L’era delle startup è finita

È finita l’era delle startup, almeno se consideriamo la definizione più classica di startup: azienda digitale che vuole diventare una global company e valere miliardi di euro, dollari o bitcoin. Abbiamo sempre detto, e ribadiamo, che le startup non sono solo quelle ‘pure digital’ ma anche quelle che sviluppano innovazione, che creano nuove tecnologie, che usano al meglio le tecnologie esistenti per innovare i modelli di business in molti altri settori, e soprattutto abbiamo sempre detto, e confermiamo, che le startup sono innovative non solo perché fanno cose nuove ma anche e soprattutto perché fanno cose in modo nuovo applicando nuovi paradigmi e una nuova filosofia della imprenditorialità. Detto questo però siamo di fronte a un fenomeno che inizia ad avere tratti piuttosto definiti: i giganti della tecnologia si mangiano le startup, o meglio si mangiano le opportunità per le startup di svilupparsi e crescere. È un fenomeno che abbiamo già visto accadere in passato, per esempio nei primi anni dell’era del personal computer quando a ogni rilascio di una nuova versione di un sistema operativo essa inglobava le funzionalità che prima erano disponibili solo grazie a software aggiuntivi sviluppati da piccole e indipendenti software house. Si pensi agli antivirus, ai programmi per ottimizzare l’utilizzo dello spazio sui dischi di memoria, a quelli per facilitare il backup e così via. Alcune di queste software house sono state comprate, altre hanno saputo correre più veloce con l’innovazione e sono vive tutt’ora (poche), altre ancora semplicemente sono state spinte fuori dal mercato proprio dai giganti della tecnologia che dotati di maggiori risorse economiche, tecnologiche, di marketing, sono riusciti a conquistare rapidamente posizioni di assoluto controllo. Lo stesso sta avvenendo ora con le grosse global company: Facebook, Google, Amazon e perfino Uber e AirBnb che si stanno prendendo tutto, crescono, aggiungono funzionalità e servizi, acquisiscono altre startup per estendere la loro presenza sul mercato a livello geografico, di settore, di soglia anagrafica. Insomma si sta verificando nuovamente quello che negli anni novanta è successo con l’industria del personal computer quando con il tempo pochi giganti si sono conquistati l’intero mercato (non solo quello del software, ma anche quello degli standard e quello dell’hardware). È quindi la fine delle startup? La fine per chi aspira a creare una nuova global company digitale, la fine dell’era delle unicorn? Con tanto di rallentamento anche degli investimenti dei VC? A giudicare da quanto scrivono Olivia Solon su The Guardian che parla di possibile ‘game over’ e Jon Evans su TechCrunch che si affida al popolare ‘That’s all Folks’, la situazione è esattamente questa e lo scenario è destinato a perdurare, se non addirittura a peggiorare (sempre dal punto di vista dei nuovi aspiranti global startupper). Secondo The Guardian si tratta di una vera e propria emergenza in termini di crescita economica perché il declino delle startup fa il paio con la riduzione della crescita stessa, mentre secondo TechCrunch si prevede che i grandi colossi conquisteranno sempre più terreno e dovremmo aspettare e sperare che il pendolo torni a sbilanciarsi dalla parte delle startup. Se però ripercorriamo la storia, sempre prendendo spunto da ciò che avvenne all’inizio dell’era del personal computer, possiamo tentare qualche possibile previsione e lo scenario più plausibile è quello che vedrà un ritorno della crescita delle startup quando vi sarà la disponibilità di una nuova tecnologia dirompente tanto quanto lo fu internet. Magari anche per gradi, come accadde per la bolla del 2000 e la sua conseguente implosione, magari anche con tempi non necessariamente fulminanti, ma lo scenario è quello ed è già presente. La nuova tecnologia dirompente c’è e si chiama blockchain e la sua capacità di trasformare il mondo con una profondità pari se non superiore all’impatto che ha avuto internet, è ancora tutta da esplorare ma i primi segnali e vagiti ci dicono che il cambiamento sarà strutturale. Sarà un cambiamento culturale e paradigmatico, un cambiamento di modelli economici, sociali, finanziari, organizzativi e sarà naturalmente la nuova grande opportunità per le startup e la capacità di continuare a fare innovazione in un mondo sempre più liquido, sempre più nomade, sempre più decentralizzato. @emilabirascid

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