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Clausole statutarie per le startup: prelazione, lock-up e trasferimento delle quote

Primo di una serie di quattro articoli che analizzano la questione delle clausole per ottimizzare lo statuto della startup e che dovrebbero essere sempre presenti

Pubblicato il 03 Lug 2024

Introduzione

Nelle startup, la definizione di clausole statutarie chiare e ben strutturate riveste un ruolo cruciale per garantire stabilità, controllo sulla compagine sociale e un’efficace governance. In questo articolo, esploreremo quattro tipologie di clausole essenziali: la prelazione, il lock-up, le clausole di co-vendita e trascinamento e il gradimento, analizzandone le caratteristiche, le finalità e l’impatto sulle dinamiche societarie.

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La prelazione: uno scudo per mantenere il controllo.

La clausola di prelazione rappresenta uno strumento fondamentale per consentire ai soci esistenti di mantenere il controllo sulla compagine sociale, limitando l’ingresso di soggetti terzi non graditi o non allineati con la visione e gli obiettivi della startup. In base a questa clausola, il socio che intende vendere la propria quota deve prima offrirla agli altri soci, alle stesse condizioni negoziate con il potenziale acquirente esterno. Solo nel caso in cui i soci rinuncino (espressamente o tacitamente) al diritto di prelazione, la vendita a terzi può procedere.

Questa clausola trova particolare rilevanza nelle startup, dove l’affiatamento e la condivisione di valori tra i soci sono elementi chiave per il successo. Mantenere il controllo sulla compagine sociale consente di preservare la coesione del team e di evitare l’ingresso di soci con visioni o approcci potenzialmente confliggenti.

Inoltre, la prelazione può rivelarsi uno strumento utile per gestire situazioni delicate, come l’uscita di un socio fondatore o l’ingresso di un nuovo investitore. In questi casi, la clausola garantisce che le quote siano preliminarmente offerte ai soci esistenti, consentendo loro di valutare l’opportunità di aumentare la propria partecipazione o di mantenere gli equilibri interni.

Lock-up: un ancoraggio per la stabilità nella fase critica

La clausola di lock-up, invece, mira a garantire stabilità nella composizione della compagine sociale durante periodi particolarmente delicati come può essere la fase successiva all’ingresso di soci investitori. Questa disposizione impone ai soci restrizioni sulla vendita o il trasferimento delle quote per un determinato periodo (il vesting period), salvo situazioni specificatamente individuate, come un evento di liquidità ovvero di realizzo dell’investimento. Tali clausole sono tipicamente riservate ai soci fondatori e al management team a cui spesso si affiancano anche piani di incentivazioni sotto forma di stock-option.

L’obiettivo è evitare che i soci operativi possano “abbandonare la nave” nei momenti di maggiore incertezza, mettendo a rischio la continuità aziendale. Il lock-up è particolarmente rilevante quando una start-up si trova in fase di crescita e ha bisogno della piena dedizione e dell’impegno dei soci per raggiungere i traguardi prefissati.

Il vesting period può variare in base alle esigenze specifiche della startup e agli accordi tra i soci. Periodi di lock-up comuni vanno dai 12 ai 36 mesi, ma possono essere più lunghi in caso di startup con cicli di sviluppo più estesi o in settori altamente competitivi.

La clausola di lock-up non impedisce del tutto il trasferimento delle quote, ma lo subordina al verificarsi di determinate condizioni o al decorso del periodo stabilito. Tale flessibilità consente di contemperare l’esigenza di stabilità con la possibilità per i soci di cogliere opportunità di disinvestimento in casi specifici.

Co-vendita e trascinamento: un delicato equilibrio tra maggioranza e minoranza

Le clausole di co-vendita (tag along) e trascinamento (drag along), spesso negoziate insieme, regolano il trasferimento delle quote a terzi, bilanciando gli interessi di maggioranza e minoranza. La co-vendita consente ai soci di minoranza di “agganciarsi” alla vendita della partecipazione di maggioranza, alle stesse condizioni. In altre parole, se il socio di maggioranza decide di vendere, i soci di minoranza hanno il diritto di vendere proporzionalmente al terzo acquirente le loro quote allo stesso prezzo implicito negoziato dal socio di maggioranza.

