Essere un venture capital nel mondo arabo, Walid Mansour (MEVP)

Walid Mansour, partner e chief investment officer di MEVP (Middle East Venture Partners), uno dei principali venture capital del mondo arabo, ha chiuso una partnership a maggio 2017 con Mohamed Al Abbar, chairman di Eemar properties negli Emirati Arabi per allargare le sue attività e avere un impatto ancora maggiore con il lancio di un fondo di investimento da 250 milioni di dollari interamente dedicato a operazioni nell’area Mena (Middle East North Africa). A seguito di tale partnership Mohamed Al Abbar ha acquisito una partecipazione in MEVP. Il nuovo fondo è stato pensato per supportare le aziende tecnologiche emergenti nell’area sia con investimenti in capitali sia con competenze specializzate e per garantire il supporto finanziario sia nella fase di lancio sia in quella di crescita al fine di aiutarle a diventare strutture solide e con potenzialità globale. MEVP ha iniziato a operare nove anni fa, agli albori dello sviluppo di questa nuova economia delle startup nell’area Mena dove vi sono grandi opportunità di crescita, talenti e desiderio di rinnovamento dei processi economici e anche sociali.

Walid Mansour, partner e chief investment officer di MEVP (Middle East Venture Partners)

L’area di maggiore interesse di MEVP è nell’ambito della tecnologia e del digitale, soprattutto i marketplace, il software as a service e il backend as a service. I marketplace in particolare sono un ambito in crescita in Mena–Gcc (Gulf cooperation council, quindi l’area dei Paesi del Golfo, ndr), e la prova la più significativa di questo crescente successo è stata l’acquisizione della piattaforma di e-commerce Souq da parte di Amazon nel luglio scorso per una cifra complessiva pari a 650 milioni di dollari. Nel portafoglio di MEVP ci sono circa quaranta investimenti in startup diverse, si tratta di deal early stage, series A e series B, e sono a oggi presenti soprattutto in Libano e negli Emirati Arabi, ma anche in Giordania, Arabia Saudita, Turchia ed Egitto. Lo scopo ora è espandere le operazioni sia geograficamente sia per dimensione puntando sulla crescita e lo scaleup con operazioni tra i 5 e i 20 milioni di dollari, al fine di continuare a mostrare come nella zona Mena-Gcc possano nascere piattaforme tecnologiche di grande valore, come per esempio Anghami, la prima piattaforma di streaming per la distribuzione di contenuti in modo legale del mondo arabo, oppure Altibbi una piattaforma di healthcare digitale per il mondo arabo. “Il fatto di investire solamente in Mena-Gcc è stata una scelta naturale, vogliamo essere vicini alle startup, e lavorare con loro. E poi conosciamo il mercato, abbiamo i contatti. Fare il VC è la perfetta sintesi tra la gestione dei capitali e il networking – dice Mansour -. Quello che importa è rimanere vicino alle persone, poi naturalmente l’espansione può essere globale, ci sono già aziende che hanno aperto uffici all’estero, ma il quartiere generale e la ricerca e sviluppo rimangono nel paese di origine”. Fare il VC nella zona è una sfida certamente, ma non è impossibile: “ci sono molti problemi, non solo a livello politico-economico-sociale se parliamo in generale, ma ci sono anche sfide che riguardano la cultura. I fondatori delle startup sono un po’ viziati a volte, e ci sono sempre discorsi off the record che tendono a rendere tutto più complesso, noi dobbiamo essere veloci perché quella delle startup è un’economia molto veloce. Un’altra cosa interessante è il fatto che l’età media dei fondatori è di 38 anni che vuole dire che ci sono degli imprenditori di 50 anni e altri di 22 anni, ed e più difficile investire in giovani che vengono direttamente dall’università non avendo mai lavorato. Fare l’imprenditore richiede molto impegno e sacrificio ed è difficile da spiegare”. Al livello strategia e visione del futuro Mansour pensa che, “l’Arabia Saudita sia un gigante in forte cambiamento che si sta aprendo all’esterno e con una popolazione molto giovane. Le donne stanno per avere uno ruolo importante nel dare una nuova forma al sistema, un fatto molto positivo;  Dubai, per almeno i prossimi 2-3 anni continuerà ad avere un ruolo maggiore e un impatto globale sul fronte dell’innovazione e quindi resta il posto dove bisogna essere”. venture capital nel mondo arabo Il lavoro di un VC ha un ruolo educativo nella regione, come tutti gli attori dell’ecosistema, se non di più, e rispondendo alla domanda su co-investimenti con realtà finanziarie più tradizionali, Mansour dice che hanno un capitale di 100 milioni di dollari anche con holding famigliari, cosa che dimostra come anche gli investitori più conservatori stanno iniziando a capire sia le opportunità sia i meccanismi legati all’investimento in startup. “Fare i VC è un lavoro che ha molte variabili, non è possibile avere il controllo su tutto e richiede una buona dose di conoscenza della psicologia delle persone – conclude Mansour – Si devono capire le motivazioni, le esigenze, le personalità, è un processo di apprendimento anche per noi che facciamo i VC, così come per tutti coloro che operano in questo mercato”.   Contributor: Maria Matloub @mariamatloub

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