Primo is the new Lego. Raccolti 750 mila dollari d’investimenti vc

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Primo è una startup e un prodotto fantastico: creatività italiana, approccio al business di grande valore, filosofia open source. E’ basata a Londra e ieri ha annunciato di aver raccolto da una cordata di investitori, guidata da Ibis Capital, 750 mila dollari. Tra gli investitori anche Mind the Seed, il fondo legato a Mind the Bridge Foundation, ed Emerge Education di Londra, fondo vc dedicato interamente alle startup dell’education.

 Il settore dell’EdTech (che va dall’e-learning ai contenuti digitali, dalla formazione ai giochi, dai tool gestionali per la scuola alle app per imparare le lingue) è certamente tra i più interessanti tra quelli emergenti negli ultimi anni e intorno a esso fioriscono tante startup*. Non tanto in Italia, dove startup edtech se ne vedono ancora poche (benchè ci siano degli esempi, vedi Oilproject e Timbuktù) ma nel resto d’Europa e negli States il trend è fortissimo. La formazione continua richiesta agli adulti e resa accessibile dagli strumenti web è uno dei driver. Ma ovunque nel mondo è anche evidente che l’approccio educativo rivolto ai bambini va ripensato profondamente facendo leva proprio su quelle nuove tecnologie che hanno rivoluzionato le nostre vite. Ma senza dimenticare che sono bambini: vogliono giocare e imparano con i 5 sensi.

Come non rimanere incantati da Primo?

 La sua missione è insegnare ai bambini le logiche della programmazione e la cultura maker facendoli giocare con cose vere, che si toccano, si scompongono e ricompongono secondo la fantasia di ognuno.

Primo è un set di oggetti fisici, di legno, capaci di interfacciarsi tra loro: un “cubetto” robot, una board di comando, un pacchetto di 16 “mattoncini” d’istruzione che inseriti secondo sequenze nella board permettono al cubotto di eseguire le istruzioni stesse. Usare i blocchetti delle istruzioni concettualmente equivale alla creazione di un algoritmo semplice; la creazione di una precisa sequenza (quella che in programmazione si chiama queue) è uno dei principi fondamentali della programmazione.

Il cuore elettronico di Primo è Arduino e una delle sfide di Primo è mantenere il progetto più aperto possibile, non solo nella tecnologia hardware e software, ma anche nel design, visto che la produzione si basa su digital fabrication e stampa 3d.

Uno dei founder, Filippo Yacob, ci racconta come nasce Primo e cosa c’è nel suo prossimo futuro.

“Primo nasce con la missione di creare giocattoli digitali “veri” che facilitino l’apprendimento di materie scientifiche e della tecnologia senza confinare bambini a schermi. E’ importante ricordarsi che i bambini imparano utilizzando tutti i sensi. Vogliamo creare prodotti aperti, che abbiamo una vera utilita’ e che durino nel tempo.

L’idea di Primo nasce nel 2013 da me, Filippo Yacob, e Matteo Loglio. Al tempo ero basato in Inghilterra, io vivo qui dall’eta’ di 12 anni e qui ho cominciato a lavorare, inizialmente come designer ed editore, e poi aprendo una catena di co-working spaces. Matteo lavorava nelle Officine Arduino a Torino con Massimo Banzi, al tempo era un interaction designer.

Il momento catalitico arrivo’ a Marzo del 2013 quando scoprii che avrei avuto un figlio. Cominciai a pensare a quanto diverso sara’ il mondo in cui crescerà mio figlio dal mondo in cui sono cresciuto io, cosa avra’ bisogno di imparare in futuro di diverso da quello che ho dovuto imparare io. Pensai che probabilmente non sarei stato l’unico genitore a farsi queste domande, e partii con l’intento di creare un’impresa che potesse offrire una risposta a queste domande sotto forma di servizi e prodotti.

Durante le mie ricerche, pescai un concetto di design universitario di Matteo progettato in SUPSI. Questo fu poi trasformato e adattato, diventando il nostro primo prodotto, il Cubetto play set.