Il trascinamento, invece, permette al socio di maggioranza di imporre ai soci di minoranza la co-vendita, obbligandoli a vendere le proprie quote insieme alla partecipazione di maggioranza sempre allo stesso prezzo da lui negoziato. Questa clausola è spesso richiesta dagli investitori per facilitare un’eventuale exit, evitando che le minoranze possano ostacolare la vendita.

Sebbene contrapposte, queste clausole creano un equilibrio nelle dinamiche tra soci, tutelando sia gli interessi della maggioranza (che può perseguire opportunità di exit) sia quelli della minoranza (che può beneficiare delle stesse condizioni di vendita).

Nella prassi, l’attivazione della clausola di trascinamento è spesso subordinata al raggiungimento di determinate soglie di consenso tra i soci (ad esempio, il 75% del capitale sociale) o al verificarsi di specifiche circostanze (come un’offerta di acquisto ritenuta vantaggiosa). Questi accorgimenti evitano che la maggioranza possa agire in modo arbitrario, forzando la vendita in situazioni non favorevoli per la società nel suo complesso.

L’importanza strategica della clausola di gradimento

Infine, la clausola di gradimento permette di selezionare i nuovi soci, evitando l’ingresso di soci i cui valori non siano allineati a quelli della startup. Questa clausola prevede che l’ingresso di nuovi soci possa essere subordinato ad una delibera dell’organo amministrativo oppure dell’assemblea dei soci.

Il gradimento è uno strumento essenziale per preservare l’identità e la mission della startup, garantendo che i nuovi soci siano allineati con la visione imprenditoriale e possano contribuire positivamente alla crescita dell’azienda.

Nella definizione della clausola di gradimento, è importante trovare un equilibrio tra la tutela degli interessi della società e la flessibilità necessaria per consentire l’ingresso di nuovi soci strategici. Una clausola troppo restrittiva potrebbe scoraggiare potenziali investitori, mentre una troppo permissiva potrebbe minare la coesione della compagine sociale.

Per questo motivo, è consigliabile prevedere criteri oggettivi e trasparenti, evitando valutazioni discrezionali che potrebbero generare conflitti tra i soci. Inoltre, è opportuno stabilire termini procedurali chiari e rapidi, in modo da non ostacolare eccessivamente le operazioni di trasferimento delle quote.

Conclusione

In sintesi, prelazione, lock-up, co-vendita, trascinamento e gradimento rappresentano clausole statutarie di vitale importanza per le startup e più in generale per le società con compagini sociali eterogenee. Una loro attenta definizione, con il supporto di professionisti qualificati, consente di mantenere il controllo sulla compagine sociale, garantire stabilità nei momenti critici, bilanciare gli interessi di maggioranza e minoranza e selezionare accuratamente i nuovi entranti.

L’inserimento di queste clausole nello statuto sociale è una scelta strategica che può fare la differenza nel percorso di crescita di una startup, creando le fondamenta per una governance solida e un ambiente favorevole all’innovazione e al successo imprenditoriale.

Tuttavia, è fondamentale ricordare che ogni startup è unica e presenta esigenze specifiche e  le clausole statutarie devono essere calibrate sulle caratteristiche della singola realtà imprenditoriale, tenendo conto delle dinamiche tra i soci, degli obiettivi di crescita e delle prospettive di sviluppo.

In questo processo di personalizzazione, il confronto con professionisti qualificati è essenziale per trovare il giusto equilibrio tra tutela degli interessi dei soci e flessibilità necessaria per cogliere le opportunità di mercato.

Solo attraverso una governance ben strutturata e clausole statutarie adeguate, le startup possono affrontare con serenità le sfide dell’innovazione e trasformare le proprie idee in realtà imprenditoriali di successo. (Foto di Dimitri Karastelev su Unsplash)

Roberto Todisco, Matteo Tomaini, studio Trotter

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