Come creare il brand della start up

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Creare il brand della start up è tra i primi passi che ne accompagnano il lancio e che possono gettare nel panico (si fa per dire). Poche idee ma confuse? Ecco alcuni consigli.  

1 . Non è mai troppo presto per pensare al brand della start up

Spesso il tema del brand viene accantonato dalla startup, perchè si pensa che sia una cosa alla quale si può pensare dopo, che una società piccola non ne abbia bisogno, che si tratti di qualcosa di costoso. In realtà, secondo gli esperti, non è mai troppo presto per cominciare a pensare al “brand” della propria impresa. Specialmente se ciò che fa la startup è un prodotto o servizio consumer. Il brand è molto di più del semplice “logo”, anzi è a monte di questo. E’ una valore intangibile che rappresenta ciò che la startup è, e che stabilisce una relazione emozionale ed empatica con il suo cliente/utente a livello cosciente e incosciente. Lo fa con il logo, ma anche con il suo sito, i colori che sceglie, la comunicazione testuale, i font, le immagini, la comunicazione social, il design, un biglietto da visita, un volantino, il format di un evento, i valori che vengono trasmessi, il posizionamento…In pratica, è una questione di customer ( e stakeholder) experience. Sul brand ci si può costruire una fortuna, Apple docet. Nel video qui di seguito, di Google for Entrepreneurs, si spiega appunto questo concetto.  

2 . Scopri qual’è la personalità del tuo brand

Il brand non si crea, si svela. Michelangelo diceva, a proposito delle sue sculture, che il suo lavoro era solo quello di eliminare dal blocco di marmo il materiale in eccesso, perché l’opera era già originariamente là dentro. La metafora possiamo applicarla al brand dell’impresa:  nel suo DNA (quello che fa, come lo fa, la cultura imprenditoriale dei founder, la loro missione, gli obiettivi, la visione) c’è già la personalità del brand, anche se non è sempre facile farla emergere e tradurla in loghi, messaggi, comunicazione. Un tool online molto interessante e veloce per scoprire di più sulla personalità del proprio potenziale brand è “Brand Personality Quiz”: 7 domande con risposte guidate che permettono di stabilire quale sia l’archetipo del tuo brand. Potresti scoprire di essere eroico (o fuorilegge).  

3 . Brainstorm

La startup che deve ancora scegliere il brand è tendenzialmente composta da 2-3 persone. Tuttavia la tendenza anche in un team piccolo è di trascurare il tema del brand e magari considerarlo un task assegnabile direttamente a qualcuno del team in esclusiva (della serie…prepara un paio di loghi e proposte payoff che poi li vediamo…), Sarebbe meglio, per lo meno nella fase di scoperta e di definizione del concept, coinvolgere tutto il team, per piccolo che sia. Facendo tanto brainstorming, per far emergere i valori importanti, le parole chiave, i messaggi che si vuole trasferire, per visualizzare l’immagine stessa della startup e il suo ruolo nel mondo. In questo modo si arriva a concetti e idee condivise, che veramente le persone sentono come propri valori e sulle quali poi si può operativamente delegare il lavoro a una figura comunicazione del team o esternalizzare il tutto. Per aiutare il brainstorming può essere di aiuto utilizzare un canvas ad hoc come quelli proposti da TLB – The Lean Brand Stack; o i suggerimenti per rendere efficace il brainstorm proposto su Medium A Lightweight Branding Exercise for Startups, da Bruno Bergher (designer di Google).

Qualcosa di più corposo nello slideshare.

4. Crowdsource

Aprirsi alla creatività e alle competenze esterne (per quanto attiene alla parte creativa come loghi, nome immagine), quando si è ancora pochi nel team, può essere una scelta vincente e non per forza costosa. Oltre a consolidate (e costose) agenzie che si occupano di questi aspetti, ci sono oramai numerose piattaforme di crowdsourcing in cui persone di talento, professionisti del settore e creativi, possono dare idee e fornire diverse soluzioni di design. Molto utilizzata in Europa sono 99Designs e CrowdSite, per esempio, in US Crowdspring. Il vantaggio è che in genere si organizzano contest che permettono di selezionare tra varie proposte; o in ogni caso, si tratta sempre di affrontare costi inferiori rispetto alle agenzie. Molti contestano la qualità del design in questo tipo di piattaforme, ma se i soldi a disposizione sono pochi possono essere l’unica chance di una startup. Il consiglio che si può dare è quello di verificare sempre, che il logo o altro design che ci viene proposto non sia già in circolazione adottato da altre società.

Al crowdsourcing di idee ricorrono anche grandi imprese che non avrebbero problemi a pagare agenzie, magari lo fanno con altre modalità: esemplare il caso di Mozilla, gigante dell’open source, che in linea con la propria filosofia ha aperto il sito-progetto Mozilla Open Design – branding without walls , per ricevere idee e proposte per un rebranding della propria immagine. Seguire l’esempio di Mozilla per una startup ancora sconosciuta è naturalmente difficile: se ci si vuole provare il consiglio che possiamo dare è utilizzare piattaforme come Facebook o, ancora meglio, Quora, in cui si possono chiedere feedback e idee a una community molto attiva semplicemente postando la richiesta di un suggerimento.

5. Butta lo sguardo oltre la siepe, e ai tuoi competitor

Impara dalle cose buone e meno buone che fanno gli altri con il proprio brand. Gli altri sono le grandi aziende di successo in ogni campo (i casi classici con un forte brand, tipo Coca cola); e naturalmente i tuoi competitor. Guarda attentamente cosa fanno e lasciati andare alle critiche, spontaneamente: osserva i vari canali della loro comunicazione come un utente – cliente, e prendi appunti su cosa ritieni sia fatto bene e cosa invece è sbagliato. Il tuo scopo non è copiare alcunché, ma semplicemente studiare il settore e imparare dalle esperienze altrui. Un aiuto per capire meglio come osservare i competitor e il loro posizionamento nel libro “Start up marketing. Trasformare le idee in opportunità di business.” di Amir Baldissera e Barbara Bonaventura disponibile anche sotto forma di ebook.

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