Editoria digitale: perchè il Salone del libro va a caccia di startup

Il prossimo 28 febbraio scade il termine ultimo della call internazionale dedicata al mondo delle startup operative nel settore dell’editoria digitale, promossa dal Salone Internazionale del Libro di Torino, Gl events-Lingotto Fiere e Associazione Luoghi di Relazione – organizzatrice del Digital Festival – con il sostegno di Regione Piemonte e in collaborazione con Talent Garden.

Lo scopo della call è quello di individuare 10 progetti innovativi che verranno ospitati a maggio a Torino in un’area altamente interattiva dedicata ad accogliere tutto ciò che giovani ed emergenti imprese hanno da proporre in termini di produzione, distribuzione e fruizione di contenuti editoriali.

Mentre si attendono le ultime candidature, è stato già reso noto che la risposta è stata forte a livello internazionale e diverse candidature sono arrivate persino da Canada e Egitto.

Il rapporto tra mondo dell’editoria e mondo digitale è sempre stato abbastanza complicato e l’apertura di una manifestazione come il Salone del libro di Torino al mondo delle startup, portatrici di innovazioni importanti nel settore, non può he essere vista con grande favore.

Startupbusiness (Media Partner della Call) ha fatto una breve chiaccherata con Stefano Saladino, Presidente dell’Associazione Luoghi di Relazione, e ispiratore dell’iniziativa.

Com’è nata l’idea di questa call e quali sono gli obiettivi?

Dopo la positiva esperienza dell’anno scorso di contaminazione di contenuti fra il Digital Festival ed il Salone Internazionale del Libro, con la realizzazione di una serie di workshop nell’area Book to the Future dedicati all’innovazione digitale per il settore, ci siamo interrogati quale poteva essere la naturale evoluzione della collaborazione e quale poteva essere il contributo che si poteva dare per far crescere il settore in Italia.

Nasce così l’idea di realizzare all’interno dell’area Book to the Future, iniziativa nata da alcuni anni con l’obiettivo di rappresentare le evoluzioni tecnologiche del settore, un punto di contaminazione fra gli editori, l’utente finale e l’innovazione rappresentata dalle startup, favorendone la partecipazione con una serie di servizi gratuiti che consentano a queste ultime di avere un momento di confronto con il mercato e di sviluppare rapporti commerciali così da accelerare il processo di crescita e adozione.

La call ha l’obiettivo di attirare e selezionare le migliori startup a livello internazionale e realizzare un’Area Start up di 150mq, che trasformerà il Salone Internazionale del Libro in luogo privilegiato per scoprire quali saranno gli strumenti del futuro di editori, creativi e autori e le relative opportunità di business.

 

Rispetto al panorama internazionale, l’editoria italiana è poco digitalizzata? Perchè?

Il settore dell’editoria non è diverso da tanti altri settori in Italia, dove esistono realtà molto evolute ed altre che fanno fatica a fare il passaggio.

Ritardi strutturali atavici, frazionamento del mercato con tante piccole realtà, mancanza di supporto economico all’innovazione, scarsa cultura digitale, sono solo alcuni dei problemi che hanno frenato un’adozione generalizzata e consapevole delle tecnologie digitali.

Oggi non si tratta più di fare innovazione, ma di dare risposte ad un utente sempre più preparato e con aspettative diverse, che vanno soddisfatte se non si vuole essere tagliati fuori dal mercato.

Quale sforzo richiede (o ha richiesto) il passaggio all’era digitale per l’editoria? è più uno sforzo culturale o industriale?

I processi dell’editoria sono già digitalizzati, la genesi di qualsiasi prodotto editoriale passa attraverso necessariamente l’uso di tecnologia digitale. Ma il digitale non è solo uno strumento per accelerare o migliorare il processo produttivo, è soprattutto un nuovo metodo di interazione con i contenuti.

Per cui entra a gamba tesa sul prodotto e sui metodi di fruizione. A questo va aggiunto uno strato di creatività che parta dalle potenzialità che oggi la tecnologia ci mette a disposizione, metta al centro l’utente, cioè il fruitore del prodotto finito, e faccia vivere un’esperienza multisensoriale.

Uno storytelling immersivo aumentato, che non si basa più solo sulla parola scritta ma avvolga, coinvolga il fruitore in una nuova dimensione.

Lo sforzo maggiore per gli editori oggi è quello di creare un marketing interno che non si preoccupi solamente di utilizzare la tecnologia come strumento per la comunicazione, utilizzo dei canali social per esempio, ma che sia in grado di dare valore al prodotto fin dalla sua genesi capendo le esigenze del consumatore ed aiutando nella costruzione del prodotto editoriale.

Tutta la filiera deve essere coinvolta in questo processo, compreso l’autore che deve pensare a coinvolgere il suo lettore in modo diverso.

Stiamo parlando in prima istanza di un fattore culturale; l’aumento della consapevolezza e della creatività nella costruzione del prodotto è l’asset di partenza su cui poi costruire e trovare le soluzione digitali più idonee ad industrializzare il prodotto.

Ed è proprio per stimolare la creatività che è importante far incontrare le startup, simbolo di un approccio creativo al settore in cui operano, con gli editori, così da stimolare il cambiamento e cambiare visione/approccio.

Per le startup interessate a partecipare, la call è ancora aperta per pochi giorni, fatevi avanti!

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