SHOWin3D sfida la resistenza italiana all’innovazione

Stefano Provenzano, fondatore e amministratore unico di Shin Software, vive e lavora a Lesa. La sua ultima creatura si chiama SHOWin3D, una piattaforma per pubblicare su web e mobile oggetti 3D interattivi, in modo semplice e conveniente, alla portata anche di PMI e singoli professionisti. In sintesi, la tecnologia consente di convertire i file CAD (indispensabili per la produzione di qualsiasi oggetto) in rendering 3D interattivi, visualizzabili da chiunque in modo assolutamente intuitivo e senza alcuna conoscenza informatica, tramite i principali browser su computer, tablet o smartphone. Gli oggetti creati con SHOWin3D possono essere ruotati, ridimensionati, aperti, ingranditi e visti dall’interno. Le sue applicazioni spaziano dal commercio elettronico alla meccanica, dal design all’education. La società ha già fatturato e clienti, ma ha anche attivato lo scorso febbraio (scadenza fine marzo) una campagna di equity crowdfunding, con l’idea di raccogliere i capitali necessari per accelerare il suo processo di crescita. Stefano, pensi che il 3D sia davvero utile per le aziende e in cosa è innovativa la tua piattaforma? A mio avviso il 3D non è “utile” al business, è essenziale. Oggi non basta più vendere, il cliente premia chi offre il servizio dopo-vendita (anche su questo in Italia siamo lenti ad allinearci) e il costo del customer care diventa importante. Shin Software porta la grafica 3D interattiva di ultima generazione sul web e mobile, per rendere gli oggetti esplorabili in 3D e personalizzabili on-line tramite qualsiasi dispositivo. Immaginate il vantaggio di chi può offrire ai suoi clienti la possibilità di vedere i prodotti in 3D e personalizzarli nel colore o nel tessuto, oppure vedere in co-browsing dove essi hanno difficoltà, o, per l’operatore, mostrare le procedure di manutenzione o cambio di un pezzo con un’animazione 3D. L’innovazione di SHOWin3D è il mix di tecnologie game e business fuse assieme da algoritmi squisitamente Made in Italy, con user-experience dell’editor all’insegna della semplicità. Le potenzialità non si fermano al commercio, l’educazione potrebbe essere rivoluzionata dall’uso di una tecnologia come la nostra. Storicamente il software 3D è un prodotto d’elite, io volevo eliminare il bisogno di strumentazioni costose e tecnici iperspecializzati; obiettivo che, grazie al mio superteam di programmatori di gran classe italiana ☺, ho ampiamente superato. Siamo orgogliosi di avere creato un prodotto che rimette sulla mappa l’ingegnosità italiana in un campo dove siamo poco rappresentati e aiuta il business italiano. A te com’è venuta la passione per il 3D? Nel 1997 sono stato fra i primi in Italia a usare Net Yaroze (dal giapponese Yarōze “Facciamolo Assieme!”) un kit di sviluppo per la PlayStation, promosso da Sony e messo a disposizione per “solo” un milione e mezzo di lire a chi aveva l’hobby della programmazione. Un salto epocale perché fino ad allora solo le grandi aziende potevano accedervi. È nata così in ambito gaming tra PC e Playstation la mia relazione con il 3D interattivo e la realtà virtuale, che poi diventa l’ossessione di sfruttarne le potenzialità per il business. Grazie a un professore illuminato del DSI, Gianni Degli Antoni, ho portato Net Yaroze dentro l’Università degli Studi di Milano, dove studiavo informatica. Poco dopo ho incontrato Marcello Figoli, dirigente di una società di impianti per disabili, che fu il primo a sfruttare il valore commerciale del 3D. Grazie a lui, nel 2006, ho creato il mio primo applicativo web 3D che tutt’oggi rende un servizio utilissimo all’azienda Garaventa. Shin Software Srl nasce da lì. Il mercato mi sta dando ragione, il 3D è ora fermamente nel mirino delle aziende, solo le grandi per ora, ma spero, con SHOWin3D, che a breve potremo annoverare anche le piccole e medie. Qualcuno mi ha detto che essere primi è uno svantaggio, chi sfonda sono i “second best”, quelli che arrivano al momento giusto, quando il divario fra l’innovazione e il bisogno è ridotto. Io sono pronto, come primo, secondo e perfino terzo; per dirlo all’americana I have covered all my bases.