Dopo un breve incontro a Londra al “The Fox” di Kingsland Road, decidemmo di unire le nostre forze creative e imprenditoriali, di sviluppare il prodotto ulteriormente in un formato migliore e di partire alla ricerca di finanziamenti. Non trovandone, abbiamo poi deciso di rivolgersi a Kickstarter, e il 22 Novembre del 2013 abbiamo aperto una campagna con successo.

Abbiamo lanciato in Inghilterra perche’ per prima cosa pensavamo non avrebbe funzionato fare un crowdfunding con Kickstarter in italiano; ma sopratutto perche’ a Londra avevo gia’ un business (quello dei co-working) con un buon network di talento attorno, ed ho potuto mettere questo network a disposizione dell’impresa per far effettivamente accadere le cose.

Da Kickstarter all’investimento annunciato ora, che è piuttosto buono, cosa c’è stato?

 La prima cosa che abbiamo fatto dopo Kickstarter e’ stata quella di aprire una pre-vendita per continuare ad avere entrate, ma sopratutto per confermare che il nostro successo non fosse solo dovuto all’hype del crowd funding. Se dovevamo produrre un “batch” per il 2015, tanto valeva cercare di vendere di piu’ e semplicemente produrre di piu’. Su questo abbiamo avuto successo, abbiamo raccolto ordini e richieste per piu’ di 5,000 prototipi da consumatori e da distributori grandi e piccoli, in 43 paesi nel mondo, raddoppiando il fatturato. Questa e’ poi stata una delle cose chiave per assicurare il nostro primo round d investimento, e ci ha anche permesso di sostenerci.

Dal giorno uno abbiamo cercato di comportarci come un business invece che una start-up. Quest’ottica ci ha aiutato molto a non perdere mai di vista che pur essendo piacevole progettare giocattoli, un business deve funzionare finanziariamente.

Sia io che Matteo abbiamo fatto sacrifici, salariandoci il minimo indispensabile per sopravvivere. Fortunatamente avevamo le skills internamente per poter gestire gran parte del lavoro, dal branding, allo sviluppo web, alla video production, alla produzione prototipi ecc. E chiaramente abbiamo ricevuto il sostegno notevole di molte persone a Fab Lab Torino e anche qui a Londra. La lista di coloro che ci hanno sostenuto e’ troppo lunga da nominare… e ci riteniamo molto fortunati.

E’ molto importante menzionare anche l’arrivo di Valeria Leonardi nella company, la nostra COO che si e’ unita a noi poco dopo la campagna Kickstarter. Valeria ha fatto un’enorme differenza a livello operativo, portando un’esperienza notevole in team, ma sopratutto ha creduto ciecamente nel progetto senza domandare alti salari. Quindi eravamo in tre, e stavamo tutti quando tirando nella stessa direzione. Abbiamo cominciato a sviluppare una visione comune come team, trovando altri progetti a cui poter applicare i valori del nostro Primo prodotto, e anche questo ci ha aiutati a formulare un piano solido per il futuro che e’ poi risultato nella raccolta di fondi.

L’investimento come sarà utilizzato? qual’è il vostro business model e come andate sul mercato?

 Il nostro modello di business e’ B2C, anche se abbiamo molti clienti nel campo dell’educazione, fra cui anche il governo statunitense (Lo stato del Maryland e Chicago Public Schools). Stiamo notando che la maggior parte dei nostri acquirenti sono genitori che cercano giochi intelligenti, prendendo l’educazione dei propri figli nelle loro mani. Al momento la vendita’ e’ solo online tramite il nostro sito.

 La cosa importante per noi ora e’ ingegnerizzare il nostro primo prodotto (Cubetto Play Set) per una produzione in grande scala. Abbiamo molta richiesta da soddisfare che va dagli stati uniti alla Korea. Il Cubetto Play Set e’ stato venduto in 46 paesi fino ad adesso. Lancieremo il prodotto la fiera del Giocattolo di Norimberga.

 Stiamo sviluppando un’intera linea di giochi educativi, basati sugli stessi principi che verra’ lanciata nel 2015. Vogliamo creare un’intero mondo attorno al bambino, con una storia e una narrativa in cui altri prodotti possono vivere insieme a Cubetto.”

 Primo is the new Lego.

 

Primo from primo.io on Vimeo.

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