LeWeb festeggia 10 anni di innovazione per ispirazione
 
 
E’ stata un’edizione speciale quella di LeWeb quest’anno. Nato nel 2004 con il nome di LesBlogs, LeWeb si è rapidamente conquistato una fetta di mercato e soprattutto un’autorevolezza forse ineguagliate in Europa. E’ un pezzo di Silicon Valley in Europa in cui si ha accesso alle menti più illuminate dell’imprenditoria tecnologica e non. Basti pensare agli ospiti che hanno calcato il palco durante la mattinata di esordio della 3 giorni: Guy Kawasaki; Phil Libin, CEO Evernote; Travis Kalanick, CEO Uber; Ferran Adrià, lo chef tra i più innovativi del mondo. 
La giornata iniziale di LeWeb ha visto anche per la decima edizione il format di LeWeb, guidato dai padroni di casa Loïc e Geraldine Lemeur: protagonisti del mondo tech e leader di altre discipline, settori e industrie in grado di ispirare la platea. 
Il tema di quest’anno è stato la prossima decade: come si evolverà il mondo nei prossimi 10 anni. Un tema molto ambizioso che, a seconda dell’ospite, ha ricevuto risposte diverse. Dall’attenzione e dalla pervasività dei wearable, quest’anno decisamente di gran moda, all’Internet of Things, alle tendenze del Big Data, al ruolo della Cina
 
I momenti migliori sono stati quelli con Guy Kawasaki: nel suo CV Apple, Sequoia, Motorola, sempre all’insegna della tecnologia e delle imprese in grado di fargli muovere un interesse che sfocia nell’investimento, la passione e l’uso compulsivo. E’ affabile e disponibile Kawasaki, sempre pronto ad ascoltare e dare buoni consigli da buon pater familias in un linguaggio molto semplice e diretto. A un ragazzo consigliato dal proprio investitore di trasferirsi dove si trova il fondo di investimento, ha detto di cercarsi un altro investitore, non è amore se vengono poste delle condizioni di questo tipo, piuttosto è meglio aprirsi una società in Delaware con l’headquarter sulla West Coast lasciando i programmatori a Parigi. 
Kawasaki ha molto parlato di prototipi da costruire, è per lui il modo migliore per diventare imprenditori: qualcosa di cui essere assidui utilizzatori in primis e di cui innamorarsi, sperando di non essere il solo al mondo a volerlo usare. 
Interessante anche il suo punto di vista sui Social Media, che lui usa tramite Buffer, un prodotto di cui si è innamorato tanto da investirci. Il suo pensiero in merito è che se nessuno si è lamentato con te, significa che non li stai usando abbastanza
Un’altra nota di colore sulla sua presenza riguarda le sue lamentele su LeWeb: negli anni tra i punti deboli della conferenza (e di Parigi in generale), c’erano stati trasporti, wifi e, addirittura, riscaldamento. Quest’anno ha riguardato la taglia degli asciugamani, segno che, nonostante il cambio della proprietà e una minoregrandeur che in passato, le cose hanno funzionato. 
Altro protagonista è stato il CEO di Uber, Travis Kalanick: ha parlato dei problemi che Uber sta avendo. Alla domanda diretta di Loïc Lemeur sugli onorari degli avvocati ha risposto con un secco no comment ma si è aperto dicendo che in ogni paese hanno contratti con studi legali locali, facendo capire che il milione al mese in spese legali ipotizzato da Lemeur fossero quasi nulla rispetto alla realtà. 
A chi ipotizza in Italia che i problemi di Uber siano figli dell’arretratezza e della scarsa propensione all’innovazione del nostro Paese (sic!), basti pensare che Kalanick ha tracciato una panoramica dalla Francia – secondo la recente legge, bisogna aspettare almeno 15 minuti per saltare in carrozza – alla Corea, dove solo gli stranieri, con qualche eccezione, possono usare l’app. Stiamo parlando della Corea del Sud, ovviamente. 
In ogni caso, attendiamoci da Uber qualche bella innovazione: Kalanick ha fatto capire come la piattaforma sia scalabile e integrabile sotto molte forme: si possono fare molte cose nei 5 minuti dell’attesa. Non è improbabile che Uber, forse la compagnia data-driven per eccellenza – possa diventare molto ma molto di più. 
 
