Nextome, startup da museo, in Silicon Valley

“This is the place!”. Questo è quello che ti rispondono i californiani quando racconti di avere una startup tecnologica e di voler fare il “salto”, cercando contatti, consigli e, magari, finanziamenti. Perché quella che storicamente viene chiamata Silicon Valley è tutt’ora l’epicentro di un terremoto economico che coinvolge esperti, sviluppatori e investitori del campo hi-tech. La vita qui scorre veloce e con la giusta dose di spirito di iniziativa, faccia tosta e fortuna, in pochi giorni puoi arrivare a conoscere gente molto importante per la tua crescita come startup.   La prima differenza che abbiamo notato arrivando lì è stata che, quando presentavamo la nostra tecnologia, Nextome , non avevamo bisogno di spiegare cosa facessimo e perché, ma potevamo concentrarci direttamente sul nostro approccio al problema e sui vantaggi della nostra soluzione. Può sembrare una cosa strana, ma il nostro campo di ricerca è relativamente giovane: ci occupiamo di Indoor positioning and navigation. Abbiamo sviluppato una tecnologia con cui è possibile localizzare una persona all’interno di un grande edificio (centro commerciale, museo, aeroporto) con una precisione al di sotto del metro. In Italia è un settore praticamente sconosciuto, e uno dei nostri problemi è far capire ai nostri eventuali clienti quali sono le criticità e le potenzialità di un sistema del genere. A San Francisco invece le domande erano mirate a comprendere quale fossero i punti di forza rispetto ai nostri concorrenti o agli altri sistemi di prossimità. E’ stimolante discutere dei vantaggi competitivi con persone preparate e abituate a vivere una perenne rivoluzione, e già questo, con tutti i feedback diretti e indiretti che abbiamo ottenuto, ci fa tornare a casa con un bagaglio più ricco di esperienza.   La seconda differenza dall’Italia è il concetto diverso di “raccomandazione”. In California infatti se una persona ti raccomanda a un’altra non è perché sei un amico o gli sei simpatico, è perché pensa che sia tu che la persona a cui ti introduce possiate avere interesse a conoscervi, che il vostro incontro non sia una perdita di tempo. In un certo senso si espone in prima persona per presentarti, e abbiamo incontrato anche persone che ci hanno detto chiaramente che secondo loro non valeva la pena esporsi per noi. Fortunatamente abbiamo incontrato anche tante persone che colpiti dall’idea o dal team hanno voluto presentarci altri professionisti con cui avremmo potuto avere incontri proficui. Noi non siamo arrivati totalmente sprovveduti in questo meccanismo, anzi. I mesi precedenti alla nostra partenza hanno visto un grande lavoro da parte del nostro socio Marco Bicocchi Pichi. Marco è un business angel, è stato nominato business angel per l’anno dall’Italian Business Angel Network e oltre a essere una delle persone che ha creduto in noi fin dall’inizio, collabora con noi con continuità come Strategic advisor. Grazie a lui, e grazie all’associazione Italia Startup, di cui lui è membro del direttivo e noi siamo soci, abbiamo ottenuto i primi contatti oltreoceano. Un’altra grande mano per entrare in questo “circolo” che coinvolge manager, startupper e venture capitalist arriva dalla comunità italiana a San Francisco. Il console italiano lì, Mauro Battocchi, oltre a essere una persona giovane e intelligente è anche un appassionato di tecnologia e si sta impegnando molto per aiutare le imprese, piccole e grandi, che vogliono creare ponti con San Francisco. Ci siamo conosciuti a un evento chiamato “Start up with Italy”, organizzato dall’Italian Trade Agency , che si occupa di aiutare le imprese italiane che vogliono internazionalizzare. L’incontro con il console è stato positivo (ci ha anche dedicato un articolo sul suo blog) e l’evento, oltre che interessante, è stato fruttuoso perché ci ha permesso di entrare in contatto con alcuni italiani che in USA ci vivono e ci hanno potuto dare alcuni contatti importanti. Un altro mezzo importante per raccogliere contatti nella nostra trasferta è stata la collaborazione con il Silicon Valley Study Tour , che si occupa di creare collegamenti tra le startup già insediate a San Francisco e gli studenti e le aziende italiane che vogliono conoscere la realtà della Silicon Valley. Grazie a loro abbiamo potuto avvantaggiarci della collaborazione di uno “scout” che si è occupato di procurarci contatti già mesi prima il nostro arrivo in Silicon Valley.   L’ultima differenza è nella forte mentalità innovativa che dimostrano avere i californiani. Può capitare quindi che anche il direttore di un museo di fotografia di San Francisco accolga con grande entusiasmo un nuovo progetto innovativo. In questa maniera, un po’ casualmente, ci siamo imbattuti in Theron Kabrich e il San Francisco Art Exchange Museum è diventato il primo sito dimostrativo per Nextome negli States. è palese come l’opportunità di mappare un museo in Geary st., a due isolati da Union Square, sia una grandissima occasione e una grande prova di fiducia da parte di Theron e, sicuramente, si rivelerà molto utile in futuro dal punto di vista della promozione e della comunicazione. Il nostro viaggio a San Francisco sarà utile in futuro, sia per le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, con molte delle quali siamo sicuri continueremo a tenerci in contatto e a collaborare, sia per l’esperienza che abbiamo potuto accumulare. Esperienza che possiamo già mettere a frutto tra il 4 e il 7 novembre al Web Summit, a Dublino, dove siamo tra le 200 startup (su 1500) selezionate a partecipare alla startup competition. Siamo sicuri che questa prima esperienza a San Francisco sarà importantissima per la nostra crescita professionale, sia come singoli sia come azienda. Ogni startup che si occupa di tecnologia dovrebbe andarci prima o poi, il viaggio è costoso sia in termini di tempo sia di denaro, ma quello che ti restituisce la California è impagabile, è un investimento che si fa per creare un collegamento con il più grande e avanzato polo tecnologico al mondo. This is the place.    

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