Startupper’s Swing/Andrea Esse aka Andst7 /Uribu

 

 

Compito a casa: “Pensa a una tua idea,  sfrutta le tue conoscenze e realizzala nel minor tempo possibile, condividila con i tuoi compagni e spiega loro come hai fatto, in quanto tempo e cosa hai utilizzato, racconta che musica ascoltavi durante la realizzazione, se lavoravi dentro la tua cameretta o in un prato, se hai fatto tutto da solo o hai ascoltato i consigli di un tuo genitore, se ti senti più sicuro di te e se sei pronto a cambiare ad affrontare il mondo  fuori dalla porta.”

 

L’autore di questo articolo si chiama Andrea, ha 18 anni ed è uno startupper, programma , gioca a Paintball e studia una antica arte marziale cinese il Wing Chung. Ha realizzato con degli amici una startup che si chiama Uribu,  piattaforma per segnalare soprusi e disservizi quotidiani, che collega il cittadino alle istituzioni attraverso un canale trasparente e costruttivo di dialogo. Il progetto è stato subito apprezzato dai media che ne hanno dato spazio sui loro quotidiani come Sky, Repubblica, Corriere, Fatto quotidiano ed oltre altri 300 tra giornali generalisti e di settore. Nonostante la sua giovane età ha già lavorato per varie aziende italiane ed internazionali.  E’ un hacker etico ed  è appassionato della sicurezza informatica. Potete seguirlo su twitter @andst7

Frequento un istituto informatico e nella mia scuola nessuno sa cosa sia una startup o ha mai provato a realizzare qualcosa che aveva nella testa. E non perchè non ne sia capace, ma perchè la scuola non ha spazio per questo, ha semplicemente “il programma” da seguire. La scuola ti insegna come svolgere una disequazione, qual’è la differenza tra la cpu e la ram, come si svolge un tema e cosa è stata scoperta nell’anno 1492. Tutto fondamentale, tutto importante, tutto necessario, ma tutto poco interattivo e poco coinvolgente.
Quando affrontiamo un argomento non ci si chiede mai il “perchè”, lo si fa e basta, c’è da seguire “il programma” e concluderlo per fine anno. Questo non succede solo nella mia scuola, ma praticamente in tutte. 
Eppure, senza un “perchè” è inutile sapere che la ram è una memoria ad accesso casuale. Senza perché, non c’è curiosità, non c’è conoscenza, non c’è il sapere e non c’è cultura. E’ tutta una catena passata in secondo piano. A scuola si va per “imparare” si dice; sbagliato, a scuola si va per “conoscere”.  E non è la stessa cosa, senza questo spirito non ci sarà mai cambiamento.

L’arte della startup è quella di realizzare ciò che si ha nella mente senza se e senza ma, si prova, si sbaglia, si fallisce e ci si prova nuovamente. Questo tipo di cultura è antichissima e non è nata in Silicon Valley, ma forse proprio in Italia durante l’Impero Romano o forse ancora prima in Grecia o in Egitto. Lo stesso spirito che in Italia ha portato al Rinascimento, uno dei più grandi patrimoni culturali del mondo.
Un tempo non c’era Internet, non era facile come oggi accedere alla conoscenza, non c’erano gli strumenti che abbiamo oggi, eppure la cultura e l’arte avevano una grande importanza. Oggi questo spirito in Italia sembra perso e la scuola ne è un esempio: quando entri in una classe di un qualunque istituto Italiano superiore trovi la maggior parte dei ragazzi che giocano a Fruit Ninja sotto il banco o che si fanno delle lunghe pennichelle tra una spiegazione e l’altra. La scuola non riesce a trasmettere.

Non possiamo permetterci di pensare che il futuro sarà facile per la nostra generazione, la competizione è molto alta, già Indiani e Cinesi si contendono l’economia mondiale. Se nella scuola si continuerà  a spiegare per un anno ad uno studente come si crea una tabella con excel invece di spiegargli come funziona un sistema open source, tanto per fare un esempio, la nostra fine è proprio vicina. Non servono fondi, non servono scienziati e non serve propaganda per formare degli studenti alla cultura della startup basta cambiare programma scolastico orientarlo alle nuove tecnologie, non trascurando MAI le basi fondamentali della cultura generale, ma senza fossilizzare lo studente su di esse. Iniziare fin da subito una illustrazione della panoramica dell’economia mondiale e degli sviluppi intorno a noi per far capire allo studente Italiano che l’indiano che sta accanto a te il giorno al banco ed il pomeriggio programma in 3 linguaggi ad alto livello a fine del ciclo di studio lavorerà il triplo di te, ammesso che tu possa trovare qualcosa. Spiegare agli studenti che esistono Fondazioni per la ricerca e lo sviluppo, iniziative che aiutano a realizzare un’idea, in Italia e all’estero (famosa ormai la Silicon Valley) e far capire che si può creare economia sfruttando semplicemente il proprio intuito e la propria testa. Spiegare ai ragazzi che scegliere un percorso di studio come quello scientifico, classico o linguistico è sicuramente una “cosa da fighi”, ma che sapere a memoria Manzoni non è più sufficiente per vivere nella società attuale, che sta cambiando velocemente e non premia più il più “precisino” e il pieno di se, ma quello con la mente più aperta. Raccontare che una applicazione come Instagram è stata acquistata per un valore superiore alla casa della Ducati. Assegnare come compito a casa: “Pensa a una tua idea,  sfrutta tutte le tue conoscenze e realizzala nel minor tempo possibile, condividila con i tuoi compagni e spiega loro come hai fatto, in quanto tempo e cosa hai utilizzato, racconta che musica ascoltavi durante la realizzazione, se lavoravi dentro la tua cameretta o in un prato, se hai fatto tutto da solo o hai ascoltato i consigli di un tuo genitore, se ti senti più sicuro di te e se sei pronto a cambiare ad affrontare il mondo  fuori dalla porta.”

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