Startupper’s Swing/Pier Mattia Avesani/Uqido

 

Non bisogna vincolare la felicità al raggiungimento di un obiettivo. È importante essere felici mentre si cerca di raggiungere la meta.

 

 

 

Veronese, classe 1986, laurea in informatica multimediale, Pier Mattia Avesani ha nel 2009 ideato e brevettato il sistema Uqido, gestore di flussi d’attesa in uffici pubblici e locali commerciali. Si interessa di informatica e computer grafica dalla più tenera età e prima di creare la sua startup ha lavorato come consulente informatico indipendente per diversi progetti e società. E’ un ottimista. www.uqido.com

 

Mi chiamo Pier Mattia Avesani e sono cofondatore e General Manager di Uqido Srl.
Ho studiato Informatica Multimediale presso l’Università di Verona ed è da qui che è iniziato il mio percorso da startupper.
Mi trovavo in sala d’attesa per un prelievo del sangue nel 2009, dopo un’ora di inconcludente attesa ho pensato di dare il mio numero di telefono a un altro utente in coda con me per farmi fare uno squillo da lui quando sarebbe arrivato il mio turno, così ho pensato che avrei potuto dare il mio numero di telefono a un computer per automatizzare il processo. Dopo aver scoperto che prevedere i tempi di attesa non era così banale e che non era ancora stato fatto, con un amico, attualmente socio in Uqido, abbiamo brevettato un algoritmo in grado di prevederli.
Allo studio universitario ho quindi affiancato questo progetto imprenditoriale e nel 2009 – dopo la fine del mio ultimo anno di Università – abbiamo lanciato la prima installazione pilota del sistema Uqido presso le Segreterie dell’Università, dove 7700 ragazzi si sarebbero immatricolati quell’anno.

In quel momento ero un laureato con un’idea di business e un collaudo andato a buon fine. M31, l’incubatore tecnologico di Padova, ci ha dato il via pochi mesi dopo, investendo nelle nostre capacità e nella nostra crescita da studenti a imprenditori.  

Inutile dire che sono cresciuto molto in questi ultimi anni e che ho imparato tante cose. Quello che ho imparato però non è che un centesimo di quello che ancora devo imparare.
Per implementare un’idea di business bisogna davvero metterci anima e corpo, e crederci fino in fondo anche quando a guidare la nave ti sembra di essere da solo. Non bisogna vincolare la felicità al raggiungimento di un obiettivo. E’ importante essere felici mentre si cerca di raggiungere la meta. Sembra una frase retorica ma ci tengo a sottolineare questo concetto perché il percorso da startupper conta soprattutto obiettivi non raggiunti. Lo stress a cui sei sottoposto ogni giorno non riesco a paragonarlo ad altro provato finora ma ogni giorno mi viene naturale pensare di stare facendo il lavoro più bello del mondo.

“L’innovazione in Italia è una splendida cosa, finché non tocca a te pagarla”, l’ho ripetuto talmente tante volte che non ricordo più se è una citazione o se questa frase è mia. Lavorando in M31 ho conosciuto un paradigma splendido che regola il rapporto cliente/fornitore, il Win/Win: io ti fornisco questa soluzione per darti supporto reale, perchè ti è realmente utile. All’inizio quindi non ho mai veramente dovuto indossare un cappello da venditore: i meeting con i clienti erano per lo più chiacchierate alla ricerca del modo migliore per rispondere alle loro esigenze. La prima cosa che ho dovuto scoprire è stata quindi quanto tempo passa da un “ok, la tua soluzione mi piace tantissimo” a un “sono disposto a essere il primo a pagare per la tua soluzione”. Normalmente si incontrano “muri di gomma”, cioè mail di follow-up non risposte dal cliente. “La soluzione interessa, la apprezzo, ma non voglio essere il primo a sperimentarla.” La parte fondamentale quindi all’inizio è crearsi delle referenze, superare quel muro di diffidenza che l’italiano ha nei confronti della novità.
Una volta create le referenze bisogna “solo” replicare il modello, quindi andare sul mercato. E la soddisfazione di vedere decine di persone che ogni giorno evitano le attese grazie al tuo lavoro non ha prezzo.
 

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