Horus, ascoltare l’invisibile, si può

I due fondatori di Horus Technology, startup che sta sviluppando un dispositivo wearable per non vedenti e ipovedenti, ci raccontano da dove son partiti e a che punto sono. Luca Nardelli e Saverio Murgia, i due founder di Horus sono ingegneri biomedici, con diverse specializzazioni, e finora sono andati avanti grazie a qualche grant. Nel core team entra anche Benedetta Magri, in qualità di business developer Hanno ricevuto diversi riconoscimenti, Techgarage, Wcap, StartCup Genova, Idea Challenge, molta visibilità mediatica, ma forse fino a oggi poca attenzione dal mondo degli investitori. E allora via al crowdfunding! Eravamo a Genova, quando una persona ci fermò: “Potete aiutarmi ad attraversare la strada e raggiungere la fermata dell’autobus?” Era un non vedente e quella semplice richiesta di aiuto è stato per noi un input eccezionale, il punto d’inizio della nostra avventura imprenditoriale. Collegare questa esperienza con i nostri studi (siamo ingegneri biomedici specializzati in computer vision), è stato un balzo concettualmente semplice: perchè non fornire a una persona non vedente le stesse informazioni che comunichiamo a un robot? Da questa idea è nato Horus: un dispositivo elettronico indossabile per persone non vedenti e ipovedenti, che tramite l’utilizzo di sensori visivi analizza la realtà circostante e fornisce informazioni tradotte in un output vocale. Il messaggio sonoro avviene attraverso conduzione ossea e ciò permette di non privare la persona di tutte quelle informazioni che può ottenere dall’ambiente esterno tramite l’udito. Attualmente Horus è un prototipo che stiamo testando con alcune associazioni come le sezioni dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, l’Associazione Genitori di Ragazzi Non Vedenti e l’Associazione per la Retinite Pigmentosa. Horus può supportare la persona nell’inquadramento del testo, ottimizzazione dell’immagine e lettura dello stesso. Stiamo inoltre testando l’algoritmo che abbiamo preparato per il riconoscimento di strisce pedonali ed entro l’inizio dell’anno prossimo prevediamo di poter presentare il riconoscimento oggetti e volti. Crediamo che il nostro dispositivo porterà ad una svolta perché tutta l’elaborazione avviene in locale, permettendo di essere utilizzato in qualunque situazione. Ogni giorno riceviamo mail da persone che potrebbero utilizzare Horus e avere grandi vantaggi, migliorando a loro quotidianità. Questa è probabilmente la principale motivazione che ci spinge ad andare avanti in ogni momento di sconforto, e nel fare impresa, specialmente se si parla di innovazione, ce ne sono tanti. Ma siamo anche molto carichi. Il fatto di lavorare su una tecnologia potenzialmente disruptive, capace di avere un impatto così positivo sulla vita di tante persone, ci fa sopportare sacrifici e ci fa dare il massimo. Vogliamo che questa richiesta si realizzi il prima possibile e dal 2015 vorremmo affidare dei prototipi a delle persone che possano testare Horus nella loro vita di tutti i giorni e aiutarci a renderlo un dispositivo sempre più utile e semplice da usare. Per fare questo passo abbiamo bisogno del supporto di tutti e per questo motivo abbiamo deciso di iniziare una campagna di crowdfunding. Con i fondi raccolti procederemo alla produzione hardware dei prototipi. Donare è semplice e potrebbe dare un forte impulso allo sviluppo, oltre a permettere a tutti di sperimentare qualche esperienza particolare come un concerto al buio o una lezione di danza di coppia bendati. Se credete nell’innovazione italiana questo è il momento di dimostrarlo! Il team di Horus Technologies    

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter