Genenta Science, scaleup italiana quotata al Nasdaq che opera nell’ambito dell’immuno-oncologia tramite la produzione di terapie cellulari, rende noto di aver rafforzato la sua partnership con AGC Biologics, organizzazione globale di sviluppo e produzione a contratto (CDMO). L’evoluzione dell’accordo introduce un’esclusiva suite GMP presso il Centro di Eccellenza Cellule e Geni di AGC Biologics a Milano, dedicata alla produzione di prodotti per terapie cellulari di Genenta, garantendo la conformità agli standard cGMP. Questa mossa strategica potenzia le capacità produttive di Genenta, migliorando potenzialmente l’efficienza e l’affidabilità dei suoi processi produttivi.
Lo studio di fase 1/2a sul tumore metastatico a cellule renali (mRCC), recentemente approvato, è iniziato nel quarto trimestre del 2024 e Genenta prevede di trattare sei pazienti entro la prima metà del 2025, mentre continua a progredire lo studio sul glioblastoma multiforme (GBM). In totale, Genenta prevede di produrre 27 prodotti farmacologici autologhi nel 2025.
“La nostra partnership rafforzata con AGC Biologics rappresenta il nostro impegno costante nei confronti dei pazienti che partecipano ai nostri studi sul GBM e sull’mRCC – dichiara in una nota Pierluigi Paracchi, CEO e co-fondatore di Genenta (nella foto) – Questa maggiore capacità ci permette di trattare un numero maggiore di pazienti e di convalidare ulteriormente il nostro approccio terapeutico, avvicinandoci alla nostra visione di trasformare il trattamento del cancro attraverso le terapie cellulari”.
Luigi Naldini, co-fondatore di Genenta, aggiunge: “I nostri recenti studi preclinici e clinici sottolineano il potenziale unico di Temferon di riprogrammare il microambiente tumorale, inibendo la soppressione immunitaria indotta dalle cellule mieloidi e favorendo le risposte delle cellule T. Questo approccio non solo aumenta il potenziale di trattamento del tumore, ma anche la sua capacità di ridurre il numero di cellule tumorali e accresce la potenziale efficacia di Temferon come monoterapia, suggerendo anche promettenti sinergie se combinato con varie strategie immunoterapiche, tra cui gli inibitori del checkpoint immunitario e le terapie con cellule CAR-T. Questi risultati forniscono una solida base per l’avanzamento delle strategie terapeutiche rivolte ai tumori solidi e ci avvicinano all’apertura di nuovi trattamenti antitumorali”.
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