Diario di bordo di Maribelle /2 : dal 3 al 6 agosto

 

Continua il racconto del Periplo di Sicilia a bordo di Maribelle

Venerdì 3 agosto. Mazara del Vallo 

Senza far rumore e di buon mattino Edoardo e Roberto ritornano a Palermo; qualche ora più tardi Luca continua una piacevolissima abitudine iniziata dall’ammiraglio Leuzzi a Favignana e ci porta cornetti caldi e caffè a bordo. Il tempo di carburare e ognuno di noi si dedica ai propri compiti, ai lavoretti che riempiono la mattinata in porto. Francesco e Luca issano la randa del Bad e riposizionano i pannelli fotovoltaici che erano stati frettolosamente rimossi martedì, quando abbiamo tentato di partire da Favignana in nottata. Chiara, invece, si dedica ad aggiornare il diario di bordo nella sede della Lega Navale, una vera e propria serra dove le zanzare proliferano indisturbate. Ma menomale che c’è e ci offre connessione a internet, prese cui attaccare tutte le nostre diavolerie elettroniche, e soprattutto la gentilezza e premurosità dei suoi soci. In tarda mattinata ci raggiunge anche Giuseppe Calandrino, armatore di I’m Bad – la barca gemella del Bad37 -, il quale ci dà una mano a revisionare la timoneria e accompagna Francesco in città per sostituire la bombola del gas, un po’ difettosa, e cercare materiale vario all’emporio navale. Dato che il GPS ha deciso di non rilevare più le posizioni (problemino non da poco in navigazione) si cercano delle carte nautiche: senza passare per retrogradi passatisti, possiamo ben affermare che i vecchi strumenti sono sempre i migliori e i più affidabili. Tra un’imprecazione e l’altra – qualcuno, in buona fede, ha cambiato i collegamenti delle batterie – Luca riesce a racimolare tre fette di anguria ghiacciata: sono ormai le 16.00 e, con questo caldo e la mancanza di tempo per improntare un pranzo, sono una vera e propria manna dal cielo. Le divoriamo, contenti persino di sbrodolarci addosso, e i nostri denti si fermano solo davanti al bianco lampante della buccia. Mentre Luca tenta di recuperare il labirinto originario dei fili, in collegamento costante con il collega Angelo a Modena, Chiara e Francesco fanno un giro veloce a Mazara. Una visita velocissima al Satiro danzante (purtroppo non valorizzato da un’illuminazione adeguata e da una posizione di rilievo), una capatina al mercato del pesce e giù di nuovo al porto. Luca è stremato, ma una luce ritorna sul suo volto alla notizia che per cena mangeremo spaghetti con gamberi e calamari. Una vera e propria poesia vien fuori dai fornelli del Bad, il silenzio che accompagnava le nostre forchettate ne è testimone. Dopo cena, contenti e satolli, andiamo alla sede della Lega Navale dove è in corso una festa tra amici. Ne approfittiamo per organizzare una piccola degustazione dei vini Sirignano, il nostro sponsor, e tutti apprezzano la loro bontà. Ci soffermiamo un po’ con loro che insistono perché ci uniamo al loro banchetto. I festeggiati, una coppia di medici che lavora a Bergamo, ci racconta che la loro estate è sempre qui a Mazara, dove riescono a smaltire tutto il grigiore invernale, dove si sentono tra amici, dove “stiamo bene, parliamo di cose semplici e finalmente ci possiamo permettere di mettere da parte cravatte, abiti eleganti…”. Poi, reduci da una giornata piena, li lasciamo ai loro balli e ce ne andiamo a dormire, non prima, però, di aver scambiato quattro chiacchiere anche con lo chef Giuseppe Indiano, che prima ci aveva donato un mazzetto di prezzemolo per la nostra spaghettata.

Sabato 4 agosto. IV tappa: Mazara del Vallo – Sciacca.

Al mattino Luca prepara la sua roba, deve tornare a Carpi, la sua famiglia ha bisogno di lui. Mentre ci prepariamo per partire dando una bella pulita alla coperta del Bad, sul pontile ci sono visite: prima Antonio Mancuso, ricercatore universitario amico di Francesco promotore dell’iniziativa “Mille e una vela”, poi Otto, un ingegnere tedesco, che ha deciso di mollare tutto e vivere su un 37 piedi totalmente autocostruito. Otto è una vecchia conoscenza di Francesco, è stato infatti quello che lo ha aiutato a ristrutturare la sua prima barchetta e che gli ha dato i primi preziosi consigli e rudimenti concreti sulle costruzioni nautiche. Otto ci regala una perla di saggezza: “Solo gli idioti e i cristiani vanno contro vento”. Poi se ne va. Noi siamo pronti a partire, neanche a dirlo, con il vento contro. Ci raggiunge Gianluca Giorgi, esperto velista, il quale in mattinata, a un’ora dalla partenza, riesce a racimolare anche Vito Genna, poliziotto in pensione da qualche mese e appassionato di vela. Siamo in quattro, bastiamo. Nel frattempo arriva Monica, tutor di ARCA e preziosissima consigliera/supporter di Periplo. Oggi Monica deve riportare Luca a Palermo, da dove si imbarcherà per tornare in Emilia. Dopo un breve punto della situazione su come sta andando avanti il progetto e sulle prossime tappe, è ormai mezzogiorno, ora di partire. Salutiamo e ringraziamo tutti per averci accolto con tanto calore. Usciti dal porto di Mazara, incontriamo un po’ d’onda, superata la quale la navigazione procede tranquilla. Ci godiamo questo tratto di costa: Punta Granitola, Marinella, Porto Palo… Caliamo un panino nella nostra pancia e la lenza a mare, magari si riesce a racimolare la cena. Arriviamo a Sciacca verso le 20.00, la sezione della LNI di lì quasi non sa del nostro arrivo, certamente non sa nulla di Periplo. Vito e Gianluca tornano a Mazara, Chiara e Francesco dopo una doccia sfidano una lunghissima e sfiancante scalinata che dal porticciolo porta verso il centro storico. Una birra e una pizza che si fa attendere più di un’ora. Però buona.

Domenica 5 agosto. Sciacca

La mattina inizia con la promessa d’assaggiare una delle specialità di Sciacca: la granita di zio Aurelio. Ce la consigliano da Palermo, da Napoli, basta fare una ricerca su Google che tutti ne tessono le lodi. Ok, sarà la nostra colazione, inaugurerà la nostra domenica saccense (ci piace di più “sciacchitana”, ma tant’è…). Il bar Roma, meglio noto come “da Aurelio” è un posticino spartano incastrato in uno slargo che dà sul porto dei pescherecci. Fuori una quindicina di vecchietti che giocano a carte, tra i quali in seguito riconosciamo anche zio Aurelio, dopo aver visto le foto che lo ritraggono in compagnia di gente famosa affastellate sulle pareti del suo bar grigiastro. Solo granita al limone, punto e basta. Da mangiare con un panino caldo o una brioche. Il cameriere e la signora che stanno dietro al bancone (presumibilmente la moglie di Aurelio) non chiedono ai clienti cosa desiderano, chiedono solo “Panino o brioche?”. I vecchietti che lasciano il tavolo da gioco per rinfrescarsi la gola, gli abitué insomma, si limitano a dire “Dammene una”. La granita è divina, fresca e cremosa, la divoriamo. Tornando verso le barche ci concediamo anche il lusso di un vasetto di uova di ricci per una spaghettata a pranzo e compriamo anche una lenza a traino. Sfruttiamo a dovere le lavatrici messe a disposizione della Lega Navale di Sciacca e laviamo una montagna di biancheria, tutta doverosamente messa ad asciugare sulle draglie. Nel pomeriggio ci concediamo un’altra passeggiata in centro e, mentre Francesco sgrana il suo rosario di telefonate per mettere su un altro equipaggio, decidiamo di sederci in un bar che ci propina un pessimo spritz ad un prezzo esorbitante. La cosa ci mette addosso parecchia svogliatezza circa la possibilità di dare ancora seguito a una domenica di scirocco che tira troppo per le lunghe. Andiamo a dormire.

Lunedì 6 agosto. V tappa: Sciacca – San Leone.

Come d’accordo verso le 8.30 sul pontile si presentano Carlo Lauria, Emmanuel Nocera e Valeria Concilio, il primo esperto velista e gli altri due apprendisti velisti e aspiranti insegnanti di filosofia. Un bell’equipaggio. Ancora una volta il vento non è dei nostri: poco e nella direzione sbagliata. Tuttavia Maribelle va che è una bellezza, il Bad la accompagna in un balletto che lo vede ora avvicinarsi, ora nuovamente distanziarsi. Ci piace darci il cambio sulle barche e scambiarci pareri, proposte, idee, mentre la costa continua a scorrere sotto i nostri occhi e a regalarci scorci suggestivi. L’unico difetto di Periplo? Non ci si ferma mai a fare un bagno, che peccato. Dal mare vediamo la riserva naturale Foce del fiume Platani, Torre Salsa, Secca Grande (che non promette nulla di buono…) e ancora Capo bianco e tutti i costoni di roccia calcarea e argillosa, bianca e abbacinante, che si susseguono fino a culminare con Scala dei Turchi, divenuta particolarmente popolare, oltre che per la sua peculiare bellezza, anche per i romanzi di Camilleri che spesso la citano. La traina non pesca nulla, pazienza. All’arrivo al porto di San Leone, il nostro equipaggio si congeda con la promessa di unirsi ancora a noi, magari più in là. Un problema di pescaggio costringe le due brache a dividersi per la prima volta. A San Leone becchiamo degli amici, ceniamo con loro, è bello ritrovarsi così, per caso.

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