Tra moda e digital il rapporto è sempre stato ambivalente di amore e odio: l'e-commerce che toglie guadagni al settore retail ma anche i Social Media che aiutano a creare l'atmosfera intorno alle marche, store online che vendono le stagioni precedenti creando valore per le case di moda sui pezzi invenduti, la guerra di prezzi sulle nuove collezioni che nei negozi subiscono per forza di cose ricarichi a volte ritenuti eccessivi. Insomma, si tratta di mondi apparentemente inconciliabili che hanno trovato tuttavia un terreno comune di confronto all'edizione milanese di Decoded Fashion.
Nell'arco della giornata si sono alternati numerosi interventi: in questo modo le differenze e i pregiudizi tra i due mondi si sono assottigliati grazie anche al lavoro di alcune persone che hanno fatto da ponte, portando le istanze di ognuno all'attenzione dell'altro.
Per il mondo digitale Katie Stanton di Twitter, Sarah Watson di Net-à-porter, Renzo Rosso di Diesel, Irene Boni di Yoox, per la moda Simone Marchetti di Repubblica, Tamu McPherson di OutThere/Grazia.it, Franca Sozzani di Vogue.
Proprio quest'ultima ha parlato del ruolo dei Social Network nel processo di democratizzazione e apertura della moda, non tanto per quanto riguarda la possibilità di affrontarne i prezzi ma per le capacità che il Web ha di far conoscere stili più popolari e designer emergenti.
In generale, il leit-motiv è quello di progressivo avvicinamento tra i diversi ambiti: proprio per questo Decoded Fashion è stato il palcoscenico ideale per annunciare un nuovo programma di accelerazione per startup che vogliano lavorare nel settore della moda: FT accelerator ha delle potenzialità enormi con un team che unisce ben 3 settori: finanza, moda, tecnologia (con il buon D'Ottavi).
Forse in questo programma entreranno proprio le startup del Fashion Pitch, la competition legata a Decoded Fashion, per la cronaca vinta da Viewsy e con una menzione speciale per Xyze.
La prima ha creato una potente tecnologia per il monitoraggio e l'analisi dei movimenti e dei comportamenti dei clienti all'interno di un negozio.
Solo in Italia come aziende simili ci sono Styloola (con il suo real-time crm anche a Milano) e GipsTech, recente vincitrice del Techcrunch di Roma. In Finlandia, con ex di Nokia e qualche italiano, si sono inventati Quuppa.
L'altra vincitrice, Xyze, è incubata da H-Farm e ha messo a punto una tecnologia per connettere le misure del proprio corpo con i capi d'abbigliamento da acquistare online.
Questa misurazione – che permette un abbattimento del return policy sugli acquisti online – è invece proposta da almeno altre 5 startup: sembra il santo Graal del settore Fashion online ma nessuno riesce a risolvere il problema più importante della portabilità degli abiti, quello del cosiddetto fit dei vestiti, di come cascano addosso a una persona.
Le altre startup degne di nota della gara sono state: MuseStyle, che ha un interessante modello di affiliazione e lead;Wowcracy, piattaforma di crowdsourcing per stilisti emergenti, nata nella fucina di talenti che è Nana Bianca; AliveShoes che, nonostante alcune perplessità, riesce a raccontare il modello di personalizzazione delle scarpe, il narcisismo nel processo di creazione e le ricadute sul territorio marchigiano in cui nasce.
A chiudere la giornata e a tirare le somme Federico Marchetti, Yoox. Non è avvezzo ai palchi ma è una di quelle persone le cui parole riescono a essere di valore, sia quando parla della propria creatura che di startup.
Il consiglio migliore che può dare ai giovani di oggi è quello di non focalizzarsi sul fare semplicemente denaro, bisogna seguire la passione e la voglia di costruire un'impresa, che già di per sé un'impresa. Lui che a 29 ha fondato una delle più belle realtà del made in Italyonline ne sa qualcosa.
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