E-commerce per la moda, i dati dell’osservatorio italist

“Siamo straordinariamente soddisfatti della risposta dei partner: italist sta accogliendo nel proprio network una nuova boutique ogni due ore. Ossigeno e nuove opportunità per un canale che sta vivendo, quando va bene, un calo di vendite del 20% anno su anno nel canale fisico. Questo mentre il fatturato generato dai siti italiani che vendono fashion online sta crescendo del 40% anno su anno ormai dal 2006 per un giro di affari, nel 2013, di oltre un miliardo di euro di cui solo il 50% verso l’estero. italist vuole essere per questo il sito di fashion delle boutique e degli artigiani italiani verso il mondo, un cuore italiano per un business internazionale”, così Raffaele Giovine, fondatore dell’acceleratore Noosalab e co-fondatore di italist, dichiara a Startupbusiness nel presentare l’osservatorio sulle vendite online di prodotti legati al fashion.

Su un universo di circa 50mila piccoli commercianti nel mondo fashion, italist ha sviluppato una ricerca su oltre settemila casi rappresentativi del made in Italy e dello stile italiano.

I dati europei e mondiali parlano chiaro: l’e-commerce è un fenomeno consolidato e in continua crescita e per l’Italia in tempo di crisi rappresenta un’importante opportunità di sviluppo che molte aziende non hanno ancora colto a pieno.

Dal campione interpellato da italist (gli oltre settemila sono equamente distribuiti tra Nord, Centro e Sud Italia) il 68% affronta con disponibilità, curiosità e interesse le opportunità offerte dal mondo e-commerce, mentre il 32% si dice non interessato e questo per varie ragioni: 73% non interessato all’online, 15% soddisfatto dei canali tradizionali, 8% attività in chiusura, 3% complessità dell’online.

Rispetto ai dati rilevati nella l’osservatorio registra una preoccupante crescita (+60%) delle attività in chiusura, oltre al calo (-33%) degli utenti soddisfatti dei canali tradizionali quindi in cerca di nuove strategie.

Sempre secondo i dati raccolti nell’osservatorio di italist: le difficoltà maggiori sono legate alla gestione customer care, gestione del magazzino, spedizioni, gestione dei pagamenti, fatturazione internazionale.

La costante riscontrata è la difficoltà nella gestione dei clienti, soprattutto nel dover affrontare l’utilizzo della lingua inglese. Entrando nel dettaglio e sempre confrontando i dati con la primavera 2013, la preoccupazione rispetto alla gestione del costumer care (servizio di cui italist si fa completamente carico) rimane elevata seppur in diminuzione. E, infine, se da una parte la fatturazione internazionale sembra un problema risolto, rimangono alte le difficoltà legate alle spedizioni di prodotti nel mondo.

L’Italia, tra le nazioni europee è quella con la maggior possibilità di crescita per quel che riguarda la propensione all’e-commerce da parte della popolazione, passando da un 32% di utilizzatori del 2010 a un 41,3% nel 2013 fino a una proiezione del 51% nel 2016. In altri Paesi la crescita è minore anche perché il dato iniziale ha un valore decisamente più alto. 

Distribuzione dei merchant in base geografica: i merchant più attivi provengono dalla Lombardia 21,5%, Lazio 15,6% e Puglia 13,3%. Il dato si giustifica con la presenza di Milano e Roma, città con alta densità di boutique, e Bari (terza nella classifica), nuova capitale del fashion.

Altro dato è il tasso di accettazione dei merchant per regione d’Italia, che mostra il Centro-Sud più interessato all’e-commerce, considerata un’opportunità contro la crisi rispetto al tradizionale negozio oltre a essere una possibile e reale novità da sperimentare.

Inoltre si registra un evidente margine di crescita nelle regioni: Abruzzo, Calabria, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, che mostrano curiosità e apertura all’e-commerce già durante i primi contatti.

L’osservatorio dimostra quindi che l’e-commerce è una possibile ricetta anti-crisi, un’opportunità di crescita in tutta Italia, anche e soprattutto per le piccole e medie imprese, oltre a essere un importante volano di promozione del made in Italy e dello stile italiano nel mondo.

(se sei membro di Startupbusiness puoi vedere i grafici completi dell’osservatorio italist qui)

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