Rapporto del VeM 2011: le prospettive per il venture capital in Italia

Milano, 20 luglio 2011. E’ stata presentata la terza edizione del Rapporto di ricerca del VeM (Venture Capital Monitor ), dell’Osservatorio Venture Capital Monitor, attivo presso l’Università Carlo Cattaneo-LIUC ( http://www.liuc.it/default.asp), realizzato in collaborazione con AIFI ( http://www.aifi.it/ ), SICI ( http://www.fondisici.it ) e Bassilichi SpA ( http://www.bassilichi.it ). Lo studio considera le operazioni di finanziamento iniziale (quindi non i round successivi) che interessano start-up italiane, da parte di investitori Sgr.

 

Dall’edizione 2010 del Rapporto emerge una situazione di netta crescita per il settore del venture capital in Italia. I risultati positivi del settore, già positivi in termini assoluti, assumono maggiore rilevanza soprattutto se paragonati alle performance attuali del sistema economico internazionale ed italiano nel suo complesso, nonché rispetto allo stesso ambito del private equity.

 

Colpiscono alcuni dati significativi che evidenziano il momento particolarmente vivace dell’attività di venture capital in Italia: dal 2009 al 2010 si è riscontrato un incremento del 55% delle operazioni di investimento da parte di venture capitalist italiani in start-up; anche la dimensione media di tali investimenti è cresciuta sensibilmente, e si è attestata nel 2010 a 2.7 mln €, a fronte degli 1.4 mlnnel 2009. Questa maggiore vivacità è rispecchiata da un miglioramento delle performance ed un aumento della dimensionalità delle start-up interessate dalle operazioni di investimento, come testimonito dall’incremento del fatturato medio che passa da una media di circa 1 mlnnel periodo 2004-2008 ai 3 mlnnel biennio 2009-2010.

 

Dal punto di vista qualitativo, si rileva un cambiamento di trend in quelli che sono i settori trainanti: se nel 2009 vi era stato l’apice di interesse nel settore ICT che da solo rappresentava un quarto delle operazioni effettuate nel complesso, nel 2010 si riscontra una prevalenza dell’ambito cleantech e pharma, che assieme assorbono il 48% delle operazioni.

 

Altri due dati particolarmente rilevanti riguardano la distribuzione geografica e l’origination delle operazioni d’investimento: per quanto riguarda la distribuzione geografica, se la maggioranza delle attività resta nel Nord Italia (e prevalentemente in Lombardia, che conserva il suo ruolo di regione leader nelle operazioni di vc, con il 35% del totale delle operazioni rilevate nel 2010), si rileva un incremento delle operazioni nel Mezzogiorno, dove nel 2010 si sono concluse ben 5 operazioni (a fronte di 1 sola operazione nel periodo 2004-2008); con riguardo all’origination, è da rilevarsi una crescita importante del numero di spin-off universitari, dai 2 nel 2009 agli 8 nel 2010 (percentualmente sul totale di operazioni di vc, un passaggio dal 10% al 25%).

 

Il boom delle operazioni nel Mezzogiorno si spiega principalmente con l’operato del Fondo High Tech istituito dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione per le PMI del Mezzogiorno, dell’Abruzzo e del Molise. In particolare, questa evidenza positiva sembra indirizzare verso l’opportunità di istutuire un c.d. “fondo dei fondi” per l’innovazione che riguardi tutto il territorio nazionale.

 

Con riguardo alla crescita in numero degli spin-off universitari, rilevante è stato sicuramente il recente incremento di risorse destinate al Miur al sistema di finanziamenti a fondo perduto istituito col decreto ministeriale 297/1999: tale sistema permette a professori e ricercatori di richiedere un finanziamento a fondo perduto, senza garanzie patrimoniali, fino ad un massimo di 516k € per lo sviluppo di un progetto imprenditoriale.

 

D’altra parte, queste iniziative non sono coadiuvate da una legislazione tributaria che, nonostante le evidenze a favore di questa attività finanziaria sotto il profilo della crescita economica, sono assolutamente disincentivanti per quanto riguarda le operazioni di venture capital rispetto a quelle legate al private equity tradizionale. Interessante è tuttavia la recente proposta della classe politica, che necessita ora di un’approvazione livello comunitario, del detassamento nella rivalutazione degli asset intangibili (brevetti, marchi, ecc.).

 

Con riguardo invece all’incontro tra ricerca (nelle università) ed innovazione (applicata), rilevano soprattutto ostacoli normativi che limitano l’attività imprenditoriale dei professori: ad esempio, in Italia l’anno sabbatico non può durare più di un anno, e deve essere motivato da necessità di periodi di ricerca accademica; in realtà come gli Stati Uniti, invece, la durata è più ampia e le motivazioni necessarie più flessibili, così da incentivare la dimensione imprenditoriale dell’università.

 

In conclusione, da quanto emerge dal Rapporto del VeM le prospettive per il venture capital in Italia sono eccellenti ma, affinché tale settore venga adeguatamente sfruttato come leva per la crescita economia a livello nazionale, risulta indispensabile un maggiore impegno politico che ne favorisca l’interesse e le dinamiche di sviluppo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter