Innovazione alimentare, adesso parliamo di agromotica

Si parla di food-tech quasi sempre per raccontare storie di startup che rendono più immediato l’accesso al cibo. Ma questo è solo l’ultimo miglio. Per il dopo Expo è strategico pensare anche all’applicazione di tecnologie, hardware e software, alla produzione. Per renderla più efficace, sicura e sana. In un post precedente si è affrontato il tema della relazione tra le tecnologie, il cibo e l’agricoltura. Il tema è chiave ed è uno dei filoni sui quali la nuova ondata di imprese innovative punta, tanto che si parla di food-tech e di come una delle possibili destinazioni del sito del World Expo 2015 di Milano al termine della manifestazione possa proprio essere legata all’innovazione in questo ambito. Si parla di food-tech quasi sempre per raccontare storie di startup che hanno sviluppato piattaforme e modelli che rendono più sociale, più salutare, più immediato l’acquisto e il consumo di cibo, cioè di quello che potremmo definire l’ultimo miglio di questo settore. È questo un aspetto importante ma solo se guardato nel contesto più ampio che comprende anche la parte della produzione, quella che con un neologismo potremmo chiamare ‘agromotica’, quindi l’applicazione di tecnologie, di sensori, di droni, di software alla produzione agricola per renderla più sicura, più sana, più efficace, più produttiva. E’ un tema fondamentale perché solo partendo da modelli che consentono di produrre in modo migliore, con qualità migliore, di distribuire con maggiore efficacia e mantenere la qualità lungo tutta la filiera si può ottenere effettiva innovazione anche nell’ultimo miglio e quindi anche nella parte più gioiosa della filiera: il consumo. Leggi l’articolo completo su EconomyUp l’articolo di Emil Abirascid

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