4 aspetti fondamentali dell’essere imprenditore

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Quando si inizia a fare impresa spesso si ha un’idea quasi romanzata del cosa significhi essere imprenditore, spesso si immagina un punto di atterraggio, un successo che ci aspetta alla fine. Spesso si parte sull’onda dell’entusiasmo, di un’idea, di un’intuizione e da lì si procede come trainati da qualcosa di più grande. Passione o ambizione o più spesso un mix delle due. La maggior delle volte si ha in mente un modello, qualcuno al quale ispirarsi o da emulare, piace l’idea di poter dire “sono un founder”, “ho una mia azienda” perché questo significa essere persone ambiziose, che hanno un sogno e che vogliono realizzare qualcosa nella vita e forse cambiare il mondo. Quando si inizia quasi mai si ha piena consapevolezza di cosa significhi realmente fare impresa, soprattutto a livello profondo, perché “fare impresa in fondo è un atto razionale di incoscienza”. Tre aspetti in particolare sono quelli che permettono di fare quello switch mentale ed emotivo necessario a ricoprire meglio il ruolo di founder e che fanno la differenza in molti imprenditori.

Fare impresa è un gioco infinito, più simile a una maratona che ai 100mt

Raggiungere gli obiettivi e i risultati è il mantra di ogni imprenditore. Tutti ossessionati dai budget, dai traguardi di crescita, dalla exit o qualsiasi altro punto di arrivo. Ogni volta che si raggiunge uno di questi obiettivi ci si sente soddisfatti e felici (a tratti anche un imprenditore di successo) ma non appena si arriva, subito ci si rende conto che si vuole (o si deve) rimettersi in gioco per strappare il successivo traguardo. Nessun fischio di fine gara, spesso nessuna pausa appunto perché fare impresa è un gioco infinito, un gioco cioè nel quale il vero obiettivo è continuare a restare nel gioco. Ogni obiettivo o traguardo che ci si prefigge quindi non è mai un vero punto di arrivo, neanche una exit lo è, perché in fondo è “il fine gara” del founder,  ma non dell’azienda. Le aziende sono organismi viventi che devono essere pensate, disegnate e condotte come parte appunto del gioco infinito: eterne, resilienti, capaci di rinnovarsi e di crescere. Culturalmente siamo ossessionati dagli obiettivi di breve (nel mindset da gioco infinito anche 5 anni sono un obiettivo di breve in fondo) e questo può portare a perdere il reale senso del fare impresa: dare un contributo a un sistema e creare valore per quel sistema. Si può arrivare addirittura a perdere quella che è la visione più ampia, strategica e di lungo periodo dell’azienda che rischia così di avere come unico orizzonte decisionale il presto, qui e ora.

Non è solo la strategia che conta quanto piuttosto la vision imprenditoriale

Il fare impresa in fondo è il più grande viaggio di sviluppo personale che si possa intraprendere. Ma viaggio verso dove? Ecco il punto. Gli imprenditori di successo hanno chiarissimo questo aspetto: la direzione verso la quale portare la propria azienda (che appunto non è un obiettivo da raggiungere che rappresenta invece una destinazione). Nel business consapevole, avere chiarezza della direzione o della Stella Polare, come spesso viene chiamata, è un presupposto essenziale per dare all’azienda il giusto frame mentale ed emotivo per giocare nel gioco infinito del fare impresa. Comprendere quale contributo si vuole portare nel mondo (che è oltre la propria ambizione egoistica) rappresenta anche la condizione per poter creare un sistema intorno a quella Visione; un sistema, fatto di investitori, fornitori, clienti e collaboratori, che quindi scelgono di supportare e fare fatica proprio per quella visione. Si possono avere persone che fanno fatica per te o avere persone che scelgono di fare fatica con te; la differenza la fanno la tua passione e visione. Questa consapevolezza è quella che ha permesso a tanti founders di creare un sistema sano e solido intorno alla propria azienda. Scambiare tempo/servizi/prodotti per denaro non è un modo sano per creare un team o un eco-sistema per la propria azienda.

Mettere al primo posto la tua salute mentale e fisica è la chiave per un successo imprenditoriale che continua nel tempo

Prendersi cura della propria salute è il miglior investimento per la performance della propria azienda. Se fare impresa è più simile a una maratona: scattare, correre a perdifiato lo si può fare nei cento metri ma poi il fiato finisce e si rischia di non arrivare al traguardo né come individuo, né tanto meno come azienda. I casi di burn-out tra gli startupper sono numerosissimi e in continua crescita a causa del contesto sempre più complesso che le aziende si trovano a gestire e per questa corsa sfrenata verso singoli obiettivi di breve periodo, ma il burn-out degli startupper non né qualcosa di inevitabile, né tanto meno un tratto ammaliante della figura del founder. Tutti gli imprenditori di successo si prendono grandissima cura del loro stato pisco-emotivo e del loro corpo, tutti i luoghi comuni sul massacrarsi sono vecchia scuola. Nei sistemi economici più moderni ed evoluti, sviluppare e diffondere una cultura del benessere psico-emotivo ha dimostrato di avere effetti straordinari sulla performance, sulla retention e sulla capacità decisionale e di visione strategica dell’azienda. Quando il founder non si permette per primo di prendersi cura di sé è veramente difficile che l’azienda possa dotarsi di una cultura profondamente orientata a questo.

Quello che il founder crede definisce gran parte del successo aziendale

I propri valori, le proprie convinzioni, la propria mentalità, le proprie azioni hanno un impatto enorme sulla cultura dell’ azienda e su quello che l’azienda stessa è in grado di compiere. Ogni azienda è in un certo senso letteralmente a misura dell’imprenditore che le guida in termini di organizzazione, di velocità, di crescita, di capacità di mettersi in discussione e di innovarsi. Essere un imprenditore di successo quindi passa anche dallo scoprire chi si è, (non chi si vorrebbe essere o chi gli altri vogliono che tua sia) e dall’avere consapevolezza di quali valori e convinzioni si diffondono in azienda. La fattibilità di intraprendere operazioni straordinarie, la propensione al rischio, accogliere la diversità, riuscire a gestire il confronto sono alcuni esempi di aree nelle quali le convinzioni del founder permeano la cultura aziendale e, in un certo senso, definiscono il perimetro nel quale l’ azienda si muove. Troppo spesso gli imprenditori guardano a quello che non hanno fatto, a quello che il team non raggiunge, a come dovrebbe essere, ma molto raramente si domandano che ruolo loro hanno in questo. La consapevolezza del leader e l’investigazione di alcune sue dinamiche interiori sono realmente il primo passo per un cambiamento dell’organizzazione e lo sviluppo di una cultura orientata all’innovazione e alla creatività.  

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