenditrice seriale. SheEo è uno strumento nato per finanziare l’innovazione e l’imprenditorialità femminile attraverso prestiti a bassissimo interesse grazie ad un network di 500 donne “activators” che contribuiscono con un atto di “Radical Generosity” $ 1100 l’una (importo deducibile dalle tasse).  Le activators competono per trovare 5 startup al femminile le cui caratteristiche siano una forte potenzialità all’ export e prodotti e servizi che contribuiscano a migliorare il mondo. Il capitale raccolto viene prestato a bassissimi interessi alle cinque società selezionate che lo ripagheranno in 5 anni. Una volta ripagato, il capitale sarà re-investito in altri progetti, creando un circolo virtuoso perpetuo. Le activators non solo investono, ma fungono da veri e propri business angels mettendo a disposizione delle cinque aziende la loro esperienza e contatti per aiutarle a svilupparsi. Nato negli States, il modello è già stato replicato in 150 paesi. ElleVest è una piattaforma digitale d’investimento per donne che investono nelle donne. Fondata dalla ex CEO di Wall Street, Sallie Krawcheck, la piattaforma si basa su un algoritmo che analizza stili di vita, reddito e altri parametri delle sue clienti per proporre portafogli di investimento rappresentati da progetti ad alto impatto sociale guidati da donne. Il crowdfunding è una delle forme di finanziamento in cui i progetti femminili superano quelli maschili non solo numericamente ma anche per la quantità di fondi raccolti. Motivo di ciò è che le donne sono più brave a raccontare i loro progetti e a ottenere il supporto delle loro comunità. Indiegogo è una delle prime e più conosciute piattaforme di crowdfunding basate sul sistema dei rewards. Fra i fondatori, due donne Danae Ringelmann e Slava Rubin. Il 47% delle campagne su Indiegogo che superano i loro obiettivi di finanziamento sono gestite da donne. Di più recente fondazione, la piattaforma I-FundWomen, creata da Karen Cahn è la prima piattaforma di crowdfunding nata negli Stati Uniti e dedicata interamente a progetti femminili.  I-fundwomen non è solo una piattaforma di crowdfunding ma un ecosistema che aiuta le donne a colmare il cosiddetto “confidence gap” attraverso coaching gratuito, supporto per la realizzazione di video professionali e un network per scambiare esperienze e aiutare le imprenditrici a lanciare il loro business. iFundWomen è basato su un modello pay-it-forward: il 20% delle fees viene re-investito in live campaigns per i progetti presenti sul portale creando ulteriore visibilità. La maggior parte dei progetti sono negli States ma la piattaforma sta crescendo anche in altre parti del mondo, Europa inclusa. E’ da augurarsi che quest’ondata di iniziative da parte di donne per le donne contagi presto l’altra sponda dell’oceano e l’Italia in particolare dove, se mediamente è difficile reperire finanziamenti, per le startup rosa la missione è ancor più ardua. Contributor: Tiziana Marcuccio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter