Arte e videogiochi? Si può fare! (anche in Italia)
Che non siano più (solo) una roba da bambini lo si era capito da tempo. Che li si possa considerare a pieno titolo (anche) una forma d’arte è ormai argomento di discussione nelle sedi ufficiali (MoMA, anyone?). Che un Paese “smart” come l’Olanda li scelga come veicolo per iniziative di carattere culturale ad alto profilo non sorprende (forse). Ma che i videogiochi possano essere espressione di eccellenza made in Italy… beh, questa è una bella ciliegina sulla torta.
 
Ad attestarlo è la fresca affermazione del duo milanese We Are Müesli nella competition internazionale Bosch Art Game, promossa dalla fondazione Jheronimus Bosch in vista del cinquecentenario della morte dell’omonimo pittore fiammingo, che cadrà nel 2016.
 
 
 
 
 
L’obiettivo era quello di realizzare il prototipo di un videogioco artistico ispirato alle opere del celebre autore di capolavori del surrealismo ante litteram come il “Giardino delle Delizie”; We Are Müesli, nome dietro il quale si celano la visual designer Claudia Molinari e il creative writer Matteo Pozzi, l’ha centrato proponendo una visual novel – una sorta di romanzo grafico interattivo – intitolata “Cave! Cave! Deus Videt”, che lo scorso 11 ottobre allo Stedelijk Museum di ‘s-Hertogenbosch ha conquistato una giuria internazionale composta tra gli altri dalla TED speaker Zuraida Buter e dallo sviluppatore indipendente Ed Key. Grazie a un design iconico all’insegna del minimalismo in bianco e nero e ad uno storytelling “aperto”, in bilico tra mistero e citazioni pop, “Cave! Cave!” ha avuto la meglio su altri 5 progetti selezionati come finalisti tra le decine di proposte ricevute negli scorsi mesi dagli organizzatori. Tra i finalisti, oltre a studi di game design da Paesi Bassi, Spagna e Stati Uniti, anche un’altra bella realtà italiana, i genovesi Urustar, sulla scena dal 2010. We Are Müesli – alle prese invece con il loro primissimo esperimento di game development dopo esperienze in settori vari ed eventuali del design e della comunicazione – sono insomma solo l’ultima (per ora) felice espressione di un panorama italiano “d’avanguardia” che spazia dall’entertainment commerciale all’arte radicale, e che annovera nomi come Santa Ragione, Ovosonico, Stefano Gualeni, Molleindustria e, appunto, Urustar.
 
What’s next? La fondazione Jheronimus Bosch ha già stanziato un piccolo ma sostanziale budget per lo sviluppo (anche in chiave cross-mediale) del prototipo, ma la caccia ad ulteriori eventuali finanziamenti è aperta. Nel frattempo, dopo aver fatto tappa a ‘s-Hertogenbosch e Nottingham, il tour promozionale di Bosch Art Game passerà anche per Milano (all’Italian Game Developers Summit il 25 ottobre e al festival indipendente Playing The Game il 26-27) e Torino (allo Share Festival dal 30 ottobre al 9 novembre); ma chi dovesse mancare agli appuntamenti italiani può comunque rifarsi scaricando liberamente il prototipo vincitore (per PC, Mac o Linux) dal sito di We Are Müesli http://cargocollective.com/wearemuesli.

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