Venture Capital, FII Tech Growth investe 10mln in SECO, ecco perché
Il fondo Tech Growth del Fondo Italiano di Investimento, nato recentemente ne abbiamo parlato qui, annuncia di avere chiuso il secondo investimento dopo quello su BeMyEye. Questa volta non si tratta di una startup, ma di un’azienda fondata nel 1979 – SECO –  che opera nell’ambito dell’elettronica e della informatica e che ha sempre mostrato un piglio innovativo, insomma un’azienda che ha certamente una storia, ma che ragiona come una startup. Claudio Catania del FII spiega a Startupbusiness come Tech Growth miri ad aziende che sono certamente caratterizzate da un alto contenuto tecnologico ma che non devono necessariamente essere già partecipate da un venture capital: “Seco produce sistemi elettronici chiavi in mano, mini computer e realizza progetti ad hoc per la digitalizzazione di qualsiasi prodotto di terzi, dalle macchine del caffè a quelle per le palestre, dalle vending machine ai dispositivi industriali (alcuni suoi clienti sono Cimbali, Esaote, Technogym e Vimar, ndr). Operano in un mercato in forte crescita e hanno la capacità di realizzare sistemi completi e complessi e l’abbiamo scelta per tre motivi: il loro patrimonio tecnologico, la capacità di realizzare innovazione per il mercato e le potenzialità di crescita”. FII Tech Growth ha investito in Seco 10 milioni di euro  sotto forma di aumento di capitale, soldi che saranno utilizzati per rafforzare e strutturare l’espansione internazionale dell’azienda che è già presente in India, Stati Uniti, Germania e Taiwan benché l’intera produzione sia ancora oggi totalmente ad Arezzo dove Seco è nata e dove ha la sua sede principale.

Internazionalizzazione e acquisizione di startup

A seguito dell’operazione Massimo Mauri, ex vice presidente di un’altra gemma italiana dell’industria ad alta tecnologia, Eurotech, diventa membro del consiglio di amministrazione di Seco con anche un ruolo operativo a sostegno dello sviluppo. Sviluppo che comprende anche lo scouting e l’acquisizione potenziale di startup che hanno tecnologie che possono essere interessanti per Seco e che sono accompagnate da modelli di business di tipo B2B come conferma Daniele Conti che è stato uno dei due fondatori insieme a Luciano Secciani: “noi siamo oggi una delle poche aziende veramente high tech italiane e continuiamo a credere nelle potenzialità del nostro Paese – spiega -, abbiamo investito e continuiamo a investire in collaborazioni con centri di ricerca e università sia nazionali sia internazionali (tra loro ci sono La Sapienza, University of Singapore, Politecnico di Milano, University of San Diego, INFN, ESIE di Parigi, Politecnico di Torino, CERN, Carnegie Mellon University e Barcelona Supercomputing Center, ndr) e ora è il momento di fare il passo importante verso la internazionalizzazione”. Seco si prepara quindi a conquistare i mercati internazionali e lo fa con il supporto di FII che non porta solo soldi ma anche competenze che all’azienda aretina servono per strutturarsi al meglio e continuare a innovare così come ha fatto con il lancio di Udoo, che è una linea di componenti elettronici e informatici open source che consente di costruire oggetti di ogni tipo e che conta una comunità di 100mila appassionati in tutto il mondo: “Udoo è stato oggetto anche di una campagna su Kickstater – aggiunge Conti – che abbiamo fatto non tanto per raccogliere denaro ma per accrescere la visibilità e presto ne faremo una nuova e soprattutto è una tecnologia che soddisfa le esigenze non solo degli appassionati ma anche dell’industria, sono già una ventina i prodotti industriali oggi sul mercato che sono nati grazie a Udoo”. Così l’azienda toscana che fattura oltre 50 milioni di euro e che conta oltre 250 dipendenti intende diventare il punto di riferimento per l’elettronica embedded a livello globale e la caccia alle startup che hanno progetti e tecnologie per accelerare questo processo è già iniziata.

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