360by360 Competition, oltre 400 le imprese innovative in gara. Cesare Maifredi: l’Italia può diventare buon posto per fare startup

 

Si è chiusa il 15 ottobre scorso la call per raccogliere candidature per la 360by360 Competition,  prima
 edizione
 della
 competition
 per
 startup
 promossa
 da
 360
 Capital
 Partners. Sono 415 le application inviate, tra di esse parte ora la selezione delle 22 finaliste che si 
sfideranno 
a 
colpi
 di 
pitch all’evento finale che si terrà il 3 dicembre prossimo presso Villa 
Contessa 
Rosa
 a
 Serralunga 
d’Alba,
 nel 
cuore
 della
 Langa 
del
 Barolo. (Se vi state chiedendo perchè proprio là, sappiate che la suggestiva e bellissima location è powered by Eataly Net, società che 360 Capital Partners annovera in portfolio).

 

C’è ancora da aspettare per conosere i nomi delle startup che raggiungeranno la finale e in particolare quello della vincitrice del premio da 360 mila dollari messo in palio, ma è già emerso che tra le candidature perventute parte del leone la fa il settore Digitale con il 78%,  seguito dall’ Industrial&Cleantech (14%) e dal Medical Device (8%).

Oltre 
metà 
delle
 candidate
 sono 

 costituite
 come
 imprese
 e
 hanno

 ricevuto
 un
 finanziamento
 iniziale
 attraverso
 grant,
 angel
 investor, 
capitale 
proprio
 o in alcuni casi, fondi 
d’investimento.



 
 
 
Selezionare le 22 finaliste sarà un compito piuttosto impegnativo che 360 ha scelto di condividere con un gruppo di partner, che avranno l’onere di individuare 18 startup, mentre le rimanenti 4 saranno scelte direttamente dall’organizzazione.

“I criteri principali su cui ci baseremo sono le competenze del team, il grado di innovazione, la difendibilità dell’idea e il livello di sviluppo del progetto ‐ precisa Cesare Maifredi, General Partner di 360 Capital Partners ‐ fin da subito inizieremo ad approfondire la conoscenza delle startup che riteniamo più interessanti. Poi in finale sarà una giuria di esperti di settore che stiamo definendo in questi giorni a stabilire il vincitore.”
 
Abbiamo posto a Cesare Maifredi qualche ulteriore domanda. 

 
Sulla base di tutte le proposte che vi sono giunte per la competition, c’è qualche elemento che ti ha colpito? Che idea ti sei fatto dello “startupper” italiano?
Non voglio entrate nel merito dei singoli progetti, sui quali stiamo attualmente lavorando per selezionare i pochi che avranno la chance di partecipare all’evento finale e contendersi il premio. Più in generale, sono stato sorpreso positivamente dal gran numero di progetti ricevuti, ben 415: il lavoro di selezione non sarà semplice. Inoltre credo che, sebbene ci sia ancora molto spazio di miglioramento, la qualità e la consapevolezza degli startuppers italiani stia progressivamente aumentando. In questo senso credo che per i nostri startuppers sia importante capire ciò che avviene anche al di fuori del nostro Paese e cogliere gli influssi che vengono dall’esterno. Tuttavia ritengo che l’Italia possa diventare un buon posto per “fare startup” e spero che questa competition possa essere una valido contributo a questo fine.
 
Prima di questa competition, 360 Capital Partners si occupava di seed investment?  Perchè avete fatto questa scelta e quali aspettative nutrite?
Abbiamo già fatto seed investment in modo molto selettivo. 360 Capital Partners è un fondo di venture capital e quindi per sua natura si rivolge ad aziende che tipicamente sono uscite dalla fase seed e necessitano di capitali per crescere sulla base di un prodotto o servizio già in gran parte definito. Tuttavia in passato abbiamo fatto investimenti seed con lo spirito di contribuire a colmare la mancanza di risorse che caratterizza il settore e di sostenere progetti che ci sembravano particolarmente meritevoli e sui quali ipotizzavamo di poter poi reinvestire più massicciamente una volta consolidatisi. L’obiettivo di questa competition è triplice: selezionare una startup che a nostro giudizio abbia il potenziale di diventare una vera azienda di dimensioni importanti; coinvolgere tutto l’ecosistema italiano delle startup e degli investitori per contribuire a colmare un certo gap comunicativo; e, ovviamente, diffondere maggiormente il nome di 360 Capital Partners soprattutto tra i futuri giovani imprenditori!

 

Entrando nel merito dell’ecosistema, cosa manca all’ecosistema italiano dell’innovazione e cosa manca secondo te ai vc italiani per avere una marcia in più?
In due sole parole: la comunicazione cui accennavo prima e le risorse. Comunicazione tra i vari attori della catena che parte dai poli di ricerca universitaria e passando per angel investors, seed investors e venture capitalists arriva fino alle grandi aziende che dovrebbero poi acquisire le startups una volta arrivate al successo. Il sistema italiano tende a lavorare a compartimenti stagni e di conseguenza i poli universitari spesso non hanno chiaro cosa vogliono gli investitori che a loro volta altrettanto spesso non sanno cosa vogliono coloro che dovrebbero rappresentare un canale di exit per gli investimenti stessi. Ciò genera, di conseguenza, una perdita di efficacia del sistema complessivo in cui le già poche risorse non vengono allocate in modo ottimale tra le idee e i progetti a maggior potenziale. Questo fenomeno poi è aggravato dalla cronica mancanza di risorse che  afferiscono al settore dell’innovazione, deficit evidente se si paragona, ad esempio,  il nostro paese a quelli a noi vicini quali Francia e Germania o, più ancora agli USA: nel 2012 le spese per R&D in Francia sono state il 2,25% del PIL, in Germania il 2,82%, negli USA il 2,90% mentre qui in Italia un modesto 1,26%.

Quali sono i settori innovativi in cui l’Italia può dare di più e in cui magari anche gli investimenti VC dovrebbero concentrarsi?
Noi operiamo quasi esclusivamente in tre settori: digital, medical devices e industrial. Questi sono a mio parere i settori che hanno contribuito alla crescita del Paese negli anni passati e dove il Paese ha sviluppato un know how distintivo utile per rilanciarsi nel futuro. Chiaramente digital è una definizione molto generica, noi prediligiamo progetti nell’ambito delle eccellenze italiane (moda, lusso, cibo, turismo) o progetti in ambiti dove il mercato italiano sia sufficientemente grande e al contempo abbia delle specificità da limitare la competizione di potenziali competitor esteri.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Iscriviti alla newsletter