Altro momento a valore aggiunto è stato l’intervento di Bradley Horowitz, VP di Google, che si è concentrato su Google Plus: incalzato dalle domande sul fallimento della piattaforma, ha avuto buon gioco a replicare che il prodotto è nato solo due anni anni fa. In effetti la strategia è quello di renderlo onnipresente nell’ecosistema Google – vedi commenti su YouTube ma anche le nuove possibilità di ADS come ha fatto Toyota – e quindi, sempre nel beneficio concesso dai 10 anni tema della conferenza, avrà un ruolo rilevante. 
 
E gli italiani? A parte la ormai solita presenza del convitato di pietra dell’innovazione, Massimo Banzi di Arduino, erano pochi, molto pochi. LeWeb ci aveva abituato a una discreta presenza sui plachi e tra i partecipanti. Nel 2013 solo Elena Cortesi di Ford Europa ha ben parlato del brand che rappresenta, specificando che riceve un report settimanale sui trend in generale, non tanto relativi al settore dell’automobile ma su tutti gli argomenti in modo da far inserire parte del suo staff europeo di 50 persone nelle conversazioni rilevanti ed emergenti.
Dopo le edizioni degli anni scorsi con Beintoo, vincitore nel 2011, e quelle di Alleantia, Intoino e wiMan, che hanno fatto molto bene quest’anno, la Startup Competition di quest’anno non ha visto nessun team proveniente dallo stivale. In effetti, questa edizione non ha brillato per qualità dei selezionati con qualche rara eccezione: IntelClinic, che è risultata vincitrice del 2013, con la sua maschera per dormire ha studiato un metodo per dormire meno e meglio, liberando tempo per altre attività; SocialSafe, una piattaforma per gestire tutti i dati lasciati sui Social Media, ha un’usabilità e un’esperienza che rafforza il tema della privacy e del diritto all’oblìo, pur rischiando l’autoreferenzialità degli addetti ai lavori; Meludia, un metodo per l’apprendimento musicale, ha una facilità di interfaccia assai rare, anche se il tema del revenue model è da esplorare meglio. 
A margine della competition, molto interessante la passerella che è stata offerta ai vincitori dell’anno scorso: qualcuno ha svoltato, altri stanno per lanciare, qualcuno ha preso bei finanziamenti. Il messaggio arrivato in platea è che LeWeb è ottimo per le startup partecipanti, si veda anche Waze.  
Altri personaggi interessanti sono stati Brian SolisMarco Tempest con nuovi numeri di magia applicata alla tecnologia in grado di meravigliare i geek della platea, Tony Tjan di Cue Ball Capital con il suo modello di imprenditoria basato su cuore, ragione, fortuna e “guts“. 
 
Come ogni anno, la politica ha fatto tappa sul palco: dopo anni passati a sentire generici impegni, il passaggio di Fleur Pellerin, ministro con delega all’economia digitale, è stato una ventata di freschezza, capace con intelligenza e proprietà di linguaggio di cogliere i punti deboli del sistema attuale e dare una direzione alla Francia per i prossimi 10 anni: il suo obiettivo è farla diventare il centro per i Big Data e l’Internet of Thingsper attirare da tutto il mondo, da una parte, capitali stranieri e investitori, e dall’altra i talenti dell’innovazione grazie a una startup visa locale. L’unico punto di rammarico è che si tratta di una visione sempre largamente francese e non inserita in un’ottica europea. 
 
Infine, è intervenuto Fabrice Grinda: a fronte di tempi di crisi urlate sui media, ha posto il momento attuale in una prospettiva storica, spiegandoci perché in verità dovremmo considerarci nell’era dell’ottimismo, un messaggio per chiudere LeWeb e augurare alla conferenza altri 10 anni di innovazione e ispirazione. 
 
 

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