Team Shin Software

Team Shin Software al Web Summit di Dublino

Perché “Shin” Software? “Shin” è una traslitterazione dall’inglese di un ideogramma giapponese, una cultura che mi appassiona, che significa “cuore, mente, spirito”. Un nome per sottolineare gli elementi importanti della mia start up innovativa, costituita nel 2011 per fare bene le cose: passione, intelligenza, determinazione. Sotto il profilo della determinazione, quali sono le difficoltà che, come imprenditore in un settore “innovativo”, ti trovi ad affrontare? La vendita online viene percepita dalle piccole e medie aziende italiane come un corollario, un pezzo “non necessario”. Presentare a queste aziende SHOWin3D significa a volte trovarsi a promuovere i vantaggi di avere un camion a qualcuno che non sa dell’esistenza della rete stradale. Far cogliere le potenzialità promozionali del 3D, quando a malapena si giostrano con l’internet è una sfida che affrontiamo quotidianamente. Eppure se vogliamo salvare la miriade di produttori italiani, dobbiamo aiutarli a comunicare online e, per chi opera nell’e-commerce, incrementare le vendite online. Per una realtà come Shin Software, la carenza di cultura informatica delle piccole aziende è un grosso ostacolo a cui si somma la scarsa disponibilità di capitale. Per un periodo ho offerto ad alcune aziende l’uso gratuito della piattaforma per poterne testare la solidità. Sembra uno scherzo, ma ho fatto fatica a vincere la diffidenza endemica nell’imprenditoria italiana. Spero l’economia italiana prenda nota della nostra scarsa competitività e provveda, io certamente sono fiero di aver offerto il mio contributo. SHOWin3D offre un’esperienza unica al consumatore ed ha un valore enorme per il produttore. Mi hanno invece rassicurato le risposte molto positive di grandi aziende a cui abbiamo presentato il progetto (Baker Hughes a Houston, Adler e Caleffi in Italia). Per lavorare con realtà aziendali così importanti dobbiamo potenziare la struttura aziendale, il capitale diventa dunque un pezzo fondamentale per la crescita. L’altro aspetto che in parte mi sconcerta è quando, come mi è capitato, chi è in possesso del capitale in Italia mi dice cose del tipo “il prodotto ci piace, lo troviamo interessante, ma sei troppo vecchio”, investiamo solo su “giovani talenti”. Gli investitori statunitensi, dopo la bolla dell’internet, sono molto meno incantati dai “giovani talenti”, e danno invece grande valore alla determinazione e alla capacità imprenditoriale di chi ha già fatto un po’ di rodaggio. Io, testardamente o ingenuamente, vorrei riuscire a mantenere l’italianità della mia iniziativa. Difficile quando vengo messo di fronte all’evidenza delle limitazioni nostrane. Infatti, nel giro di pochi giorni trovo nella mia casella di posta elettronica la risposta alla mail inviata a investitori stranieri, mentre la stessa mail inviata a investitori italiani gode di un siderale silenzio. Essere considerati degni di risposta mi scalda il cuore, la mente e lo spirito. Insomma, non vedi tanto di buon occhio l’ecosistema italiano….  Se la mia passione per l’informatica, il 3D e la realtà virtuale non fossero così prepotenti e insopprimibili avrei probabilmente gettato la spugna diversi anni fa, ma al cuore, si sa, non si comanda. L’innovazione italiana ha rari sbocchi in casa. La nostra cultura è saldamente ancorata nella tradizione, un vantaggio per chi opera nei settori artigianali che ci hanno reso famosi nel mondo, ma porta con sé l’invisibile riluttanza ad abbracciare il nuovo. Forse nasce dalla nostra paura di perdere l’identità che affonda le radici nel passato remoto del Classicismo. Come difesa si demonizza ciò che viene percepito come nemico della cultura che ci rappresenta: informatica in primis. Non è un caso se nel rapporto della Commissione Europea sull’innovazione siamo allo stesso livello di Grecia e Ungheria (fonte Sole 24 Ore), e anche loro non svettano in cima alla classifica. L’effetto domino si vede nel mondo del business. I miei interlocutori nella maggioranza dei casi hanno una competenza informatica piuttosto elementare. Per il mio progetto SHOWin3D, che permette a chiunque di postare oggetti 3D online e su mobile, si traduce in diffidenza. Le aziende, nonostante ne riconoscano il valore, non si arrischiano a fare il primo passo. In Italia, se un prodotto, invenzione, progetto non è simile a qualcosa di già fatto, validato da altri, difficile che venga preso considerazione. Il rischio NON è il nostro mestiere. Il nostro Paese è ricco di talento e capacità di innovazione, ma per produrre uno Steve Jobs o Bill Gates serve un’ambiente fertile per il riconoscimento e lo sviluppo di questi talenti. Il mio consiglio a imprenditori giovani e vecchi: se state cercando di sviluppare qualcosa di nuovo non fate come me, non ignorate troppo a lungo le possibilità offerte oltre confine.  

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