7 motivi per cui gli investitori non ti finanzieranno

Se stai cercando investimenti per la startup, ti sarai certamente chiesto quali siano i fattori che giocano a tuo sfavore nella conquista degli investitori. Abbiamo già affrontato il tema della valutazione della startup e come eventualmente fare per migliorare tale valutazione valorizzando alcuni punti di forza della società. Esistono poi dei fattori che, pur non avendo niente a che fare con la validità del tuo progetto, influenzano parecchio le considerazioni che gli investitori fanno nella scelta dei propri deal: considera sempre che sia il mondo angel che i VC veri e propri devono costruire un portfolio di società partecipate e diversificare il rischio. AlleyWatch, punto di riferimento dell’ecosistema startup newyorkese, ha stilato una lista di 7 scenari che potrebbero determinare un investitore a ritenerti non finanziabile, e da cui abbiamo tratto ispirazione.  

  1. Tutti i co-founder sono imprenditori di primo pelo: sarebbe bene avere tra di essi almeno una persona di una certa esperienza nello startup d’impresa e in quello specifico settore industriale. Questo elemento è diversamente considerato in base al business, certamente l’inesperienza è molto più grave in una startup biotech piuttosto che in una che fa App.
  2. La startup opera in un settore che ha un alto tasso di fallimento delle imprese. In ambito digitale e internet, gli investitori sono diffidenti nei confronti di nuovi motori di ricerca, cloni di siti di social-media esistenti. In ambito internet bisogna differenziare molto il proprio prodotto.
  3. I prodotti che richiedono adeguamenti normativi o approvazioni. Le cose come le driverless car e nuovi farmaci sono molto più di una sfida tecnologica. Essi richiedono ingenti investimenti poichè hanno davanti a sé una lunga strada fatta di test, sperimentazioni, approvazioni burocratiche che sono sempre un terno al lotto. Sono investimenti adatti a investitori con ampi capitali e focalizzazione sul settore.
  4.  Tempistiche lunghe per accelerare e scalare. Il tema è molto simile a quello precedente: i tempi lunghi per arrivare dalla fase di ideazione a quella commerciale significano che la startup necessita di ingenti capitali; lo stesso dicasi se si tratta dell’accelerazione della startup.
  5. Mercato di nicchia o con basse prospettive di crescita. Gli investitori in genere sono alla ricerca di grandi opportunità d’investimento, che abbiano la promessa di ritorni favolosi. Quindi la startup deve guardare a un mercato che abbia un’ampiezza tale da garantire (almeno potenzialmente) questi ritorni. (Per fare ricerche di mercato dai un’occhiata a questa lista di siti).
  6. Business al limite della legge o lesivi dell’immagine. Gli investitori, sopratutto quelli istituzionali, hanno un’immagine da difendere, cui tendenzialmente corrisponde un’etica dell’investimento. Difficile trovare investitori che mettano i loro soldi in una startup che opera ai confini della legalità o che possano in qualche modo contrastare con i loro principi e immagine. Si pensi per esempio all’esplodere in US del cosiddetto “cannabusiness”, ne abbiamo parlato qui,  che pur in un contesto venture capital molto più disinvolto di quello italiano, sta determinando la nascita di vc specializzati, poichè per quelli che hanno già un nome, buttarsi nel settore (che è dentro i confini della legalità) getta ombre sulla loro immagine.
  7. La startup ha sede in un  Paese estero. Un caso che le startup basate in Italia incontrano spesso quando cercano di intercettare VC internazionali. L’investitore preferisce mettere i suoi soldi in una società a lui vicina culturalmente, geograficamente (questo vale moltissimo per i business angel) e che ha a che fare con un ambiente legislativo e fiscale che conosce bene o in cui vi siano per lui degli evidenti vantaggi.

Tutto ciò non deve essere inteso come ostacolo insormontabile: va da sé che se un investitore intravede in una startup un potenziale enorme, nessun ostacolo gli farà paura.

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