Chatbot contro hate speech, è Loudemy la nuova startup di Selene Biffi

Sappiamo tutti quanto sia facile diffondere odio, paura e disinformazione online; dopotutto, i social media e i forum ne sono purtroppo pieni. Come cambierebbero però le stesse conversazioni se, per una volta, decidessimo di affrontare direttamente l’intolleranza e la cattiva informazione che li animano? Selene Biffi ha deciso di provare a dare una risposta e lo ha fatto ideando, costruendo e ora lanciando Loudemy , una piattaforma che aiuta a costruire chatbot intelligenti per trasformare ogni conversazione online in un’opportunità di dialogo, informazione e cambiamento sociale. “In genere i chatbot vengono utilizzati a supporto del servizio clienti online, per prenotare viaggi, chiedere informazioni meteorologiche o ricevere notizie. Ma credo possano fare molto, molto di più, specialmente in un clima come quello attuale”, spiega Selene a Startupbusiness e aggiunge: “Spero che un progetto come Loudemy riesca a sensibilizzare le persone sul ruolo che possono giocare nelle conversazioni online in termini di dialogo, qualità e completezza dell’informazione. I casi di cyber bullismo, la cattiva informazione e la diffusione di discorsi d’odio (hate speech) online sono ormai all’ordine del giorno, ed è importante contrastarli lì dove sono più diffusi, sui social networks”. Loudemy permette agli utenti di contribuire alle conversazioni online su argomenti di loro interesse anche quando non sono di fronte ad uno schermo. I chatbot di Loudemy vengono attivati ogni volta che incontrano parole e concetti negativi, notizie infondate e intolleranza, attraverso un’analisi del testo della conversazione e l’intenzione. I chatbot intervengono poi in automatico postando commenti con dati e informazioni utili a stemperare i toni e creare dialogo su un vasto numero di argomenti attuali, dai diritti umani al cambiamento climatico, dalla politica alla tolleranza religiosa, e molti altri ancora. A differenza di quanto si trova già online, Loudemy non blocca gli utenti, non segnala contenuti inappropriati e non cancella i commenti di altri, ma offre invece informazioni alternative e nuove prospettive attraverso testi scritti, file audio, immagini e video. È sufficiente registrarsi su Loudemy, scegliere gli argomenti che più stanno a cuore, selezionare le fonti che i chatbot utilizzeranno – presi da organizzazioni internazionali, istituti di ricerca, istituzioni di vario tipo come per esempio Amnesty International, Nasa, New York Times, Istat, ma anche per esempio la Costituzione e suddivide in fonti media, fonti di esperti e fonti legali – e collegare Loudemy ai social. Il nostro algoritmo si occupa poi del resto, permettendo agli utenti di contribuire a conversazioni online su social quali Facebook, Twitter, Instagram e Youtube, per iniziare. “Loudemy è disponibile gratuitamente per utenti singoli, a pagamento invece per gruppi, associazioni ed enti, questo il nostro bacino di utenza iniziale. Abbiamo però in mente di coinvolgere anche giornali e università a breve”, aggiunge Selene Biffi.

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